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Piacenziamo |
I primi tepori primaverili finalmente arrivano a scaldare le nostre povere ossa, raffreddate e inumidite da un inverno che pareva non finire mai. La natura riparte, seppure in ritardo, con grande energia. I prati, fin’ora gialli e schiacciati, si rialzano verdi, vigorosi e brillanti come non mai. Le viole e le primule, decisamente fuori stagione vengono sommerse, quasi schiacciate da una moltitudine di colorata che ne offusca la timida bellezza.
Non ci siamo mai fermati, ma questo sole ristoratore, questo caldino gustoso e beneaugurante ci mette di buon umore e con tanta voglia di pedalare e di natura. Anche se l’aria mattutina è ancora fresca e frizzante, ci scrolliamo di dosso l’abbigliamento invernale per vestire materiale più leggero e consono alla stagione. La primavera rimette in moto gli ormoni, il sole agita l’istinto animale, e a noi mette voglia di andare per prati e boschi. Ma è piovuto fino all’altro ieri, il rischio di andare a trovare guai è molto molto alto. Paolo, il saggio, opterebbe per una rassicurante, anche se dura, lunga seduta per inghiaiate e strade bianche. Questa idea trova dura resistenza in noi, cinghiali dentro. Ci frulla per la testa di andare ad “esplorare” territori non conosciuti. Non vogliamo andare a “ravanare” nella jungla nera a colpi di machete. Vogliamo solamente andare a dare una occhiata alle coste del vicino piacentino, ai margini del parco del Piacenziano. Vorremmo andare a vedere qualche carraia tra Vigoleno, Bacedasco, Lugagnano e Vernasca. Sono le terre di Marco Aurelio Fontana, e, i ragazzi di Lugagnano hanno tracciato chilometri e chilometri di percorsi da mtb. “Loro li son tosti e vanno forte” dice chi scrive, intimidito forse dalla fama altrui, ma noi siam “quelli che …il sabato mattina” , ribatte, fiero, Luca. Ciodetto (piccolo chiodo in veneto) partiamo.
Non sappiamo quello che troveremo ma siamo fiduciosi. Decidiamo di tagliare ortogonalmente la valle dello Stirone e quella dell’Ongina, per ritrovarci velocemente in costa e seguirla fin sopra Lugagnano e Vernasca. Passando passando cercheremo di vedere cosa offre il territorio; chiederemo qua e la e via dicendo.
Brillanti e lesti risaliamo verso Scipione Castello, scendiamo dai Boselli e tagliamo verso Scipione Ponte per ampia carraia. Qui la prima sorpresa che mette di malumore Paolo: un albero caduto ci costringe a scendere dalla bici e, successivamente, a passare su un tratto zuppo d’acqua e fango. Pronti, via, la bici è già sporca da far schifo. Pazienza!
Per tranquilla stradina asfaltata andiamo su a Costa Lame e poi a Roncadello, per tuffarci veloci verso la strada che mena a Vernasca. Mentre Luca chiede informazioni sulla carraia da seguire, un nutrito gruppo di ciclisti da strada ci saluta e qualcuno ironizza chiamandoci “ciclisti del sabato”. Senza volerlo ci ha proprio azzeccato! Siamo proprio noi!
Ridendo sul gioco di parole imbocchiamo la strada per Micheloni e…subito ci sbagliamo. Torniamo sulle nostre pedalate e richiediamo info. Questa volta prendiamo la via giusta; abbandoniamo il duro bitume per aggredire un’ampia sterrata che ben presto si fa ripida e richiede molta energia. Saliamo determinati. Con fatica passiamo i Bazzaghi e saliamo fin su ai Granelli e guadagnamo la costa nei pressi di Bacedasco alto dove ci ritroviamo sull’asfalto. Percorriamo tranquilli una strada estremamente panoramica fra vigneti ben curati e belle ville. Dopo qualche chilometro un segnale CAI ci attira come omericha sirena. Ulisse non ci ha fornito di tappi di cera e cadiamo in tentazione. Controllo il sentiero sul navigatore. Prima di poter dire “bau”, Paolo e Luca sono già partiti all’attacco di una ripidissima salita su erba. Sotto lo sguardo stupito di alcuni ciclisti da bitume, anch’io mi avvio e seguo gli intraprendenti soci. Ai piedi del lungo strappo erboso, a fianco di una vigna, il terreno si fa fradicio e le gomme scivolano nel fango viscido e acquoso. Uno dopo l’altro siamo costretti a desistere e dobbiamo spingere. L’alta pendenza e il fondo bagnato e viscido diventa difficile anche spingere la mtb. Due passi avanti e uno indietro!
In alto la musica cambia e il terreno si fa migliore. Siamo di cresta e le nostre ruote corrono lungo una ampia sterrata che costeggia ripidi calanchi. Viene istintivo fermarsi e rallentare per ammirare queste sculture della natura. L’erosione dell’acqua ha creato vere meraviglie . Il percorso consta di continui saliscendi lungo la stupenda cresta verde di erba fresca e fiori primaverili. Il giallo e il verde si combinano in modo meraviglioso. Il terreno ora alterna momenti ideali a brevi tratti fangosi.
Incuranti delle difficoltà pedaliamo vigorosi e sempre più sporchi. Passiamo incolumi dalla costa dei Pollastrelli, e andiamo decentemente fino ai Marazzini.
Ora la quota di percorso tende ad abbassarsi e il terreno si fa sempre peggiore. Siamo sempre più sporchi e le bici ne risentono in modo notevole. Le catene si vanno riempiendo di fango e il cambio posteriore è un ammasso di terra. Anche questo contribuisce a farci faticare maggiormente.
Il terreno riprende a salire e il viscidume che si avvinghia alle ruote e alla meccanica ci mette in difficoltà. Nei pressi dei Legatti mi accorgo di avere la gomma posteriore che si va sgonfiando rapidamente. Approfittiamo di un cortile per fermarci e sostituire la camera d’aria forata. Con le mani sporche traffichiamo sulla mia bici fino alla completa riparazione. Ripartiamo. Poche pedalate e mi si inchioda la catena. Smonto rapido senza sforzare. Quello che vedo è da brividi: il cambio posteriore è “annodato” alla catena in un groppo veramente preoccupante. Con l’aiuto di Luca smanetto fino a sciogliere il groppo meccanico. Sembra tutto a posto, sembra… mi accorgo però che il cambio ha un angolo un po’ troppo aperto. Ha una piega veramente strana e non mi lascia tranquilla. Tirando e spingendo lo riposiziono in modo sommario. Provo a cambiare e sembra che funzioni. Speriamo bene! Aggiusto un po’ la cambiata lavorando sul tiro del filo del cambio. Sembtra che vada…e riprendiamo il cammino ( a casa mi accorgerò che è saltato in modo irreparabile un perno del cambio e dovrò sostituire il tutto…mannaggia!!) Con attenzione pedalo cercando di non forzare le cambiate. Strano…ma funziona tutto.
Giungiamo in breve a Vernasca, e alla fontanella della chiesa (un caro saluto a Don Giancarlo) mi fermo e lavo un po’ il cambio posteriore liberandolo dalla terra. E’ proprio storto…ma va…
Dopo la lavanda della bici riprendiamo la marcia. Saliamo verso la strada per Bore e poi decidiamo di rientrare per Cergallina (sporco per sporco…per 3,14…).
Dopo la strada bianca che ci porta fin su ai ripetitori inizia la discesa su sterrato. Abbasso la sella (che gran comodità il reggisella telescopico) e via. Si va che si vola lungo la carraia solcata da secche gole lasciate dai mezzi agricoli. Con la sella abbassata, si governa la bici che è un piacere. Con attenzione scendiamo fino ai Mazzaschi, ignoriamo con fatica il rinomato ristorante, e iniziamo la salita che mena su al poggio del Corno. Subito la via si fa pregna d’acqua e dobbiamo deviare nel prato per evitare altro terribile fango. Saliamo faticosamente zigzagando per diminuire le pendenze. Più in la rientriamo nella via tornata asciutta. Con sforzo notevole arriviamo sul groppo. Lo spettacolo ai nostri occhi è notevole. Un attimo di sosta e giù ancora fino a Groppo. Prima di arrivare al piccolo gruppo di case abbiamo il nostro da fare per evitare il liquido proveniente da un grande letamaio ai margini della carraia. Questo liquido ha decisamente invaso la carraia rendendo micidiale il suo attraversamento. Passiamo.
Siamo in dirittura d’arrivo. Aggiriamo il borgo fortificato di Vigoleno e percorriamo veloci le carraie in discesa che portano fino a Roncadello. Il fondo ottimo e la ampia conoscenza della via fa si che possiamo scendere veloci, gabbando anche un antipatico cane che ogni volta ci abbaia e rincorre. Ora decidiamo di rientrare percorrendo la strada delle Lame già pedalata all’inizio della gita. A Scipione ponte saliamo per strada fino alla Bellaria…e le scale davanti al cimitero vedono così concludersi la nostra gita….
Non tanti chilometri (50) per un migliaio di metri di dislivello…ma decisamente faticosi e travagliati…
Escursione estremamente interessante….che merita altro terreno e altra esibizione…
Ne terremo conto.
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Come arrivare al punto di partenza
Da Milano o da Bologna
Percorrere l'autostrada del Sole A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo la direzione Fidenza/Fontanellato/Salsomaggiore Terme.
Da Brescia o da Genova
Dall'autostrada A21, continuare sull'autostrada del SOle A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo le indicazioni prima per Fidenza e poi per Salsomaggiore Terme.
Da La Spezia
Percorrere l'autostrada della Cisa A15, uscire al casello Parma Ovest, seguire le indicazioni per Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Da Parma
Percorrere la "Via Emilia" SS 9 seguendo le indicazioni per Ponte Taro, Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Treno/Bus
In treno
Dalla stazione di Fidenza (distante 9,5 km circa dalla stazione di Salsomaggiore), servita dalla linea Milano - Bologna, prendere la linea per Salsomaggiore Terme.
Per consultare gli orari dei treni visitare il sito web delle Ferrovie dello Stato e il sito web delle Ferrovie Emilia Romagna.
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Commenti
VALENTINO TESTI
02.05.2017 13:50
sempre un piacere seguire i tuoi itinerari, molto bello,
la costa sopra i calanchi fra Bacedasco e Vernasca è uno spettacolo.
Ti segnalo che forse il dislivello indicato è un pò arrotondato per difetto di circa 400 metri,
ciao Valentino Testi
i nostri strumenti ci hanno reso, metro più o meno circa 1.400