Monselice-Terme Euganee-Ville e Castelli

Percorso realizzato su piste ciclabili e su strade secondarie a basso traffico veicolare.
Scopo dell’escursione è stato quello di ammirare le più belle ville e palazzi dei Colli Euganei, di seguito indicati ed individuati lungo il tracciato del percorso mediante waypoint.
Luogo di partenza è stato Marendole di Monselice, nei pressi del piazzale adiacente la Chiesa.
La prima villa dell’itinerario è stata la Villa Ca' Barbaro di Baone (foto 1) della quale non ho trovato in internet alcuna descrizione. Adiacente alla villa si trova il Lago Azzurro (foto 2) e dopo circa un km è possibile ammirare il Lago delle Rose. Proseguendo nel percorso ho ammirato:

Villa Barbarigo –Valsanbizio (foto 3)
Villa Barbarigo (anche nota come Barbarigo Pizzoni Ardemani) è una villa veneta costruita a Valsanzibio di Galzignano Terme nel Seicento, su commissione del nobile veneziano Francesco Zuane Barbarigo. Il parco della villa di Valsanzibio copre un'area di 15 ettari ed è un raro esempio di giardino simbolico seicentesco, che presenta un complesso sistema di fontane tutte funzionanti.
Il giardino contiene ben settanta statue con motti didascalici incisi sul basamento, eseguite da Enrico Merengo, tra cui si ricordano la personificazione del Tempo, Endimione, Argo, Tifeo e Polifemo. Il parco è percorso da sentieri conducono alle fontane (in tutto sedici, tra cui quelle dei Fiumi, di Eolo, dei Venti), al labirinto in bosso, a laghetti, peschiere, ruscelli e giochi d'acqua, alla galleria dei carpini e a piccole costruzioni. Vi sono circa 800 piante, tra cui diverse specie arboree piuttosto rare: in particolare, si contano 24 varietà di conifere, 16 di alberi a foglia perenne, 24 a foglia caduca e altri tipi di arbusti. Il giardino della villa è stato recentemente insignito del premio internazionale "Il più Bel Giardino d’Europa“.

Villa dei Draghi-Montegrotto Terme (foto 4)
La villa è posta sulla sommità di un poggio, da cui si gode una splendida vista verso il centro di Montegrotto Terme ed intravvedendo corsi d'acqua, sorgenti termali e aree agricole. Questa vista è resa possibile dall'assenza, finora, di edifici e schermi visivi. Dietro la villa, il monte prosegue la sua ascesa facendole da sfondo.
Il parco intorno è uno dei più estesi parchi collinari veneti, appartenenti ad un'unica proprietà. Il suo territorio boschivo si estende per ben 32 ettari comprendendo sia la Villa neogotica che gli annessi rustici recentemente ristrutturati dal Comune di Montegrotto Terme.

Villa Vescovi-Luvigliano (foto 5-6-7)
Villa dei Vescovi fu ideata ed edificata tra il 1535 e il 1542 per il Vescovo di Padova, Francesco Pisani, come grandiosa opera architettonica ispirata alla classicità e destinata ad accogliere letterati e artisti del colto circolo di intellettuali radunato dal vescovo stesso. Grazie anche importante ciclo di affreschi del fiammingo Lamberto Sustris, la Villa rappresenta una perfetta armonia tra architettura e paesaggio.
Villa dei Vescovi fu edificata su un terrapieno dei Colli Euganei tra il 1535 e il 1542 come casa di villeggiatura del vescovo di Padova, Francesco Pisani, che la trasformò in sede di un cenacolo intellettuale frequentato da importanti letterati e umanisti del tempo, i cui pensieri e scritti lasciarono una traccia importante nella cultura del nostro Paese. Il progetto fu affidato al pittore-architetto veronese Giovanni Maria Falconetto, mentre la direzione dei lavori spettò all’erudito veneziano Alvise Cornaro, responsabile all’epoca dell’amministrazione curiale. Gli interni e le logge furono arricchite dagli affreschi realizzati dal fiammingo Lambert Sustris, grande ammiratore della pittura di Raffaello a Roma. Successivamente, la Villa fu protagonista di ulteriori modifiche e migliorie apportate da artisti e architetti quali Giulio Romano, Vincenzo Scamozzi e Andrea da Valle. Rimasta di proprietà della curia padovana fino al 1962, la Villa venne acquistata dal milanese Vittorio Olcese e dall’allora consorte Giuliana Olcese de Cesare. Infine, fu donata al FAI – Fondo Ambiente Italiano nel 2005 per volontà di Maria Teresa Olcese Valoti, seconda moglie di Vittorio e dal figlio Pierpaolo Olcese come gesto d’amore verso il marito e padre. A distanza di cinque secoli, Villa dei Vescovi mantiene miracolosamente inalterato il suo ideale di vita originario che assegna alla natura e al paesaggio un valore morale in grado di educare lo spirito e ispirare la mente.

Castello del Catajo – Battaglia Terme (foto 8)
Pio Enea degli Obizzi, la cui famiglia originaria è della Borgogna in Francia, senza l’aiuto di architetti, decise di costruire un palazzo adeguato alla gloria della sua famiglia, a metà tra il castello militare ela villa principesca. Venne costruito i soli 3 anni fra il 1579 e il 1573 (tranne che per l’ala in alto, risalente al secolo XIX). Nel 1571 Gian Battista Zelotti (allievo di Paolo Veronese) ha affrescato i muri interni con le gesta della sua famiglia. La famiglia Obizzi si estinse nel 1803 con il marchese Tommaso, che lascio il castello agli eredi della casa d’Este, Arciduchi di Modena; sotto Francesco IV, per ospitare la cirte estense fu costruita l’ala visibile più in alto e detta “Castello Nuovo”, Alla morte di Francesco V, senza figli, il Catajo passò all’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando D’Asburgo. Fu opera di questi due ultimi proprietari che l’armeria ed il museo archeologico degli Obizzi, assieme a vastissime collezioni tra cui strumenti musicali e quadri, furono trasferiti rispettivamente nel castello di Konopischt ed a Vienna. Dopo la prima guerra mondiale il Catajo fu assegnato al governo italiano come riparazione dei danni di guerra ed esso poi lo vendette alla famiglia Dalla Francesca, attuale proprietaria, nel 1929.
Dal portale d’ingresso, trasformato in arco di trionfo dal marchese Tommaso (foto 9), si accede al “Cortile dei Giganti” (foto 10), che fu spesso utilizzato per rappresentazioni teatrali (molto amate dagli Obizzi) e tornei, anche di tipo acquatico, poiché la parte bassa poteva essere riempita d’acqua. Tra le altre fontane, di fronte al portale d’ingresso, si nota la fontana dell’Elefante fatta erigere da Pio Enea II nella seconda metà del secolo XVIII; essa mescola reminescenze mitologiche (Bacco) alle nuove conoscenze esotiche di quel secolo.
Da qui iniziano le scale sterne, costruite in modo che si potesse salire a cavallo; nella scala interna si può invece notare come la costruzione si arrampichi sulla viva roccia del colle. Arrivati al piano nobile del castello, entriamo nel grande salone affrescato, al fondo del quale spicca l’albero genealogico della famiglia Obizzi, Alle parrti sono dipinte varie battaglie, terrestri e navali, cui parteciparono membri della famiglia Obizzi. Sul soffitto sono rappresentate le tre forme di governo: la democrazia (Roma), l’aristocrazia (Venezia), la monarchia (la Religione Cattolica); attorno alla prima sono le cause della sua caduta (Avarizia e Discordia), mentre Venezia ha con sé la Prudenza, l’Occasione, la Concordia e la Pace ed infine attorno alla Monarchia stanno la Felicità e la Buona Fortuna, la Clemenza e l’Ardire. La visita prosegue negli altri saloni affrescati del piano nobile in cui continuano ad essere rappresentate le vicende e le gesta della famiglia Obizzi, ingentilite nei soffitti e nei sovrapporta, da varie allegorie.
Dal grande salone si può accedere alle terrazze, da cui si gode uno splendido panorama sui Colli Euganei, sui vari giardini di cui è ricco il complesso e sul Parco delle Delizie; in esso si notano la peschiera, la collezione di agrumi e numerose piante secolari di sequoia e magnolia, che sono le prime importate in Europa dall’America.
Il castello è aperto alle visite: domenica, martedi e festivi. Da aprile ad agosto: 15,00-19,00.
Marzo, settembre-novembre: 14,30-18,30

Villa Emo-Giardino
La villa venne edificata nel 1588 su progetto di Vincenzo Scamozzi per la famiglia dei Contarini lungo il canale Bisatto . Lo stile richiama le più belle architetture del Palladio soprattutto nell'imponente colonnato del frontale e nel geometrico disegno dell'ampio giardino antistante.
Passata in proprietà dei Maldura, la villa venne infine acquisita dagli Emo Capodilista. Essa è caratterizzata dal pronao aggettante sostenuto da quattro colonne corinzie con capitelli in cotto, cui si accede da due rampe di scale laterali. Durante i recenti restauri sono riapparsi all'interno alcuni lacerti di affreschi che, secondo la tradizione, sarebbero opera di Paolo Veronese. Il giardino all'italiana è di recente realizzazione: i lavori hanno ripristinato le peschiere originali.

Per le foto si prega di andare sul mio sito: http://www.gpsies.com/map.do?fileId=zldaeyykdvkyuljh




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Tipologia
Itinerario da A ad A
Inserito il
17.11.2012
Località
Marendole
Regione
Veneto
Web
Homepage
Distanza
69
Dislivello
558
Difficoltà tecnica
medio-facile
Condizione fisica
media
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