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giro al contrario (1°dei corti) |
Titolo strano per una escursione, ma, in effetti l’escursione è un po’ strana.
Perché strana? Molto semplice. Il giro è congegnato al contrario del buon senso. Normalmente si inizia l’escursione con salite dolci per scaldare la gamba, poi si passa alle salite più dure e normalmente si finisce in discesa, magari anche abbastanza decisa. Beh, questa volta ho iniziato il percorso buttandomi subito su salite “decise”.
Perché una scelta di questo tipo?
E’ molto semplice.
Recentemente ho montato sulla mtb delle nuove coperture. Ho montato due Saguaro 2,2”. I cataloghi dicono che queste gomme sono aggressive ma sostanzialmente da asciutto.
L’amico Paolo le ha montate e va tranquillamente ovunque anche sul fango, e non sporca nemmeno la bici. Se ci va lui, mi sono detto, perché io no?
Allora ho fatto l’acquisto, e ho montato i nuovi copertoni. Mi hanno fatto arrabbiare (come tutte le Geax) e mi sono accorto di aver montato la posteriore in modalità speed. Andava montata al contrario, per avere più trazione, ma adesso non la giro…con quel che ho faticato!!
Con queste coperture ho fatto un paio di escursioni sul bagnato e sul fango…ma non era sufficiente. Volevo trovare il limite.
Dopo 4 gg di pioggia ho deciso di provarle per bene su salite discretamente ripide e sporche.
Così giovedì mattina sono partito deciso.
Volendo mettere alla prova da subito il sistema traente (gambe + coperture) ho deciso di provare “un giro a rovescio”. Ho attraversato l’abitato di Salsomaggiore in direzione stadio e, proprio davanti a quest’ultimo, ho preso a sn decisamente in salita. Questo sentiero, normalmente, lo si percorre in discesa, prima di arrivare a casa. In salita, così a freddo, mi è sembrato duretto, e il bagnato lo ha reso impegnativo. Dalle ultime case qualche signora, intenta a dar da mangiare alle galline chioccianti mi ha guardava stupita, scuotendo significativamente la testa. Insensibile ho continuato a pedalare…in salita. Il terreno viscido non mi ha fermato se non gli ultimi metri, quando una bolla di argilla ha fatto slittare la ruota. Purtroppo la ripidità del tratto non mi ha consentito di recuperare la pedalata persa e mi sono dovuto fermare. Pochi passi. Fermato si, ma la ruota era bella pulita e il fango non si era attaccato da nessuna parte. Bene!
Ora da Marzano voglio andare verso Talita Kum affrontando il pratone in salita. La salita è ripida e scivolosa, ma le Saguaro vanno bene e fanno presa sull’erba. Arrivo fin su, e la melma non appesantisce ruote e telaio. Splendido!
Per arrivare a Faieto mi rilasso percorrendo una lunga inghiaiata, in salita, ma tranquilla…
Poi, vedendo molto brutto il sentiero che porta nel bosco decido di non rischiare oltre il dovuto, tutto sommato devo essere a casa per mezzogiorno, devo andare a lavorare!. Propendo per il sentierino che va a Grotta. Non mi ha mai tradito. L’ingresso è fango puro. Passo che “è ‘na bellezza” (direbbe il mio amico napoletano…Paolo anche lui). Poi il sentiero non mi tradisce ed è pura goduria passare attraverso il bosco dove le foglie nascondono il tracciato. Un pavimento di foglie multicole accoglie le mie pulitissime gomme. La bici non è più bianca e nera, ma di un curioso color terra a pois. Qua e la mi fermo a far qualche foto. L’ambiente è stupendo e merita qualche fermata. A Grotta prendo il solito sentiero che porta verso il Golf Club, poi un bagnatissimo prato in discesa e scendo per carraia costeggiando fattorie . Incrocio cacciatori e cani, spero che non mi scambino per cinghiale, impallinandomi a dovere. Qualcuno mi sorride, qualche altro mi guarda stupito. Beh, sono veramente sporco, e non sono nemmeno a metà. Scendo veloce verso Bonassera sulla comoda inghiaiata. La bici tiene la strada che è uno spettacolo, e vado veloce. Un contadino trattiene un grosso cane che mi abbaia con voce baritonale. Ringrazio al volo e passo. Attraverso la provinciale e salgo verso “i Massari”.
La prendo con calma e salgo, tranquillo ma deciso. Pedalata dopo pedalata risalgo l’inghiaiata per metà. Poi devio a sn e scendo lungo un sentiero che è tanto tempo che non faccio. Un’altra prova per le mie coperture. La discesa verso Case Tintori è splendida e il sentiero a tratti sembra asciutto. La forte pioggia e la siccità precedente hanno reso compatto il fondo. Scendo prudente(non vorrei trovarmi abbracciato ad un castagno) ma deciso. Il divertimento è grande. Fin qui tutto bene!
Ora risalgo l’inghiaiata per metà e devio a sn per un traverso la cui parte finale è tutta terra…
Devo scendere per pochi passi, ma per il resto supero il fango con l’aiuto dell’erba del ciglio della carraia. Sono felice del mio giro e della scelta di coperture. Ma non è finita….
Pochi metri di asfalto e prendo la prima bianca che risale alla pista di cross della Predella. Al bivio, invece di rientrare sull’asfalto per altra bianca scelgo il sentiero in terra. La bici si comporta ancora stupendamente anche sul veloce. Nei tratti in salita si distinguono chiaramente sul terreno le impronte grevi del cinghiale e quelle più lievi del capriolo. Qua e la i suini selvatici hanno scavato nella terra in cerca di cibo. In altri tratti si pedala su un letto di ricci di castane ancora chiusi. La bici sbanda leggermente, ma non ci sono problemi. Il timido sole che appare in cielo fra la nebbia, filtra tra le fronde bagnate degli alberi regalandomi riflessi meravigliosi. Provo qualche foto, ma nessun attrezzo elettronico saprà ridarmi queste emozioni. Tra falsopiani in salita e in discesa mi portano fin sulla strada asfaltata. Guardo l’orologio. Non ho più moltissimo tempo. Decisione rapida. Provo la “via degli alpini”. Questo sentiero è la prova ultima e decisiva per le gomme. Il terreno è argilla pura. Mi butto.
Un cane solitario corre davanti a me col naso a terra. Cosa cerca? Devia verso il bosco, ma poco dopo me lo ritrovo davanti, matto di un cane. Presto attenzione al percorso, la carraia è davvero scivolosa e non posso permettermi di sbagliare. Mi si presenta davanti una pozzanghera color calce.
Lascio andare la bici e passandola la ruota sprofonda per una buona metà, ma risale agilmente. Mi sono sporcato moltissimo ma avanzo. L’impressione è di viaggiare su un campo da calcio saponato, ma le mie ruote avanzano senza riempire la bici di pericoloso e pesante fango. Passo Sivizzano sporco da far paura, una signora nell’orto mi guarda stupita, quasi scandalizzata. Devo affrontare l’ultima salita verso Villa Paradiso. Ormai sono sicuro, passerò senza problemi. Scendo veloce per via Saletti e sono casa.
Parcheggiando la bici davanti al garage, non posso non notare la quantità di fango che la ricopre.
Le corone e il deragliatore sono pieni di fango ed erbacce, ma le ruote sono pulite e mi hanno portato a casa
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Come arrivare al punto di partenza
Da Milano o da Bologna
Percorrere l'autostrada del Sole A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo la direzione Fidenza/Fontanellato/Salsomaggiore Terme.
Da Brescia o da Genova
Dall'autostrada A21, continuare sull'autostrada del SOle A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo le indicazioni prima per Fidenza e poi per Salsomaggiore Terme.
Da La Spezia
Percorrere l'autostrada della Cisa A15, uscire al casello Parma Ovest, seguire le indicazioni per Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Da Parma
Percorrere la "Via Emilia" SS 9 seguendo le indicazioni per Ponte Taro, Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Treno/Bus
In treno
Dalla stazione di Fidenza (distante 9,5 km circa dalla stazione di Salsomaggiore), servita dalla linea Milano - Bologna, prendere la linea per Salsomaggiore Terme.
Per consultare gli orari dei treni visitare il sito web delle Ferrovie dello Stato e il sito web delle Ferrovie Emilia Romagna.
Cartina
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