|
LA PANTANA |
http://www.facebook.com/#!/groups/232264236837873/
In pochi me ne avevano parlato sconsigliandomi calorosamente di infilarmi in quel remoto fossato dal nome sinistro: “La Pantana”. Quegli impervi crinali montuosi, al cospetto delle Montagna dei Fiori, avevo negli anni cercato di percorrere in lungo ed in largo, da Settecerri alla Cordella, da Collegrato a Serra, da san Vito alla Croce di Corano ma mai mi ero avventurato nel “crinale di centro” che sprofonda nel Fosso del Pantano. Non ci sono cime caratteristiche, non ci sono sentieri particolari, è semplicemente un posto magico. Fortunatamente noi montanari parliamo la stessa lingua, percepiamo le stesse sensazioni e cerchiamo di trasmetterci a vicenda i nostri vissuti come fossero doni dall’inestimabile valore. Perciò quando l’amico Federico Panchetti, pioniere nonché temerario residente del borgo fantasma di Laturo, mi prospettò il suo progetto, non potetti far altro che sobbalzare dalla sedia stampandomi in faccia il sorrisino del bimbo felice. Ripulire e tracciare il Fosso del Panatano. Fu così che il “Pazzo di Laturo” & c. , armati di machete, roncola e motosega restituirono agli amanti della montagna uno dei sentieri più affascinanti delle nostre zone. Le carte escursionistiche del C.A.I. e dell’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno riportano il sentiero con il n. 17b. Fissato il punto di partenza sulla s.p. per Valle Castellana, in corrispondenza del Ponte Rio, svoltiamo subito a sx in direzione di Settecerri. Queste vallate, tra le più abbandonate d'Abruzzo, nel dopoguerra erano ancora semi isolate, c'erano pochissime strade e il territorio era troppo severo per permettere a tutti gli abitanti un'esistenza decorosa. Così negli anni '50 ci fu una fortissima emigrazione. Alcune frazioni furono completamente abbandonate, la dorsale meridionale della valle fu quella che risentì maggiormente di questo fenomeno, Settecerri, Laturo, Serra, Lepora, Vallepezzata solo per citarne alcune, furono "evacuate" totalmente, alcune prima che giungesse la strada. Tornando a noi, ben quattro durissimi km di salita su gettata di cemento ci separano dall’ormai ex borgo fantasma di Settecerri, oggi tornato al suo splendore e munito persino di un accogliente B&B. Proseguiamo in direzione della Cordella quando, giunti sotto il Colle Fiatone, prendiamo a dx per una pista sterrata che sale ripida sopra un piccolo sperone di roccia arenaria. La strada torna immediatamente in discesa. Già che ci siamo, cogliamo l’occasione per fare la consueta visitina alla Grotta della Paura, sapientemente nascosta dalla Provvidenza ma rintracciabile seguendo un piccolo camminamento sulla sx all’inizio della discesa. Proseguiamo lungo la pista, incrociamo la strada per l’antico borgo di Laturo ma ci manteniamo a dx iniziando a perdere quota. Siamo nella Valliceta e la sterrata continua inesorabile dinanzi a noi. Invitanti tracce scendono verso Valle Grande e le Pozze ma bisogna guardarsi bene dal percorrerle in quanto entrambe si infilano in una delle testate più verdi ed impenetrabili. Giù nel bel mezzo della selva giacciono introvabili i casali Monti dove un contadino vi abitava fino agli anni 40-50 con tutta la famiglia e che rimase anche in sedia a rotelle costretto da una malattia degenerativa. Approdati in corrispondenza della fine della sterrata, transitabile solo con fuoristrada, ci troviamo poco al di sotto del Monte Capitone. La traccia precipita vertiginosamente intercettando un sentiero a sx. Ci siamo! E’ l’inizio del sentiero 17b che accarezza il “crinale di centro”. Ci si addentra in luoghi talmente remoti che la sensazione di totale isolamento piacevolmente ci assale. Siamo in un mondo sepolto e dimenticato, un tempo per nulla boscoso dove l'acqua ricca in ogni stagione permetteva raccolti abbondanti e spostamenti a dorso di mulo. Volgendo lo sguardo verso il crinale del Capitone si scorgono i casolari fantasma (Generosi &co). Un sentierino serpeggia nella boscaglia donandoci proprio ciò che cercavamo, piccoli drops e svolte più o meno chiuse, il tutto immerso nella natura selvaggia. Così fino a Casale Alfonsi, antichi ruderi tra i quali ci avventuriamo con implacabile desiderio d’esplorazione. Qui visse il signor Alfonsi, morto nel 1950, soprannominato dagli abitanti di Settcerri… u'ricchio'... Superate le case la traccia torna più evidente e sprofonda con una serie di toboga nella Pantana. Arrivati alla base del fosso sulla sx troviamo il corso d’acqua che scende dal Fosso Vallechiara percorso, questo, solo da pochissimi cacciatori e fungaroli. Ci teniamo a dx seguendo la traccia in piano che passa sopra un prato di felci. D’improvviso, nascosto tra la fitta vegetazione, un vecchio mulino. Guadiamo un altro piccolo fiumiciattolo che proviene da Valle Grande e incrociamo a sx l’intricata via per i ruderi di Lepora(attualmene accessibile soltanto da Settecerri). Si proprio Lepora con il suo mondo perduto fatto di gafi ancora intatti e di pire per macinare. Accedere in un villaggio abbandonato negli anni '50 significa fare un viaggio nel tempo. Fino a poco tempo fa infatti entrare nelle case abbandonate di questi borghi voleva dire vedere realmente come si viveva, piccolissimi camini spesso senza canna fumaria in cucine annerite dal fumo, miseri letti, piccole finestre per non disperdere il poco calore, la stalla al pianoterra, semplici utensili. Giriamo a sx mantenendoci sempre alla dx del fiume e andiamo avanti nel nostro meraviglioso viaggio nella giungla della Pantana fino a percorrerla interamente per uscire sulla strada per Settecerri. Si chiude così un itinerario che fino a poco tempo fa potevo soltanto percorrere con l’immaginazione e che oggi è finalmente a disposizione di tutti. Sia ben chiaro, a piedi o in bici…fate voi…ma teniamo fuori qualsiasi mezzo motorizzato da tali luoghi incantati che, unicamente grazie all’amore e l’impegno di qualcuno, oggi torniamo a solcare. Andare in giro per queste valli vuol dire respirare un'aria diversa…luoghi pieni di rovine….nel “Borneo” teramano.
CINGHIALE 24/10/2012 Fosso del Pantano (TE)
Scarica la nostra app gratuita per navigare gli itinerari e mandarli al Garmin: ANDROID, iOS
Cartina
Se l'itinerario è incompleto o presenta dei problemi segnalacelo attraverso il nostro modulo di contatto: Modulo di contatto.
Commenti
rpapero
25.10.2012 17:36