MONTE PRENA (2560m)

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Itinerario grandioso, estremamente impegnativo e rigorosamente cicloalpinistico, il quale esula dalle comuni traversate del Gran Sasso che si compiono solitamente passando dalla Val Maone o dal Vado di Corno. Questa folle traversata può e deve essere necessariamente effettuata da bikers montanari, esperti e capaci di muoversi in ambienti selvaggi. Si raccomanda di non avventurarsi in condizioni di tempo incerto e soprattutto non percorrere l’itinerario nei periodi di scioglimento delle nevi. Le frequenti valanghe fanno del Vallone di Fossaceca un posto molto pericoloso. Il Monte Prena (2.560 m) è un vetta del Gran Sasso d'Italia collegata a sud-est al vicino Monte Camicia e al Monte Brancastello a nord-ovest. La caratteristica è la sua dualità geomorfologica rispetto al Monte Camicia: il versante aquilano che guarda verso Campo Imperatore è roccioso e fortemente frastagliato mentre il versante opposto teramano è pressoché erboso e meno aspro sebbene a maggior dislivello. Lenti e incessanti fenomeni di erosione dovuti allo scioglimento primaverile delle nevi, alla pioggia e al tipo di roccia estremamente friabile hanno prodotto nel tempo un vasto ghiaione alluvionale sul versante aquilano fino alla base dell'altopiano di Campo Imperatore noto come Ghiaione del Prena. Numerosi sono i percorsi alpinistici che portano in vetta. Il Monte Prena, una delle cime piu' conosciute della dorsale orientale del gruppo del Gran Sasso, si presenta con una singolare sequenza di guglie dall'aspetto prettamente dolomitico. Abbiamo deciso di compiere una traversata che dalla piana di Campo Imperatore scavalca la catena del Gran Sasso, tocca l’ambita vetta del Prena e precipita giù per lo spettacolare quanto difficile Vallone di Fossaceca. Il nostro itinerario ha inizio nella zona denominata Carapellotto della Macina. Percorriamo una lunga carrareccia in leggera salita che punta il Monte Prena mentre l’aria pungente del mattino ci costringe subito a spingere sui pedali. Arrivati nei pressi della miniera di lignite giriamo a sx per un sentiero che sale ripido sulle pendici sud-occidentali del Monte Camicia. Passato questo tratto si devia verso destra e ci immettiamo nel letto di un torrente che in estate è praticamente secco. Superato il torrente iniziamo l’ascesa verso il Vado di Ferruccio con una serie di tornanti. Giunti al vado si apre davanti tutto lo scenario nord del gruppo sino al Mar Adriatico. Si segue la traccia e dopo un ripido strappo in salita si giunge ad una nuova sella che funge da balconata panoramica sull’imponente parete nord del Monte Camicia. Dalla Sella, il sentiero, tra verdi prati, ricomincia a salire per una serie di tornanti fino ad arrivare all’anfiteatro sotto le pareti del Prena. Da questo punto il sentiero si fa difficoltoso per via di un ripido tratto detritico (attenzione ad non far cadere sassi in basso). In alcuni punti occorre arrampicarsi passandosi la bici di mano onde poter raggiungere la meta. La sommità del Prena offre , manco a dirlo, un concentrato di panorami che difficilmente si possono godere da altre vette. Il vicino Monte Infornace, la Forchetta di Santa Colomba e le Torri di Casanova fanno da cornice dolomitica. Dopo la difficilissima discesa dalla vetta attraversiamo un posto incantevole: il Piano D’Abruna. Lungo il tragitto, ben battuto e segnalato, notiamo il posizionamento da parte dell’Ente Parco di diversi rilevatori di camosci. Ci sporgiamo dagli speroni di roccia che si affacciano sulla Cimetta e sul Vallone di Fossaceca. Giunti all’anfiteatro che sovrasta il Vallone ci si para davanti un vertiginoso imbuto che sembra non aver mai fine. Inizia la discesa lunga ed estenuante in uno dei luoghi più selvaggi del Gran Sasso, in un primo momento tra canali e dorsali calcaree, poi su ripidi pendii erbosi troncati da salti di roccia. Il sentiero a valle si perde per un tratto dove occorre fare moltissima attenzione, un passo sbagliato o una traiettoria azzardata potrebbero creare guai molto seri. Raggiunti i piedi del Colle di Malanotte, attraversiamo un ruscello e risaliamo il fianco del monte tra rigagnoli d’acqua che sgorgano dalle pareti rocciose e attraversano il sentiero mentre sulla sx dobbiamo necessariamente convivere con il fossato. Le difficoltà terminano alla Fonte del Peschio dove spicca la scultura di un’aquila e dalla quale scende una veloce carrareccia che si percorre fino ad incrociare la strada per il Lago di Pagliare. Ci manteniamo sempre sulla sx e ci congiungiamo al Sentiero dei Quattro Vadi. Osservando attentamente sulla dx si nota una tabella in legno che indica un bel single track nel bosco da percorrere tutto d’un fiato fino ad uscire sulla s.p. per poi continuare su un altro divertente trail che porta a Pretara. Dalla frazione di Pretara, sfruttando antichi sentieri, si costeggia il fiume sino a tornare nel centro di Isola del Gran Sasso. E’ difficile poter trasmettere al lettore le sensazioni che si riescono a provare affrontando questo itinerario. Nella consapevolezza che la presente traccia può essere annoverata tra quelle estremamente difficili si invitano coloro che volessero provarla ad adottare tutte le opportune cautele prima di avventurarsi in questi luoghi. Attrezzatura idonea, meteo ottimale e la presenza di una guida esperta sono le condizioni imprescindibili per vivere in sicurezza questa avventura.

CINGHIALE 05/10/2012 Isola del Gran Sasso(TE)

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rpapero

09.10.2012 22:07

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rpapero
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Tipologia
Itinerario da A a B
Inserito il
09.10.2012
Località
Strada Statale 17bis, Parco Nazionale del Gran Sas
Regione
Altro
Tempo Percorrenza
8 ore
Distanza
26
Dislivello
pos1450-neg2500
Difficoltà tecnica
molto difficile
Condizione fisica
molto duro
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