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MONTE CORVO (2623m) |
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Il Monte Corvo visto dal Lago di Provvidenza è veramente impressionante, sembra un gigantesco cono alpino dall’apparenza inespugnabile, è una delle più dure mete dell’Appennino. E’ una montagna solitaria ed imponente, posta nel settore nord-ovest del Gran Sasso. Da qualsiasi lato lo si attacchi il dislivello è sempre enorme. Spaventoso è il suo versante nord, caratterizzato da tre ripidi speroni rocciosi che separano altrettanti valli glaciali quali il Vallone Crivellaro, il Fosso del Monte e la Conca di Capovelle. Sul versante opposto, volto sulla Val Chiarino, una lunga parete frastagliata di rocce arcuate ne costituisce l´elemento identificativo.Tutte le vie di salita sono lunghe e faticose, pertanto si tratta di una meta poco frequentata dagli escursionisti. Ancora mi sembra di vederli quei camosci che timorosi ci osservavano nascondendosi dietro le rocce…ancora pare udire il fruscio dei fringuelli in volo…di quella nebbia minacciosa che con le sue incursioni ci rendeva titubanti…ancora ne sento il freddo addosso. Mai avrei immaginato di poter compiere una simile follia eppure il Monte Corvo è ora non un semplice itinerario ciclo alpinistico ma una sfida molto impegnativa che se lanciata in condizioni di tempo avverso può rappresentare una vera e propria trappola in alta quota. Per questo mi sono avvalso di un amico ed esperta guida alpina: Pino Sabbatini. L’itinerario, come da programmi, ha inizio dalla diga del Lago di Provvidenza ma nel nostro caso la partenza viene fissata in località Paladini a causa di una gigantesca frana che ostruisce completamente la S.S. del Gran Sasso d’Italia. Tuttavia qualche km in dolce salita su bitume fino al lago ci permette di riscaldare i muscoli. Da Provvidenza (q. 1063 m) si attraversa la diga e si segue la strada sterrata(sentiero n° 101) che, puntando a sud est, costeggia il Torrente Chiarino sul lato destro idrografico. La recente frana che aveva sbarrato la via è ora un problema risolto in quanto il transito è attualmente possibile seppur con fuoristrada. Pedalando tra i boschi si raggiunge la chiesetta di San Martino e la Masseria Cappelli, da qui si inizia ad intravedere nettamente, sulla sinistra, la sagoma triangolare del Monte Corvo. Proseguendo sull´ampia ma dissestata carrareccia, si tralascia una traversa sulla destra che conduce alla presa di captazione dell´acquedotto del Chiarino. Usciti dal bosco presso il Piano del Castrato, si prosegue fino quasi al termine dell´area attrezzata per picnic che si trova sul lato sinistro della via. Ivi giunti bisogna rifornirsi abbondantemente d’acqua perché per tutta l’ascesa alla vetta e per parte della discesa non ci sarà più possibilità di rifornimento. L’oasi del Piano del Castrato, come il cantico di una sirena, ci invita ad una dolce sosta presso il Rifugio Fioretti dove un gentile escursionista ci offre caffè caldo accompagnato da una deliziosa fetta di crostata con crema e cioccolato. Riprendiamo il cammino, attraversiamo la piana puntando a nord est ed oltrepassato il fosso nel bosco retrostante, incominciamo a seguire le tracce non segnate che guidano all´attacco della cresta ovest. Ritengo doveroso informare tutti i bikers che volessero tentare simile avventura del fatto che la cresta ovest del Monte Corvo è un micidiale ascensore con una ripidità che in certi punti può mettere seriamente a repentaglio l’incolumità di colui che non sia dotato di attrezzature adeguate e soprattutto di una certa esperienza di montagna. Pertanto, dato che la Valle del Chiarino offre diverse e sicuramente più “umane” alternative, sul Piano del Castrato il biker fa comunque in tempo a cambiare direzione. Una volta imboccato il non sempre evidente camminamento che risale la Ovest ci sono circa mille durissimi ed interminabili metri di dislivello da affrontare con cautela e con il peso della bici sulle spalle….a meno che non si opti per la soluzione di agganciarsi la bici allo zaino e procedere con bacchette da trekking….soluzione ottimale scelta dall’amico Pino Sabbatini. Le tracce risalgono su ripido terreno erboso, finendo oltre una fascia di piccoli arbusti. Da qui si imbocca a destra un canalino che costeggia sulla sinistra una fascia di roccette, mantenendosi a sinistra del filo di cresta. D´ora in poi il panorama sul Bosco di Chiarino, il Lago di Campotosto ed i Monti della Laga sarà una costante dell´itinerario di salita. Procedendo su gradoni di erba e sassi, si guadagna lentamente quota; raggiunto il filo di cresta, si può scegliere di risalire con facile arrampicata sulla linea delle affilate ed esposte roccette, oppure aggirare questi ostacoli a sinistra. Superata quota 2200 m, la frastagliata cresta volge definitivamente ad ovest e sale, con elevata pendenza e senza soluzione di continuità, fino alla vetta occidentale del Monte Corvo. Cavalcando la cresta a saliscendi in 30 minuti circa si raggiunge finalmente la più alta vetta settentrionale, quota 2623m. Lo spettacolo stupendo sul Lago di Campotosto,su tutto il massiccio del Gran Sasso e sui Monti della Laga ci lascia letteralmente senza fiato. Ma la nebbia minacciosa, che in questo luogo isolato fa da padrona, si alza velocemente dalle valli del Crivellaro e del Chiarino andando a rendere ancor più difficoltosa la discesa per la Sella di Monte Corvo. Alcuni passaggi impegnativi, segnalati con qualche macchia di vernice gialla, conducono all’inizio dell’evidente sentiero che, da quota 2500m circa, ci proietta nella sensazionale discesa della Valle del Chiarino. Proprio di fronte si apre la conca sommitale della valle , sulla sx appare il ripido versante settentrionale del Pizzo di Camarda mentre a destra continua a dominare la zona il Monte Corvo. Seguendo l’evidente sentiero, tra limpidi ruscelli e gigantesche rocce, si scende in divertente quanto panoramico single track al terrazzo erboso dello stazzo di Solagne dove si conservano i resti di muri a secco e di vecchi capanni di pietra. Accanto a un fontanile, nei periodi di disgelo, si forma un laghetto. Orbene ci affacciamo sulla Piana del Castrato e continuiamo a perdere quota macinando discesa ed effettuando simpatici tagli su tracce animali. Una volta arrivati all’inizio del Bosco del Chiarino, toccata un’immagine sacra, ripercorriamo per intero la traccia n.101 C.A.I. che comunque si presenta pur sempre piacevole in salita e divertente in discesa. Il nostro faticoso viaggio volge così al temine. Non avrei mai immaginato che nella pratica della disciplina all mountain ci si potesse spingere verso tali traguardi. Devo ammettere sinceramente che quel mio limite invalicabile il quale non avrei mai osato nemmeno provare a superare, ora può essere incredibilmente superato con l’ausilio e l’esperienza di chi ha fatto della montagna la sua casa, il suo lavoro, la sua vita. Pertanto il mio ringraziamento più sincero va all’amico giuda alpina Pino Sabbatini. Proprio lui, che ora dinanzi ad un buon bicchiere di vino rosso, discorrendo su coloro che criticano a volte il nostro modo di fare all mountain, mi cita una frase proferita dal grande alpinista Tita Piaz, conosciuto anche come “Diavolo delle Dolomiti” per l’arditezza delle sue imprese, il quale diceva “prima di criticare …ripeti…”
CINGHIALE 16/09/2012 Paladini (TE)
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rpapero
17.09.2012 19:21