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Grand Tour del Monte Matto |
Premesse
Ogni inizio di settimana è pervaso da idee e pensieri che riportano al weekend appena trascorso, alla programmazione dell’attività lavorativa dei prossimi giorni ma soprattutto, ai perversi pensieri volti alla pianificazione del weekend successivo…
Così, reduce da tre splendidi giorni in Valle d’Aosta passati a far trekking in compagnia di Chiara (mia moglie) e del futuro pargolo, la mia mente è attraversata da flash che mi portano diretto al sabato successivo che passerò in compagnia di fedeli amici di MTB alla scoperta di qualche nuovo itinerario alpino.
La Pianificazione del Giro
Passando le serate a scandagliare libri e cartine e a scorre internet alla ricerca di informazioni interessanti, vengo improvvisamente attratto da una fotografia scattata ben tredici anni fa dal Colle di Valmiana, in Valle Gesso, quando insieme a Chiara, facemmo a piedi ed in due giorni il giro del Monte Matto, una delle più elevate vette delle Alpi Marittime che con la sua immensa mole è visibile dalla pianura della Granda come un’immensa piramide che si staglia contro il cielo.
Cercando di indagare in una lontana memoria ormai archiviata, ricompare nitido il ricordo di quella notte in tenda trascorsa a 2300m sulle rive del Lago Soprano della Sella, all’alba fresca fra camosci al pascolo, montagne rosse incendiate dal sole e la silhouette del lato Nord del Matto così imponente a schermare la visuale sul resto della Valle….
In tutta la bibliografia ricercata non trovo notizie in merito al giro in MTB di questo massiccio e così, carta alla mano, inizio a cercare l’itinerario più adatto per attraversare a cavallo delle due ruote valli e colli che ci permettano di chiudere l’anello.
La partenza naturale del Tour è fissata in Sant’Anna di Valdieri a quota 960 mslm, risalita su asfalto per circa 7km e 400m di dislivello fino a Terme di Valdieri, inizio dello sterrato che in 5km e altri 400m ci condurrà fino alla Casa di Caccia del Re nella cornice dei Piani del Valasco, altri 5 km e 470m di D+ pedalando fra lastricati di pietre, rocce sconnesse e liscio sentiero fino alla base del Lago inferiore di Valscura e fin qui tutto terreno noto e stranoto dagli appassionati delle due ruote, terreno che a noi servirà da avvicinamento per la tratta cruciale del giro, quel cateto verticale del nostro triangolo che procedendo esattamente da Sud a Nord ci permetterà (forse) di attraversare la sospesa Valrossa e attraverso il Colle Est della Paur, situato a 2890 mslm raggiungere la nascosta alta Valle della Valletta fino al Colle omonimo per poi iniziare una lunga discesa Est-Ovest che attraverso il Rifugio Livio Bianco ed il Vallone della Meris ci riporterà al punto di partenza. Facendo due conti approssimativi circa 35 km di sviluppo e 2000m di dislivello da giocarsi in una sola salita ed una sola discesa, con tratta inedita di 12 km interamente sopra i 2400m di quota in uno degli ambienti più suggestivi di tutte le Alpi del Nord Ovest al cospetto del Matto e della Paur…ovvero un giro Matto dalla Paur!!!
Chiamo l’amico e guru di Cicloalpinismo Bobo per invitarlo all’avventura e chiedergli un parere in merito. Mi riferisce, con gran sorpresa, che stava studiando la stessa zona per un giro esplorativo più breve, ideato come balconata dell’alto Valasco. Resta anche lui affascinato da questa matta idea del Matto e appoggia in toto il mio itinerario – la prima volta che non mi lima qualche colle!!! – con grande entusiasmo.
Per informarmi circa le condizioni neve sui versanti a nord della Paur chiamo il Gestore del Rifugio Livio Bianco, Livio Bertaina, alpinista di lunga data, nonché profondo conoscitore e amante di queste vallate. Mi riferisce che non sarà il caso di portare i ramponi viste le alte temperature degli ultimi giorni e io gli rispondo che passeremo a trovarlo domenica pomeriggio dopo essere scesi, in bici, dal Colle della Paur, un saluto e arrivedercit.
Un giro di telefonate ad alcuni amici ed ecco pronto il team che affronterà il Gran Tour del Monte Matto così composto: i Cicloalpinisti Bobo e Zio Dodo e il Cinghial-p-tracks Team rappresentato da Marco “il Matto”, Amedeo ”Cavalletta”, Gian “The President Express” ed il Sottoscritto Filippo “Wild”.
Finalmente si parte – La Salita
Come da programma alle 8:02 partiamo da Sant’Anna di Valdieri e iniziamo la lunga risalita della Valle Gesso via Terme di Valdieri – 8:47 -, Casa di Caccia – 9:34 – sosta di 20’ per fare acqua e smangiucchiare qualcosa e alle 10:50 lasciamo la via conosciuta, alla base del lago inf. di Valscura, per imboccare il ripido sentiero che con un breve portage ci condurrà all’imbocco della Valrossa. Svoltato il crinale si apre davanti a noi un incredibile panorama che, procedendo da est ad ovest vede svettare all’orizzonte le cime del Monte Matto (3094 mslm) e della Rocca di Valmiana (3008 mslm), l’aguzza punta della Rocca della Paur (2890 mslm) – nostra Cima Coppi di giornata - le Cime Nord e Sud di Valrossa (2909 mslm) e la Testa del Malinvern (2958 mslm), un’incredibile barriera di rossi cardinali di pietra che visti tutti insieme incutono enorme rispetto. Dietro di noi, invece, ci coprono le spalle la Testa del Claus (2897 mslm), la Testa di Tablasseses (2859 mslm), il Brocan (3054 mslm) e Il Baus (3067 mslm), grigi cavalieri di roccia di Sua Maestà la Regina Argentera (3290 mslm) ancora solcata da qualche velo di neve destinata brevemente a sciogliersi.
Inizia con questo scenario lo splendido traverso, quasi completamente ciclabile (per chi ha gambe di ferro e non soffre di vertigini!) che ci condurrà, attraverso i limpidi laghi della Valrossa, alla base della Cima della Paur. Primo inconveniente di giornata è la demolizione del cambio di Bobo – causa impatto con un masso – che lo costringerà ad utilizzare la sua Canyon Torque come un monopattino per i restanti 20 km. Incassato ed accettato questo terribile gancio quasi da KO decidiamo di proseguire la nostra avventura e fra alcuni tratti scorrevoli, altri su sentiero lastricato, brevi spintage/portage, oltrepassiamo il lago Superiore di Valrossa e ci prepariamo, a testa china, ad affrontare un portage obbligato di circa 250 m dislivello che fra massi grossi come Panda – seguire le tacche gialle!!! - ci condurrà in 40’ al Colle Est della Paur – 13:45.
La Vetta
Solo la musica suonata dalle raffiche di vento attraverso i raggi della mia Trek Slash, interrompe a tratti il Silenzio che regna sovrano a quota – quasi – 3000. Alle mie spalle quanto già descritto più cinque formichine che risalgono la pietraia e oltre, un mare di montagne offuscato da una lieve foschia che lascia spazio alla fantasia. Solo, solo con la mia bici e i miei pensieri: la tristezza di un anno fa esatto per la perdita del mio caro Nonno e la felicità che oggi mi accompagna grazie a Chiara e alla bimba che cova in grembo. Non so se sia la fatica, la quota, l’emozione di ritrovarsi soli in luoghi stupefacenti creati da Qualcuno…ma ogni volta che salgo in cima alle montagne mi commuovo e provo sensazioni uniche, sensazioni vere, sensazioni ripulite da tutto ciò che di superficiale offusca ogni giorno della nostra vita.
Un ticchettio metallico interrompe questa mia estasi, passo dopo passo vedo arrivare Marco, lo Zio Dodo, Il President e Bobo ed infine il giovane Cavalletta. Ognuno di loro ha disegnata sulla faccia una smorfia di sofferenza causata da una salita lunga quasi sei ore ma trapela evidente il sorriso di felicità di chi ce l’ha finalmente fatta. Decidiamo all’unanimità (Cavalletta, vista la sua giovane età, non fa ancora parte del Senato dei Cicloalpinisti così il suo voto che opta per la Vetta non viene considerato!) di non tentare la Cima della Paur (F+) vista l’ora tarda e la tanta strada che ci separa dalla meta, rimanderemo alla prossima occasione.
La Discesa
Chiuso il capitolo salita se ne apre finalmente uno nuovo intitolato Discesa!
Ci aspettano ora quasi 2000 metri di dislivello negativo, una fra le più lunghe e speriamo entusiasmanti discese della storia delle Alpi Sud-Occidentali. Scorgiamo a tratti la nostra via che dopo un assaggio di nevaio sembra snodarsi su sentieri lastricati attraverso “blublu mille laghetti blu” fino al Colle della Valletta, un breve morceaux di Valle Stura in questo Giro Matto per raggiungere il vertice nord del Triangolo e svoltare poi di 90° in direzione Est e discendere il lungo cateto del Vallone Meris a chiudere il giro.
Ore 15:20 Si riparte. Tentiamo di scendere in sella alle bici il nevaio con risultati più o meno positivi causa neve molle, un tratto di disarrampicata su facili roccette - ma mai banali - ed ecco iniziare il bellissimo sentiero che vedevamo dal Colle: è ciclabile!!! Ok si parte!!! Dopo appena pochi metri la nostra furia discesistica viene interrotta bruscamente dallo stupore di ritrovarsi a pedalare su una bastionata rocciosa 400 metri a picco sopra lo specchio blu del Lago Superiore della Sella, se non il più grande, sicuramente il più affascinante di tulle le Marittime. Uno dei tratti più belli che ho mai percorso in sella ad un MTB. Il sentiero continua per qualche centinaio di metri sullo spartiacque Stura/Gesso, per rientrare completamente in Valle Stura, attraversare i Laghetti della Valletta, risalire qualche decina di metri e ridescendere fra qualche tornante esposto nella Vallettina, altri laghetti e risalire con una breve rampa al Colle della Valletta (o della Sella 2480 mslm) dal quale si apre uno splendido panorama sulla parete Nord del Monte Matto. Alla Sua Base il Lago Inferiore della Sella ed un piccolo puntino bianco... ah il Rifugio Livio Bianco!
La discesa prosegue fluida e veloce su verdi pascoli per circa 1,3 km e -150m di dislivello fino a raggiungere la sponda Nord del Lago Soprano. Inizia qui un tratto di sentiero che serpeggiando in interminabili tornanti alterna fondo sconnesso a levigate slick rock dove i nostri più arditi elementi (Bobo e Cavalletta) si cimentano in vertiginosi nosepress fra gli applausi del pubblico non pagante. La discesa continua e lasciatici alle spalle il sentiero pietroso (… e Cavalletta che ha bucato per la terza volta!) un tratto – finalmente – scorrevole ci permette di arrivare alla tappa obbligata del Rifugio – 17:30. Mi accorgo di essere nuovamente solo poiché, voltandomi, vedo le prime nuvole di polvere elevarsi ancora sul traverso veloce a nord del Lago Inferiore.
Il Rifugio
Inizio ad addentrarmi nella calda atmosfera che ogni rifugio di montagna offre al viandante stanco ma appagato dalla sua giornata trascorsa in alta quota e scorgo seduto in un angolo buio un signore barbuto e un giovane che mi osservano con curiosità mentre sbucciano mele e patate. Mi rivelo come l’autore della telefonata di qualche giorno prima dicendogli: “…eccoci arrivati per merenda!”. Lo sguardo di Livio (Bertaina) si trasforma in un grande sorriso che anticipa alcune parole di complimento alla nostra piccola/grande impresa cicloalpinistica! Con nostra immensa soddisfazione dice che, a sua memoria, siamo i primi ad aver concatenato il giro del Monte Matto attraverso il Colle est della Paur e che prima d’ora solo qualche ardito bikers si era cimentato nella discesa dal Colle della Valletta sul Livio Bianco in traversata dalla Valle Stura (Via Vallone della Valletta). Bobo, arrivato nel frattempo – via monopattino – è entusiasta. Si instaura subito quel clima di cordialità e rispetto che si percepisce solo fra amici di lunga data seduti intorno a un tavolo a bere e raccontarsi storie e inizia così il racconto reciproco di divertenti aneddoti ed imprese di vari luoghi e personaggi. Giungono, intanto anche The President (ammaccato per una caduta), Marco, lo Zio Dodo e Cavalletta che si uniscono a noi a partecipare a questi emozionanti racconti. Birra e genepy condiscono l’atmosfera conviviale che si è creata improvvisamente all’interno del rifugio fra gli sguardi incuriositi degli altri ospiti.
Osservo dalla porta il sole scendere verso l’orizzonte e trasformare il lago da blu in oro. L’orologio che segna ormai le 18:30 dice che la nostra sosta al Livio Bianco si è prolungata per oltre un’ora e che è ora di ripartire.
Ancora Discesa
Il connubio birra/genepy/entusiasmo ha avuto un effetto devastante sulle nostre menti e carichi di adrenalina, ci involiamo un contest face-to-face giù dal sentiero deserto sprezzanti dei macigni che spuntano in mezzo al sentiero come margherite in mezzo a un prato in primavera. Per mantenere la lealtà nei confronti dei piloti di monopattino non pedalo e spingo a piedi i brevi rilanci sul percorso…siamo rimasti solo Bobo ed io (rigorosamente in ordine monte/valle buuahahahah!!!) e la nostra corsa si ferma solamente a causa delle contusioni riportate dal mio cerchio posteriore che non permettono al tubless di mantenere la pressione! Veloce pit stop per montaggio di camera d’aria e si continua a scendere (ora a velocità un po’ più controllata) lo splendido e tecnico sentiero del Vallone della Meris (Bobo, nella sua memoria offuscata si ricordava uno sterratone!!!). Ancora qualche sosta causata da ulteriori incidenti meccanici (anche la Canyon Strive di Marco il Matto si è trasformata in monoppattino) cadute (io sorpreso dal passaggio luce ombra mentre mi addentravo nella faggeta ho droppato un roccione finendo fuori traiettorie e per fortuna, sacrificando solo il telefono che avevo in tasca!) e brevi attese dei più saggi e l’ultimo tratto di questa infinita discesa che si snoda ora in una faggeta di fondovalle ci riporta a Sant’Anna di Valdieri ponendo fine al Grand Tour del Monte Matto, un giro…da Paur!!!
The end…to be continued
by Filippo “Wild” Serafini
P.S. Credo che questa giornata resterà nella memoria di ognuno dei partecipanti per vari e personali motivi ma un motivo comune e certo è quello dell’amicizia che lega questo gruppo di Cinghialpinisti (compresi i non presenti al giro) alla ricerca di nuovi sentieri alpini da percorrere al fianco della propria MTB e alle forti emozioni che si provano nel condividere tutto questo con gli altri e con chi verrà dopo di noi nel pieno rispetto della Signora Montagna.
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Commenti
fli
13.04.2013 19:01
Un saluto
Roberto