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MONTE SIBILLA (2175m) |
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La Sibilla, secondo alcune versioni in particolare di autori francesi e tedeschi era una profetessa, una maga alcina, che era stata esiliata in un punto orribile dei Monti Sibillini esattamente alla bocca dell’inferno e che fosse incapace di morire fino al giudizio universale in quanto si era ribellata a Dio. Secondo altre versioni in particolare di autori italiani e la tradizione locale era una bella donna,dignitosa, una fata buona. La Sibilla abitava in una grotta dove aveva il suo regno, da cui il nome la grotta della Sibilla, questa grotta si trova sul Monte Sibilla facente parte della catena montuosa dei Sibillini, a quota m. 2175 sul versante sud. Un cavaliere errante francese, Antoine De La Sale, fece una escursione alla Grotta della Sibilla nel maggio del 1420, e sulla base di alcune testimonianze ci racconta: la grotta aveva un entrata angusta, un masso ne ostruiva il passaggio, per cui era necessario scendere carponi verso l’interno. Subito si incontrava un vano quadrato scavato nella roccia, attraverso il quale filtrava appena qualche raggio di luce. Per proseguire bisognava infilarsi uno strettissimo tunnel, che correva a precipizio nel cuore della roccia per chilometri..... L’escursione di oggi costituisce un concentrato di panorami, sensazioni, profumi e divertimento, ingredienti tipici di quei Monti Azzurri dei quali il Monte Sibilla ne rappresenta senza ombra di dubbio il simbolo. Il punto di partenza è fissato nel bel mezzo della Valle dell’Aso, nel piccolo abitato di Rocca, poche case tra le quali regna il silenzio ed echeggia soltanto l’acqua cheta del fiume che scorre a pochi passi. Dopo si e no una decina di pedalate in direzione di Foce prendiamo a dx per un ripido sentiero che passa sopra il Fosso dei Bagni. La strada diminuisce di pendenza alzandosi costantemente e regalandoci una prima bella visuale sulla Cima del Prata e sul Monte Banditello. Proseguiamo in direzione San Donato e ci agganciamo alla pedemontana per il Monte Sibilla non prima di esserci caricati d’acqua presso la fonte sita all’incrocio tra le due strade. Percorriamo la lunga brecciata che dopo circa dieci interminabili tornanti ci fa lievitare a quota 1500 m ed inizia a somministrarci scorci non indifferenti su tutta la Valle del fiume Aso e su tutta la cresta montuosa che va dal Vettore a Cima Vallelunga. Più il là, all’orizzonte, i Monti Gemelli e manco a dirlo…il “gigante che dorme”. Giunti al Rifugio Sibilla, ricarichiamo le sacche idriche e proseguiamo il cammino nel secondo tratto di carrareccia. Molto più sconnesso e dove il transito dei veicoli è assolutamente vietato a causa della pericolosità della strada che in alcuni punti è quasi completamente franata. Tagliamo il fianco della montagna, mentre, girando lo sguardo nel dirupo che ci accompagna nell’ascesa, si scorge lo Scoglio della Volpe. Arriviamo alla Banditella, ora restano altri quattro tornanti per approdare ad un innominato valico che per comodità di esposizione chiameremo Valico della Sibilla. Nei pressi di questo magnifico balcone sulla Valle del Tenna sgorga acqua dalla Fonte del Meschino ubicata alcuni metri al di sotto della strada. Il nome rievoca la leggenda del Guerrin Meschino. Nella leggenda del cavaliere detto il Guerrin Meschino scritto da Andrea di Barberino nel 1410, il cavaliere è alla ricerca dei genitori, e sapendo che la Maga Sibilla era una profetessa, era l’unica a conoscere chi erano i suoi genitori, raggiunse la grotta e vi rimase un anno. La Sibilla allietava il cavaliere in tutti i modi possibili, ma non doveva superare il 365 giorni, altrimenti sarebbe rimasto della grotta fino alla fine dei tempi e avrebbe perso la sua anima, così riuscì ad andare via dalla grotta e a trovare i suoi genitori. Volgendo lo sguardo verso la Sibilla, questo rilievo montuoso, avvolto da un’aura di mistero, ci appare in una forma diversa da quella che siamo abituati a osservare dal basso delle valli. Come una lama affilata la Sibilla invita a percorrere il suo crinale e noi, in preda al nostro desiderio di esplorazione, ci inerpichiamo per il sentiero 155 che porta alla vetta passando per l’entrata della famosa grotta oggi ostruita completamente da una frana. La pedalabilità è assicurata solo per il primo tratto mentre per raggiungere la sommità del monte dobbiamo letteralmente arrampicarci bici in spalla. Bisogna necessariamente tenersi sul lato destro del crinale onde evitare situazioni di grave pericolo. Il salto di roccia sulla Valle del Tenna è a dir poco impressionante. Dalla cima scrutiamo l’imponente massiccio del Priora, le vette del Pizzo Berro e del Bove Sud. Il sentiero 156 termina nel punto più alto dal quale parte la traccia 155. Questa accarezza la Sibilla donandoci qualche tratto tecnico ed una veloce discesa intervallata da un difficoltoso passaggio su “ferrata”. Superata quest’ultima grazie ad un “passabici” più avanti cambiamo direzione seguendo a dx un non sempre evidente sentiero che porta a Fonte Alta. Attraversiamo ampie piane erbose ed arriviamo al terzo punto d’acqua dell’itinerario. Riprendiamo per un breve tratto in salita la pedemontana percorsa in precedenza e ritornati alla Bandinella stavolta svoltiamo a sx in direzione di un rifugio di pastori. Dal rifugio inizia un piccolo sentiero che dapprima procede a mezza costa ma poi improvvisamente si inerpica costringendoci a caricarci nuovamente bici in spalla. La traccia continua a salire portandoci tra la Fonte del Maschino e Monte Lieto (da non confondere con l’omonimo che domina Pian Perduto e Castelluccio di Norcia). Superato il faticoso frangente di risalita ora ci attende la lunghissima e non meno impegnativa discesa che ci riporterà nella civiltà dell’abitato di Foce. Un allettante e tortuoso single track, a tratti invaso da massi caduti giù da Cima Vallelunga, attraversa tanti piccoli fossati fino alla piana chiamata Ramatico. Il luogo, semplicemente incantevole, è abitato da molte specie animali oltre che da mandrie di buoi e cavalli al pascolo. Oltrepassiamo lentamente una vecchia frana e scavalchiamo il Fosso dell’Acero arrivando all’ultimo provvidenziale punto d’acqua ovvero la Sorgente Santa Maria. Pochi metri di comoda risalita e ci troviamo al cospetto del famigerato Fosso dello Zappacenere e del suo delizioso single trak. Un ripido sentiero che in parte si riduce a non più di mezzo metro di larghezza ci ripagherà del copioso sudore versato durante questa escursione. Un tempo percorso soltanto da pastori e carbonai, questo antico sentiero pieno zeppo di insidie rappresenta il degno epilogo di un itinerario di grande spessore. Dalla frazione di Foce alla chiusura del giro non resta che qualche km di discesa su bitume. La traccia di oggi, ricca di scorci panoramici, permeata di leggende ed arricchita da trails al cardiopalmo rappresenta un itinerario cardine per il biker (rigorosamente dedito alla disciplina all mountain) che volesse cogliere in un sol giorno l’essenza del simbolo dei Monti Sibillini.
CINGHIALE 16/08/2012 Rocca (Montemonaco)
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rpapero
17.08.2012 14:17