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PIZZO DI CAMARDA (2332m) |
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L’itinerario può essere suddiviso in tre segmenti completamente differenti tra loro. Il primo in netta salita privo di particolari difficoltà, il secondo difficile e prettamente ciclo-alpinistico, il terzo rilassante e divertente all’ombra dei boschi. Si parte dal Valico delle Capannelle dove lasciamo l’auto in corrispondenza dell’incrocio tra la S.S. del Gran Sasso d’Italia e la carrozzabile che porta al Rifugio Alessandri. I primi chilometri dell’escursione sono tutto bitume ma questa è cosa buona e giusta in quanto bruciamo immediatamente duecento metri di dislivello. Infatti, pedalando in direzione Assergi, ci portiamo subito sopra la centrale elettrica, attraversiamo l’Ara dello Spino e svoltiamo a sx per la carrareccia che sale verso la Sorgente di San Franco. La strada, in prima battuta, si presenta alquanto ripida, almeno fino al Fosso Lumitti dove troviamo il primo punto d’acqua. Proseguiamo stavolta con pendenza meno ostica fino a raggiungere il Colle del Vento dal quale possiamo godere di una considerevole visuale su parte della catena del Gran Sasso. Il nostro sguardo incomincia a perdersi nel Fosso Pietra di Salomone quando, attraversata la Piana dei Cavallari, finalmente arriviamo a quota 1790 ossia al Passo del Belvedere. Non a caso questa località porta tale soave nome. Abbandoniamo la carrareccia per seguire ora il sentiero 111 C.A.I.,attualmente privo di segnalazioni ma comunque ben visibile. La traccia taglia i Banconi e, spostandosi sulla sx del Monte Ienca, attraversa il Procoio Vecchio. Proseguiamo prevalentemente a mezza costa sovrastando il Fosso Chiarinello ed il Fosso dell’Acqua Grossa. Giungiamo alla Sorgente del Procoio (nostro secondo punto d’acqua) dalla quale inizia un tratto bici in spalla. Il sentiero si insinua in un fosso tra il Morrone e il Monte Ienca e arriva alla fonte Rinniccio ovvero in un punto altamente panoramico. Quando ci affacciamo dalle rocce a strapiombo sulla Valle del Chiarino proviamo l’ebbrezza delle prime vertigini della giornata. Davanti a noi l’imponenza del Corvo…un pensiero fisso che mi assilla ormai da troppo tempo! Dopo una brevissima discesa eccoci al Lago di Camarda, altro posto incantevole, un paio di pozze d’acqua incastonate tra verdi prati solcati esclusivamente da bovini al pascolo e poderosi cavalli. Dietro di noi il Monte Ienca con i suoi 2208m di altezza mentre davanti ai nostri nasi, l’obiettivo della giornata che sembra irraggiungibile, il Pizzo di Camarda. Continuiamo l’ascesa, tagliamo il Piano di Camarda e finiamo con lo spostarci tutta a sx sul crinale della montagna. Quella vetta aguzza ora non fa più paura e con bici in spalla riusciamo a farla nostra in tempi rapidi aldilà delle nostre aspettative. Eccoci alla cima, 2332m di altezza, solo una croce in ferro battuto posizionata sull’orlo del baratro. Ebbene si, il Pizzo di Camarda fa davvero impressione. Presenta un salto di roccia sulle Solagne di almeno trecento metri. Non riesco a guardare giù nemmeno se mi schiaccio a terra con tutto il corpo…vabè ognuno ha il suo “tallone di Achille”. Il problema adesso è seguire il camminamento che ci permette di scendere da questo benedetto pizzo. Il sentiero, sempre privo di segnalazioni, passa per un paio di punti esposti nei quali conviene non guardare di sotto onde evitare blocchi psicologici che poi si sa, sfociano in tremarella di gambe e giramenti di testa. Riusciamo a scendere non senza difficoltà dal tratto più ripido e continuiamo fino alla Sella delle Malecoste scordandoci di poter risalire in sella. Ma, nel contempo, ammiriamo panorami sconvolgenti sul Sirente - Velino da un lato, sul Gran Sasso - Laga dall’altro. Pare di cavalcare una sottile linea di confine tra due mondi tanto diversi quanto spettacolari. Arriviamo alla Sella delle Malecoste. Il sentiero 111 prosegue diritto verso l’omonima Cresta mentre noi prendiamo a sx la traccia 117. Ci prepariamo alla lunga discesa che ci attende. La traccia, interamente su fondo ghiaioso, passa proprio sotto le guglie della Cima Malecoste arrivando ai piedi della Forchetta di Falasca e culmina in un originalissimo single track su ghiaia minuta e soffice. Ci troviamo nelle Pozze, in un paesaggio quasi “lunare” al cospetto del Monte Corvo e della Sella del Venacquaro. Intercettiamo il sentiero 101 che in delizioso single track sfocia nello Stazzo di Solagne. Dallo stazzo parte una carrareccia in discesa che cerchiamo di bypassare sfruttando diversi tagli su prato fino ad arrivare alla fonte nei pressi della Masseria Vaccareccia. Discendere dall’alta Valle del Chiarino rappresenta sempre un’esperienza straordinaria, specie quando si è fortunati come noi oggi…che in punta di piedi…evitando di far troppo rumore…riusciamo ad incrociare un agilissimo camoscio e l’occhio di un’aquila che volteggia sopra le nostre teste. Ha inizio ora il terzo ed ultimo segmento dell’itinerario , il sentiero n.113, quello che dal Castrato attraversa nel bosco il Fosso dell’Acqua Grossa e del Chiarinello. La traccia è in principio ampia e carrozzabile, poi prosegue restringendosi in un piacevole saliscendi. Pedaliamo restando sempre sui 1400 m di altezza portandoci sotto il Monte San Franco dove incomincia il bel single track che culmina sulla carrozzabile che sale al Rifugio Alessandri. Svoltiamo a sx e percorriamo l’ultimo tratto di strada(ampia e veloce) che ci riporta al punto di partenza. Ritengo doveroso sottolineare che l’escursione appena descritta, nonostante il dislivello da affrontare non sia poi esagerato, si presenta comunque dura ed alquanto difficile per i luoghi, definiamoli, “poco ortodossi” che si attraversano. Lo spirito all mountain gioca un ruolo decisivo per il biker che si appresta a percorrere questa traccia ma se lo spirito c’è ed è quello giusto allora non resta che tentare…
CINGHIALE–MAGO–PAPERO 14/07/2012 Valico delle Capannelle
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rpapero
16.07.2012 20:52