PIZZO DI MOSCIO(2411m) - CIMA LEPRI(2445m)

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I Monti della Laga continuano a essere al giorno d'oggi poco conosciuti e poco frequentati. Ed è forse proprio per questo motivo che essi rappresentano senza ombra alcuna di dubbio una delle zone più selvagge e suggestive dal punto di vista naturalistico di tutta la catena appenninica. Essi si distinguono nettamente dai vicini comprensori appenninici per la loro natura arenaceo-marnosa, talmente unica nel suo genere da essere definita dai geologi come "formazione della Laga". Sulla Catena della Laga le acque non penetrano nel sottosuolo, ma vi scorrono sopra, dando origine ad un complesso reticolo idrografico di superficie con un'abbondanza d'acqua assolutamente singolare per il contesto appenninico. Il risultato è la Laga, il magico regno delle acque: un mondo affascinante senza eguali, fatto di acque impetuose che “ruscellano” dai fianchi delle montagne, scavando forre e canaloni, in un'incredibile susseguirsi di cascate, salti, scivoli, “lastronate”, torrenti vorticosi, gole e canyon spumeggianti, rigagnoli, sorgenti, laghetti e pozze d'acqua limpida. Ciò posto, passiamo adesso alla descrizione di una traccia da molto tempo sognata e fortemente voluta, una traccia studiata nei minimi particolari al fine di renderla, seppur parzialmente, percorribile a bikers determinati ed amanti della disciplina all mountain. Si parte da quota 1300m circa ossia dalla località turistica del Ceppo. Dal piazzale dell’albergo Julia si imbocca la strada asfaltata che entra nell’oscura boscaglia a termina in corrispondenza di un altro piazzale crocevia di svariati sentieri che si snodano in una delle zone boschive più suggestive d’Italia. Una comoda carrareccia passa per S.Egidio e sale a Colle Lungo. Dapprima si pedala all’ombra della selva per poi uscire allo scoperto e continuare l’escursione tagliando prati verdeggianti. Arrivati a Colle Lungo riceviamo la prima iniezione di panorama avendo davanti l’intera catena del Gran Sasso. Dopo un paio di tornanti invece eccoci al cospetto del massiccio del Gorzano. Più in basso troviamo i selvaggi fossati del Tordino e della Cavata. La carrareccia termina a quota 1800m circa in corrispondenza di uno slargo che segna il bivio per il Rifugio Coppo dell’Orso. Siamo nella zona che comunemente è denominata Lago dell’Orso seppur di lago non se ne vede traccia alcuna tranne che una pozza d’acqua nei pressi del rifugio. A dire il vero la carrareccia continua ancora per un po’ fino a terminare agli Iacci di Verre ma noi scegliamo di prendere a sx per una vecchia e scassata strada sterrata che sale tra i prati conducendoci verso un’altra suggestiva zona montana denominata La Storna. In principio il sentiero è pedalabile ma poi la pendenza si accentua costringendoci a scendere di frequente dalla bici ma comunque permettendoci di condurre il nostro mezzo a spinta. La visuale si estende oltre che sul Gran Sasso e parte della Laga anche sui Sibillini, sul comprensorio del Monte Ceresa, sul Monte dell’Ascensione e su quei Monti Gemelli che da quassù paiono ancora più identici del solito. Lungo la percorrenza della Storna si incrociano un paio di punti d’acqua dove è obbligatorio rifornirsi il più possibile dato che ritroveremo l’acqua soltanto dopo aver dominato e disceso entrambe le vette oggetto della nostra escursione. Giungiamo in prossimità di un omino di pietra, ci troviamo sotto la base conica del Pizzo di Moscio. La prima ambita vetta ce l’abbiamo davanti al muso ma aggredirla frontalmente sarebbe un’inutile spreco di energia. Orbene ci manteniamo a sx e continuiamo sul sentiero principale sovrastando l’incantevole Fosso della Cavata. La strada torna più fruibile e la percorriamo sino a quando il Pizzo è sulla nostra dx. A questo punto, a piacimento del biker, è possibile iniziare la dura (ma meno onerosa) ascesa alla vetta . Ci si porta fin sopra al valico sulla Solagna dove già eccoci ripagati del sudore versato. Vagando per queste selvagge creste si può notare che l’intensità e i modi diversi con cui si verificano i fenomeni di erosione, in relazione anche alle differenti variazioni climatiche, si riflette nell’aspetto attuale del massiccio della Laga profondamente diverso a seconda dei versanti: dolce ed arrotondato nel versante abruzzese, più aspro in quello marchigiano, mentre il versante laziale si presenta più ripido e brullo nella sua metà meridionale e più dolce e verde nella sua metà settentrionale. Dallo spettacolare valico che si affaccia sullo Stazzo di Padula saliamo stavolta bici in spalla sul sentiero inizialmente invisibile che aggira sulla sx la vetta del Pizzo di Moscio. Improvvisamente abbandoniamo il sentiero per raggiungere a vista la massima altezza (2411m) ove non ci resta che sederci e contemplare, quasi con le lacrime agli occhi, l’incredibile panorama circostante. Ritemprati da una sensazione di onnipotenza ci prepariamo ad una discesa ripida e tecnica che ci fa abbassare di circa 150m. Ora abbiamo davanti la seconda vetta da conquistare: Cima Lapri. Sempre cavalcando la cresta lanciamo lo sguardo a dx sugli impervi fossi delle Cannavine ed della Morricana ricchi di acque impetuose e salti di roccia. Dopo una mezz’ora di cammino finalmente arriviamo a Cima Lepri(quota 2445m) dove due escursionisti amatriciani ci attendono increduli chiedendoci la nostra provenienza. Scattata qualche foto di rito, c’è un insolito scambio di opinioni sul come preparare al meglio un ottimo piatto di amatriciana…ma poi in fretta ci congediamo non prima di aver indossato le opportune protezioni per la lunga e difficoltosa discesa che ci attende. Guardando il Monte Pelone (da non confondere con quello tra Gorzano e Pizzo di Moscio) iniziamo a correre giù tra i prati in assenza di sentiero visibile. Navighiamo sopra le Cannavine sospesi tra queste ultime e la vallata del Rio Castellano. Intercettiamo la traccia n. 333 C.A.I. proveniente dal Vado di Annibale. Proseguiamo diritti fino a raggiungere il fianco del Monte Pelone(2057m) dove a dx un esile sentiero di pastori scende deciso nel Fosso delle Cannavine. Sfruttando un single track tra sassi ed erba alta procediamo sulla sx di un rigagnolo d’acqua. Oltrepassiamo un torrente e attraversiamo gli stazzi della Morricana per giungere nell’omonimo fosso, proprio sopra una imponente cascata non visibile in un primo momento ma percepibile dal fragore delle sue acque. Basta attraversare il torrente e spostarsi a sx per ammirarla. Dopo questo breve escursus dobbiamo tornare al torrente e imboccare un sentiero lasciandoci la cascata sulla dx. Seguitiamo per il sentiero arrivando ad un rifugio in legno per pastori. Ora bisogna fare attenzione. Ponendosi spalle al rifugio ci spostiamo sulla sx e scendiamo all’inizio del bosco, qui notiamo dei resti di un bivacco. Da quel punto imbocchiamo a sx per un traccia che pare scomparire nel bosco ma in realtà precipita giù tra le felci intercettando finalmente l’ampia stradina segnalata dal C.A.I. Adesso, e soltanto adesso, si può tirare un sospiro di sollievo perché ha inizio un fiabesco single track tra i boschi che porta in prima battuta alla più spettacolare cascata del Fosso della Morricana, un enorme salto d’acqua che ci dà il benvenuto nel Bosco della Martese . L’itinerario continua tortuoso e avvincente sino a sbucare sulla lunga carrozzabile che ci separa dal punto d’arrivo. Il viaggio diviene veloce, agevole e rilassante tra il fosso della Seccinella, della Tentazione, dell’Acqua Morta, del Baciletto , dell’Orso e del Castellano….e così via fino a tornare pian piano nella civiltà. Queste montagne, che tante vittime hanno mietuto nel corso della storia, vuoi per imprudenza, vuoi perchè così era già stato deciso, adesso che abbiamo imparato a conoscerle un po’di più, ne abbiamo meno timore ma continuiamo pur sempre a rispettarle. L’avventura odierna rappresenta per Cinghiale-MTB una piccola conquista di due mete sacrificate ma che ci hanno fatto vivere una delle nostre più affascinanti escursioni sulla Laga. Potrà sembrare banale ma la raccomandazione che rivolgo a tutti coloro intendano emularci è di non farlo in solitaria, di approfittare esclusivamente di un meteo ottimale, di partire attrezzati per ogni evenienza e soprattutto di gustare il percorso con calma e senza esporsi a rischi inutili. Farsi male tra questi luoghi significa ritrovarsi in guai seri data la loro non facile accessibilità. A coloro che già sognano di affrontare questa traccia rivolgo il mio più sincero augurio di buona fortuna.

CINGHIALE – PAPERO –MAGO 23/06/2012 Ceppo

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Commenti

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rpapero

25.06.2012 18:04

per info ci trovate su http://www.facebook.com/#!/groups/232264236837873/
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barbonis

25.06.2012 21:59

Bravo Cinghiale, inesauribile risorsa per chi vuole cimentarsi su queste vette dimenticate!
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geocori

26.06.2012 09:33

Senza parole, caro Cinghiale inizi a viziarci un pò troppo. Pensare che qualche anno fa non ne conoscevo l'esistenza ed ora sto qui a fremere, aspettando il momento per gustarmi queste intriganti montagne. Certo è che nel tuo affascinante report, si nasconde un velo di suspense che sembra far paura. Purtroppo però qualcosa mi spinge ad andarci molto presto.

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rpapero
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Tipologia
Itinerario da A ad A
Inserito il
25.06.2012
Località
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga,
Regione
Altro
Tempo Percorrenza
6 ore
Distanza
29
Dislivello
1500
Difficoltà tecnica
difficile
Condizione fisica
duro
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