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PIZZO TRE VESCOVI (2092m) |
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Quando si arriva nei pressi di Ussita, è impossibile non notare quell'enorme roccione che la sovrasta. E' la parte piu bassa del Monte Bove Nord dove c'è la croce e raggiunge i 1.903 metri mentre la cima misura 2.113. Più alto è invece il Monte Bove Sud che raggiunge i 2.170 metri. Ci incamminiamo dalla Piazza dei Cavallari di Ussita e saliamo a dx verso la frazione di Casali. Tutto bitume sino ad un bivio dove prendiamo a sx l’infinita carrozzabile che sale alla Forcella del Fargno. Il primo tratto,ossia quello dei Cinque Sassi, permette la visuale sulla valle ove scorre il torrente Ussita. Si incrocia a dx una fonte dalla quale conviene caricare più acqua possibile, la successive fonti pastorali sparse qua e là tra i pascoli potrebbero essere in secca o comunque non funzionanti. Risaliamo i Fossi di di Acquamicciola e dello Sbalzo, transitiamo per un considerevole tratto all’ombra di una pineta e raggiungiamo i Piani di Pao. A sx insiste un rifugio di pastori con annessa fonte, ma come preannunciato, la fonte è in secca. Arriviamo ad un bivio dove a sx si punta il Monte la Banditella mentre dall’alto possiamo ammirare il santuario di Macereto ed il Monte Careschio. Giriamo a dx e continuiamo a salire per la carrozzabile che ora diminuisce di pendenza. Lo scenario che si apre è quello del massiccio del Monte Rotondo con la sottostante famigerata Valle del Rio Sacro. Durante il cammino incrociamo il tratturo che conduce al Casale Gasparri ma lo ignoriamo mantenendoci sulla strada principale. Agevolmente approdiamo sopra il Fosso il Vallone. Dalla Fonte delle Scentelle si nota il divertentissimo sentiero n.280-278 C.A.I. che serpeggia verso Casali. Siamo vicini alla Forcella del Fargno ma prima è doveroso scattare qualche foto al Fosso la Foce che con spaventosi salti di roccia culmina il Val di Panico. Eccoci al Rifugio del Fargno. Ci starebbe proprio bene una sosta con casomai un piatto di polenta e due tagliatelle al sugo di agnello. Ma l’anziano gestore del rifugio a malincuore ci informa di essere a corto d’acqua…non per sua negligenza certo ma a causa della ormai nota latitanza delle istituzioni preposte, le quali appaiono più preoccupate per la salute dei camosci che delle sorti di due persone anziane che offrono da circa mezzo secolo un servizio più che decoroso ed indispensabile presso questo importante rifugio sito a 1800 metri di altezza. Tra qualche imprecazione ci carichiamo le bici in spalla e intraprendiamo il sentiero n.274 che sale ad una sella tra il Monte Acuto e Pizzo Tre Vescovi. Durante l’ascesa ci godiamo il panorama sulla Valle del Fargno sovrastata dal Monte Rotondo, dalla Forcella Cucciolara e dalle Coste Vetiche. Giunti alla sella, altro scenario mozzafiato su Val d’Ambro dominata stavolta dall’imponente massiccio del Priora e da quella punta acuminata che porta il nome di Pizzo di Berro. C’è ancora un po’ da spingere sulle gambe prima di conquistare la vetta ma ormai ci siamo…. Pizzo Tre Vescovi (2092 m.) deve il suo nome al fatto che la sua cima è stata il punto di confine di tre diocesi: Camerino, Norcia e Fermo. Scattata la foto amicizia in compagnia degli amici di Sibillini-mtb e di alcuni bikers giunti da Novara per un assaggio di Monti Azzurri, ci prepariamo alla discesa. Quest’ultima non presenta particolari difficoltà ma qualcosa in me mi sussurra di indossare le protezioni. Dal sentiero n.273 scendiamo alla Forcella Angagnola. Sotto di noi la suggestiva Val di Panico e la parete del Bove Nord. Dalla Forcella Angagnola torniamo verso il rifugio del Fargno percorrendo un piacevole single track a mezza costa. Ma…proprio nei pressi del rifugio, dove un anno fa subii una caduta rovinosa, quest’anno torno giù molto più pesantemente riportando traumi in varie parti del corpo e fortunatamente solo una botta in testa…il mio casco si è spaccato ma ha retto l’impatto. Pazienza….un antidolorifico e claudicante seguo i miei amici per la veloce discesa in Val di Panico. La Val di Panico è una delle valli glaciali più belle dei Monti Sibillini con la tipica conformazione ad “U”. La bellezza dell’itinerario sta soprattutto per la possibilità di scoprire ambienti diversi passando dagli ambienti montani ai fondivalle. Il nome Val di Panico certamente non deriva dal timore che la dolce valle può suscitare, ma probabilmente da antichissime adorazioni di tribù pagane (Valle Pagana) in un tempietto, ora non più esistente, che si trovava sopra la sorgente. Oppure, più semplicemente, il nome deriva da panìco, un cereale coltivato anticamente in queste zone. Anche l’origine del toponimo di Ussita non è certo. Le ipotesi più probabili della provenienza del nome sono da “Exitus”, uscita, porta, valico o dalla tribù sannita “Ussiti” che si rifugiò sugli Appennini o addirittura da parole albanesi che significano “acqua impetuosa”. Anche se può sembrare strano, è doveroso visitare il Cimitero di Ussita per la sua imponenza architettonica dovuta alla sua origine di fortezza medievale (Castelfantellino). Tale fortezza fu voluta da Rodolfo II da Varano nel 1.380, devastata dai vari predoni nei secoli seguenti e poi convertita a cimitero per opera del Cardinale Gasparri nei primi ‘900. Oggi ne è rimasta in piedi solo la torre. Termina ad Ussita la nostra ennesima escursione tra i Sibillini. Ci resta soltanto da far visita all’amico Sabatino del ristorante Mezzaluna…eeehh…se non ci fosse lui a ristorarci a tutte le ore…se non ci fosse lui a placare la nostra fame immane ed a spegnere il fuoco sulle nostre gole arse…quando spesso ci attardiamo su quei Monti Azzurri…
CINGHIALE 02/06/2012 Ussita(MC)
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rpapero
05.06.2012 00:30