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Around S.Cristina |
Mi accingo a scrivere qualcosa sull’ultima escursione di “quelli che …il sabato mattina” mentre nelle orecchie suona dolce e strana la musica etnica (o quel che è) di Alan Stewell.
La musica è accattivante e veramente bella, ma stasera non sono in vena di ascoltare…
Le sonorità che richiamano una antica e druidica civiltà britannica non fanno per me. Mi piacciono un attimo, ma non sono mie. Figlio del rock, ammiratore della “west coast” del super gruppo CSN&Y , con una evoluzione culturale sul jazz rock di Chick Corea e Mc Laughin, decisamente fatico a digerire ghironde e cetre e arpe.
L’itinerario ci è stato consigliato dal gruppo hard di bikers salsesi.
Alla fine ne è uscito un signor giro di quasi 50 km con oltre 1300 di dislivello.
Posso tranquillamente affermare che la fame e la stanchezza finale sono ampiamente giustificate.
Tanto per scaldare le gambe saliamo lungo la via di Case Massari, e, successivamente, la riservetta ci da modo di sistemare la parte “tecnica” del nostro pedalare.
Le abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni hanno riempito d’acqua le grandi buche lungo il percorso. Se il sole e il vento hanno asciugato il sentiero, le pozzanghere (meglio i laghetti) sono li belle tranquille ad aspettare i ciclisti. Vedi lo specchio d’acqua che occupa tutto il sentiero, ma non sai quanto sia profondo e cosa celi il suo fondale. Dover mettere giù il piede è un attimo … ma se lo metti giù nel posto sbagliato … ti ritrovi con le ranocchie negli scarpini. E all’inizio del tour non è il massimo.
Scivoliamo veloci lungo la”Borotalco” fino alle porte sud di Pellegrino e di buona lena prendiamo la strada che porta a Vianino. Poco dopo lasciamo anche questa per una bellissima strada bianca che si inoltra nella assolata collina verdeggiante di prati appena tagliati. I “balloni di fieno” nei campi ad asciugare testimoniano il rito del “maggengo” nella stupenda operazione che è la “costruzione” del Parmigiano Reggiano. Su queste colline profumate il fieno odora ancora di antichi sapori, e il pregiato formaggio se ne avvantaggia in maniera considerevole. Entrando nel bosco Paolo e Luca improvvisano una volata nel sentiero momentaneamente in piano e stupendamente ombreggiato. Cosa abbia trovato Luca nella piccola buca non ci è dato di sapere, fatto è che quando arrivo (ultimo come sempre) lo trovo sporco, bagnato con la sua nuova Merida immersa nella pozzanghera. Vigliacca “la poccia”. Sembrava una roba da niente, invece è riuscita a contenere bike and biker e bagnarli per bene entrambi. Ce la ridiamo di gusto. La compagnia è bella per questo.
Proseguiamo e in un attimo siamo nelle vicinanza di un piccolo nucleo abitativo. Giriamo a salire.
La discesa ci porterebbe in Val Ceno.
Seguiamo il sentiero che segue l’ideale isoipsa lungo il versante sud del monte S.Cristina. Un divertentissimo saliscendi tecnico ci da modo di testare le nostre bici in bellissimi passaggi. Una salita a gradini rocciosi ci costringere a spingere il mezzo per qualche metro. Poco male. Poi un bivio.
Mica facile scegliere. Vogliamo arrivare a Castellaro abbastanza presto e seguiamo quello che a nostro avviso ci porterà presto a destinazione. Dopo un inizio tranquillo, la pendenza in discesa si fa impegnativa, l’acqua ha scavato solchi profondi che ci impegnano a fondo. Non è facile mantenere l’equilibrio e un paio di volte dobbiamo appoggiare i piedi.
Con un ultimo passaggio stretto e “sgarrupato” usciamo in strada. Siamo scesi parecchio, ed ora per arrivare a Castellaro dobbiamo risalire. Una bella strada bianca ci riporta fino all’abitato di Lusignani alto.
Siamo ormai sulla strada asfaltata. Un attimo di sosta e ne approfitto per cambiare la batteria della GOPRO.
Pochi metri in direzione Pellegrino e imbocchiamo un sentiero segnalato con fettucce biancorosse.
Ci reimmergiamo nel bosco fitto. Il frequente passaggio di moto ha scavato solchi profondi. La pioggia degli ultimi giorni ha riempito d’acqua parecchie buche e mantenere l’equilibrio è veramente duro. Poi dobbiamo evitare di finire a mollo nel fango.
Una volta asciutto, il sentiero, che ora percorriamo guardinghi e con difficoltà, deve essere una vera goduria.
Ci accorgiamo che, dopo una iniziale ripida discesa, ora stiamo procedendo in modo parallelo alla soprastante strada asfaltata. Sappiamo che dobbiamo andare verso il basso fino a fondo valle, quindi alla prima svolta a sinistra (che gira in basso) lasciamo il sentiero principale. Una bella discesa (anche se breve) ci porta in prossimità di un piccolo centro abitato. Una fresca fontana ci offre la possibilità di rinfrescarci e fare il pieno d’acqua. Anche se il bosco ci ha offerto ombra e frescura, la sete è tanta, e approfittiamo volentieri della acqua fresca. Poi via veloci.
Ci hanno detto che dobbiamo risalire un po’ prima di girare ancora verso il basso e andare in fondo valle.
Con ogni probabilità “gessiamo” il sentiero giusto e risaliamo troppo.
Niente paura. Troviamo nuovi riferimenti e puntiamo verso il basso. Un bel sentiero nei prati appena tagliati ci garantisce una emozionante discesa. Paolo “molla”la sua Scalpel e ci guida veloce.
Arriviamo nei pressi di una casa … e qui sembra finire tutto. Siamo a posto! Risalire è una bella fatica, ma soprattutto un grosso smacco morale. Anche il mio navigatore ha finito le pile e devo chiedere un attimo di sosta per la necessaria sostituzione. La sosta giova al mio navigatore ma soprattutto alle nostre menti.
Notiamo infatti un sentierino che corre parallelo al fiume e soprattutto nella giusta direzione. Più in la ci conforta la vista della strada che scende da Iggio. Prudenti ma speranzosi pedaliamo lungo questo sentierino che, dapprima esile, poi sempre più marcato ci rinfranca. D’improvviso scende ripido verso il fondovalle. La bici si lascia guidare che è un piacere, e il divertimento ha il sopravvento sulle preoccupazioni del “dove siamo?”. Si apre il bosco e ci troviamo davanti un bel guado. Lo passiamo di slancio e godiamo dei freschi spruzzi che le ruote lanciano sulle gambe accaldate. Al di la del guado Paolo ha un flash:
“Mi ricordo … venivo sempre a prendere il sole e a fare il bagno… siamo vicini al ponte”.
Riguadiamo.
La carraia che costeggia il piccolo torrente è ampia e… finisce presto. Siamo nella parte alta della fondovalle dove antichi mulini testimoniano un passato che stenta a riemergere e che, al contrario, dovrebbe essere valorizzato. L’alta valle dello Stirone è piena di piccoli corsi d’acqua lungo i quali erano dislocati mulini e piccoli centri abitati costruiti in pietra, vi erano miniere (d’oro?) e le attività agricole fervevano. Ora non rimane che una incredibile bellezza abbandonata a se stessa. Qualche casa ristrutturata risplende sui verdi versanti.
Per rientrare abbiamo mille e una possibilità, e, ovviamente, andiamo a scegliere una di quelle più impegnative.
E così dopo poca strada imbocchiamo un viottolo che sale ripidamente verso Besozzola.
E’ vero che in questo modo accorciamo il percorso, scavalcando la montagna invece di aggirarla, ma è anche vero che la salita che ci aspetta non è proprio insignificante.
Sto velocemente finendo le energie, e arranco in fondo al gruppo. Gli amici si allontanano velocemente davanti a me. Rimango da solo a sbuffare. Qualche attimo di beata solitudine non mi dispiace. Riprendo il mio passo e salgo tranquillo ma costante, cercando di allontanare la fame famelica che risale dal fisico ormai a corto di energie. La momentanea solitudine mette in risalto una natura che riacquista il suo ruolo primario. Le lucertole pestano leggere sulle foglie secche mentre cercano riparo fra i rovi, gli uccelletti se la cantano e se la chiacchierano tranquilli da un ramo all’atro. Un tramestio più “pesante” nel fitto intrico del bosco a fianco mi fa pensare al movimento di animali di stazza robusta. Sbuco in Besozzola all’ora chiave del desinare sabatino. Qualche televisione accesa, il rumore di stoviglie distribuite dalla “rezdora” sulla tavola in allestimento. Un gatto sonnacchioso aspetta sornione sul davanzale della finestra. Il profumo di soffritto colpisce narici e stomaco e destabilizzano violentemente le mie poche energie rimaste.
Un’ osteria aspetta paziente i clienti. Su una sedia, appena fuori, l’ostessa fuma un’ultima sigaretta prima del lavoro. Fra poco arriveranno gli avventori … mi fermo io? Non è nemmeno una brutta signora …
E’ evidente che non ne ho più e “strapenso”.
Poco più in la i miei amici mi aspettano.
Ora scendiamo rapidamente verso Grotta e poi prendiamo il taglio verso i campi da golf.
Con fare indifferente passiamo a fianco della Club House e ci lasciamo andare in discesa sulla invitante strada bianca. Si va che si vola, ma soprattutto si fatica poco. Sull’ultimo piccolo tratto di strada mi metto a ruota di Paolo e mi faccio tirare. Poi sui due strappetti appena prima di Salsomaggiore Paolo e Luca si producono in una lunga volata. Provo ad accodarmi, il primo lo reggo … l’ altro mi taglia, come sempre, le gambe . Desisto e, come posso, pedalo verso casa con le gambe che bruciano colme di acido lattico.
I soci mi aspettano per gli ultimi metri e abbiamo giusto il tempo per un saluto.
Bella escursione, davvero stupenda. Un po’ faticosa, ma molto molto bella.
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Come arrivare al punto di partenza
Da Milano o da Bologna
Percorrere l'autostrada del Sole A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo la direzione Fidenza/Fontanellato/Salsomaggiore Terme.
Da Brescia o da Genova
Dall'autostrada A21, continuare sull'autostrada del SOle A1 fino all'uscita di Fidenza/Salsomaggiore Terme, si prosegue seguendo le indicazioni prima per Fidenza e poi per Salsomaggiore Terme.
Da La Spezia
Percorrere l'autostrada della Cisa A15, uscire al casello Parma Ovest, seguire le indicazioni per Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Da Parma
Percorrere la "Via Emilia" SS 9 seguendo le indicazioni per Ponte Taro, Noceto, Fidenza, Salsomaggiore Terme.
Treno/Bus
In treno
Dalla stazione di Fidenza (distante 9,5 km circa dalla stazione di Salsomaggiore), servita dalla linea Milano - Bologna, prendere la linea per Salsomaggiore Terme.
Per consultare gli orari dei treni visitare il sito web delle Ferrovie dello Stato e il sito web delle Ferrovie Emilia Romagna.
Cartina
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Commenti
stefano alinovi
01.06.2012 22:13