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EREMO DI SANT'ANGELO IN VOLTURINO |
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Provenendo in auto da Teramo, fissiamo il nostro punto di partenza in bassa Vallefredda, in prossimità dei ruderi di un antico ponte sul torrente. Raggiungiamo velocemente la frazione di Macchia da Sole ove troviamo un primo punto d’acqua sulla dx in uscita dall’abitato. Iniziamo a salire, passiamo Valle Cupa ed in poco tempo svalichiamo nel versante di Valle Castellana. Ci lasciamo a sx la strada che sale al Colle la Ciuffa e proseguiamo diritti fino all’ostello il località la Cona. Svoltiamo a dx e ci inerpichiamo su una carrozzabile molto panoramica che permette un’ottima visuale sia sui Sibillini che su parte della Laga. Attenzione…la strada che si percorre, anche se appare agevole e pulita, di solito non risulta dalle carte C.A.I.. Soltanto la buona volontà e la costanza di gante che ama queste zone permette oggi di raggiungere comodamente da Leofara il Monticchio e la Sorgente della Cordella. Costeggiamo il Monte Tignoso attraversando stupendi prati verdeggianti fino a quando la nostra attenzione non viene richiamata dal guaire di tre grossi cani pastori a presidio di un gregge di pecore. Siamo sul Monticchio e cogliamo l’occasione per andare a scambiare quattro chiacchiere con il re di questi luoghi…il sig. Gino Monti. Questo simpatico signore se ne sta spesso nell’accogliente rifugio posto sopra la sorgente della Cordella, ci parla dell’inerzia delll’Ente Parco, dello stato di totale abbandono del reticolato di sentieri, del borgo fantasma di Laturo e di quel “pazzo” di Federeico Panchetti che sta dando anima e corpo pur di riportare Laturo al suo antico splendore. Dopo aver discorso del più e del meno ci congediamo da Gino Monti e scendiamo alla Cordella per poi proseguire verso la Croce di Corano. Costeggiato il Colle San Giorgio ecco davanti a noi lo spettacolo delle Porchie della Montagna dei Fiori. Arriviamo velocemente ad un bivio e prendiamo a sx. Si attraversa la Costa della Teglia e dopo un breve tratto in discesa svoltiamo a dx per una carrareccia che sale decisa ai piedi di un’imponente parete rocciosa. Ivi giunti troviamo l’indicazione per l’eremo di Sant’Angelo in Volturino. Obbligatoriamente ci si carica la bici a spalla e, se si possiede un briciolo di follia oltre che forza a sufficienza , si inizia a salire. La traccia nella prima parte è abbastanza clemente ma poi diventa una sorta di ascensore. In tutta onestà il Cinghiale consiglia vivamente di abbandonare la bici e proseguire con molta cautela. La salita all'inizio è segnata con dei paletti, poi con degli ometti di sassi. Non ci sono grosse difficoltà, però i segnali vanno seguiti con attenzione perché alcuni passaggi richiedono concentrazione in quanto ci si muove sopra balzi e pendii ripidi. L'ingresso della grotta, d'estate, è ricoperto da una vegetazione molto fitta e da una bella concentrazione di maggiociondoli. Sant'Angelo in Volturino è certamente il più noto dei numerosi luoghi di culto rupestri della Montagna dei Fiori. Ebbe il titolo di “archicenobio” e vi risiedeva un Priore Generale, capo di una congregazione di eremiti benedettini. Aveva alle sue dipendenze numerosi luoghi di culto delle Diocesi ascolana, aprutina, reatina ed aquilana ed era direttamente soggetta alla Santa Sede. L'ampia grotta misura all'ingresso circa 18 metri e così il muro, visibile solo per un piccolo tratto, che la chiudeva. Il lato destro della grotta è pressoché rettilineo, mentre quello opposto presenta due grotte. Quella inferiore è parzialmente chiusa sul davanti e, a giudicare dall'abbondante stillicidio e dalle tracce di acqua sulle pareti, doveva trattarsi della cisterna. Pochi metri più a monte si apre l'altra grotta, più grande, chiusa lateralmente dalle grosse mura che formavano il corpo centrale del luogo di culto, nella parte più interna della grotta. Dentro si notano diversi livelli come se ampi gradoni portassero alla zona absidale, ma riesce difficile risalire all'originaria planimetria poiché il tutto è sconvolto dai soliti "cavatesori". Torniamo ora indietro e raggiunta di nuovo la base delle porchie prendiamo la prima traccia a sx che, risalendo, attraversa stavolta in senso inverso la Costa della Teglia. Inizia la discesa. In corrispondenza di un tornante a dx svoltiamo a sx per un sentiero che scende tra parti e cespugli e lo seguiamo fino alle Cannavine. Qui troviamo una bella fonte pastorale dove potersi dare una rinfrescata prima della discesa finale. Pedaliamo sulla carrozzabile sino a incrociare una tabella di legno. Dalla tabella giriamo a sx e seguiamo il sentiero di dx che si affaccia sopra le rovine di Castel Manfrino. Scivoliamo per un bel single track che giunge ad un accogliente pianoro erboso. Troviamo la segnaletica C.A.I. che indica Castel Manfrino (a due passi), a sx le Gole del Salinello mentre a dx Macchia da Sole. Giriamo a dx , percorriamo una veloce traccia panoramica, ci lasciamo a sx il sentiero inferiore che porta sempre al castello e poco più in basso compiamo un’ultima svolta verso sx. Si abbandona il sentiero principale e ci si avventura tra i prati. Seguendo attentamente il passaggio riusciamo a scendere verso il torrente Salinello, lo attraversiamo e mantenendoci sulle tracce scavate dalle pecore, in leggera risalita torniamo al rudere dell’antico ponte da dove eravamo partiti.
CINGHIALE 01/06/2012 Macchia da Sole (TE)
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rpapero
01.06.2012 18:53