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Pellegrino P.se e il monte S.Cristina (pan e furmaj) |
Questa primavera anticipata invoglia ad andare...andare...andare...pedalare...pedalare.
E ho pedalato pedalato pedalato.
Uno stupendo obiettivo per i bikers è il monte S.Cristina che sovrasta lo splendido paese di Pellegrino Parmense. Il S.Cristina è una bella montagna di quasi 1000 m slm (963 per la precisione). Sulla sua cima si possono rilevare i ruderi di un antico quanto misterioso monastero.
Dalle pendici del S.Cristina sgorgano le acque del torrente Stirone che poi da il nome alla vallata che da Pellegrino scende verso la città di Fidenza.
Il S.Cristina è solcato (si può dire?) da decine di carraie che servono ai boscaioli per andare a fare legna nei boschi e poi trasportarla a Valle.
Quello che propongo con queste righe è uno dei tanti stupendi itinerari che si possono pedalare attorno a Pellegrino, e uno dei tanti itinerari che si possono pedalare per salire e/o scendere dal monte S.Cristina.
Questo percorso non è molto lungo (18 km), ma propone quasi 1000 metri di dislivello nel suo complesso. L'ho ricavato seguendo (più o meno) l'itinerario di una stupenda corsa trail che ogni anno si svolge in quel di Pellegrino. E' stato duro correrla...sarà divertentissimo pedalarla, specialmente in discesa (ehehhe!!)
Parto da un comodo parcheggio davanti alle scuole di Pellegrino. Per scaldare le zampe procedo tranquillo fino a Careno per strada asfaltata, ammirando il verde della collina in fiore. Passo la seria costruzione che è il castello di Pellegrino e proseguo fino al Santuario di Careno. Questa chiesa è stata mirabilmente restaurata da poco ed è sicuramente consigliabile una sosta per la sua visita (chiedere nelle abitazioni adiacenti). C'è anche una preziosa fontana per i "non si sa mai".
Proseguo per strada bianca fino ad un gruppo di case coloniche appena sopra la chiesa. Potrebbe capitarvi di essere avvicinati da un cagnetto rossiccio che abbaia. Nessuna paura si chiama Lassie(una vaga somiglianza) ma è buono e timido. Si limita ad abbaiare per attirare l'attenzione della sua padrona. La padrona è una signora anziana e simpatica che non disdegna due chiacchiere. Adesso si comincia a fare sul serio. La strada bianca diventa ripida e dissestata con molti sassi smossi che rendono problematica la progressione . Niente paura anche se si deve scendere. Si spinge per pochi passi e poi si può ricominciare a pedalare. Per un pò la strada è veramente brutta e si fatica parecchio soprattutto per lo stato del fondo. Superata una curva tagliata nella montagna bianca le pendenze calano e la pedalata diventa più fluida. Si rifiata. Procedo all'ombra del bosco.
Poi la strada bianca finisce e si tramuta in una ampia carraia in terra battuta. In caso di tempo piovoso diventa quasi impossibile salire.
Le pendenze aumentano di nuovo. Niente paura. Manca poco alla cima. Un ultimo strappo cattivo mi porta in vetta. Una carraia contorna un piccolo rilievo che rappresenta la cima. Una corona di bei faggi protegge gli ultimi resti di una antico e misterioso eremo. E' un bel momento per riposare un attimo, rifiatare (al limite per mangiare qualcosa) prima della lunga e interessante discesa. E' bello sostare un attimo in questo luogo anticamente dedicato alla meditazione. Normalmente l'unico rumore è generato dal vento che accarezza le fronde e il cinguettio divertito e divertente degli uccellini. E' molto bello restare in silenzio per "respirare" queste sensazioni. Inizio la discesa....E' difficile descrivere il susseguirsi di passaggi, a volte veloci, a volte tecnici, altre volte insidiosi. Posso solo dire che ci si diverte. Si può essere tentati di mollare i freni e scendere "a manetta". Direi che è bello, ogni tanto, rallentare per osservare il paesaggio boschivo che cambia. In alcuni momenti si può osservare la sottostante Val Ceno, più in la si incrocia il rivolo d'acqua che da origine al torrente Stirone.
La discesa non è solo discesa. Qua e la qualche strappo in salita interrompe per qualche attimo la volata verso il basso. A volte il sentiero è ampio è comodo, altre volte strettissimo.
Tra un'emozione e un'altra si arriva ad attraversare un caseggiato in sasso ancora bellissimo nonostante il degrado. Era la casa di due anziani fratelli che hanno vissuto qui fino a pochissimi anni fa (2 o 3) senza l'ausilio di qualsiasi ritrovato tecnologico (non avevano, meglio non usavano, la corrente elettrica). Si dice fossero ricchissimi e, nonostante questo vivevano come si viveva nell''800. Ora, invece di tornare al santuario di Careno giro verso il basso e ad occhio scendo, attraversando un bel prato in una bella strada bianca che si distingue bene.
Ora pedalo sulla strada bianca che resta in quota e mi porta ben sotto la chiesa. Ora giro le ruote verso il basso e per ampia carraia, fra i campi chiari, scendo veloce fino ai margini di Pellegrino . Ora ricomincio a salire, prima percorro la strada asfaltata che porta a Mariano/ Monte Salso, poi svolto rapidamente per una strada bianca che inizia a salire rapidamente e ripidamente. Dopo aver fatto il S.Cristina questa salita potrebbe sembrare banale, ma non è da sottovalutare. Stiamo percorrendo in salita la "borotalco". Il nome deriva sicuramente dal fondo estremamente polveroso dell'ultimo tratto.
Quando c'è molto secco la progressione è "curiosa". La ruota sembra risucchiata dalla polvere sottile, impalpabile e bianca (improponibile in caso di piogge recenti). La terra bianchissima abbaglia alla luce del sole di mezzogiorno. Sono appena sotto la chiesa di Mariano. Inizio l'ultima, veloce parte di percorso.
Mollo i freni e lascio correre la bici lungo una stupenda carraia che segue il fil di costa.
Si va che è un piacere. Dopo aver costeggiato un recinto lascio la bella carraia che va a passare una fattoria e mi butto in un bel bosco ombreggiato. La bici corre veloce incurante delle insidie del sottobosco. Ad un certo punto lascio il bosco e scendo per un ripido prato (attenzione in caso di forte rugiada).
Arrivo a fianco del cimitero di Pellegrino.
L'ultimo kilometro lo percorro piano piano con la felicità nel cuore per lo stupendo percorso, e un pò di tristezza per la necessità di dover tornare a casa...il lavoro mi attende.
Il tour è relativamente breve e facilmente ampliabile (utilizzando altri percorsi già descritti) ma di grande soddisfazione.
Vedrò di inserire fra poco, o nei prossimi gg il tracciato nella sezione itinerari.
Arriverà anche apposito filmato (un pò più in la).
Per ogni buon conto potete contattarmi per info o accompagnamenti.
La mia mail è :
stefano.alinovi@libero.it.
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Come arrivare al punto di partenza
Da Genova
Prendere l'autostrada A12, seguire la direzione per Parma, continuare sull'autostrada della Cisa A15, uscire al casello di Fornovo di Taro, seguire la direzione SS 9 "Via Emilia", proseguire verso Varano de Melegari, prendere la SP 30 Varano-Pellegrino Parmense.
Da La Spezia
Percorrere l'autostrada della Cisa A15 in direzione di Parma, uscire al casello Fornovo di Taro, seguire la direzione SS 9 "Via Emilia", proseguire verso Varano de Melegari, prendere la SP 30 Varano-Pellegrino Parmense.
Da Parma
Prendere la SS 9 "Via Emilia" e seguire le indicazioni per Ponte Taro, continuare sulla SP 357R e seguire le indicazioni prima per Noceto e poi per Medesano, proseguire verso Varano Marchesi e poi Pellegrino Parmense.
E' anche possibile , per chi proviene dalla A1 uscire al casello Fidenza/Salsomaggiore Terme, seguire le indicazioni per Salsomaggiore e una volta li proseguire per Pellegrino p.se /Bardi.
Si passa il valico di S.Antonio e si scende velocemente a Pellegrino (15 km circa da Salsomaggiore) . Chi arriva da Piacenza, gira alle indicazioni per Salsomaggiore al semaforo dopo Alseno. In località Scipione ponte, invece di girare per Salsomaggiore prosegue seguendo le indicazioni per Pellegrino Pse. Si passa sotto il paese di Vigoleno e percorrendo la fondo valle dello Stirone arriva a Pellegrino. Dal bivio per Salsomaggiore 20 km circa.
Cartina
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Commenti
Albynix
20.04.2012 00:30
Così lo vengo subito a fare!!!
Grazie