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MONTE MORICONE |
Non appena la neve scopre i sentieri che sovrastano la Valle Castoriana, quando i prati tornano a colorarsi di verde intenso tra i Colli dell’Acquaro ed il Monte Cavolese, il Cinghiale ode il richiamo di Sibillini-MTB e approda in terra umbra per tentare l’ennesima ascesa. Che il duo Barbonis/Rewersig volesse tornare a dominare le vette, era un fumus che già si percepiva dai contatti intercorsi durante la settimana. Oggi torniamo così a pedalare insieme alla scoperta del Monte Moricone. Piacere di conoscere Andrea…aggregatosi alla spedizione odierna. La nostra escursione inizia da Borgo di Preci. Ci dirigiamo verso Piedivalle transitando sulla S.P. per Norcia. Superato il paesino, scendiamo a dx alla suggestiva chiesa della Madonna del Ponte situata sull’argine del torrente Campiano. Prendiamo la sterrata che costeggia il corso d’acqua e poi si innalza sulla dx puntando verso Sant’Angelo. La pedalata risulta piacevole su questo tracciato in leggera salita. Si resta ammaliati dalla pace che regna sulla vallata e dagli antichi borghi di Campi Vecchio, Capo del Colle e Piè la Rocca. Siamo soltanto all’inizio e già si sfoderano le fotocamere per immortalare questi paesini abbarbicati sul fianco del massiccio montuoso che va dal Monte Patino al Monte di Campi. Attraversato un lungo viale sterrato all’ombra di querce, svoltiamo a sx, oltrepassiamo l’abitato di Coranoni e sbuchiamo sulla S.P. Giriamo a sx e velocemente, quasi affetti da allergia cronica al bitume, raggiungiamo l’antica chiesa di San Salvatore dove un frate fa capolino da un uscio secondario. Dopo una breve sosta fotografica imbocchiamo il sentiero 185 C.A.I. Costretti dapprima ad affrontare un ascensore su fondo smosso, ora possiamo pedalare in quota costante per poi scendere al fosso di Stigni. Attraversato il Ponte Romano, passiamo sotto la chiesa di San Macario per gustarci un bel single track che culmina dentro l’antico borgo di Acquaro. Affacciatici sopra l’abbazia di Sant’Eutizio, a sbarrarci la strada troviamo un gregge di pecore governate da un anziano pastore e vigilate dal cosiddetto “cane nero”. Il cane sembra essere in sciopero e di conseguenza, le pecore alla nostra vista, fanno dietro front scatenando le ire del pastore. Questi, vedendoci divertiti dalla scenetta delle pecore disubbidienti, inizia a brandire un bastone e con tono minaccioso, tra una bestemmia e l’altra, ci intima di stare fermi ed in silenzio. Noi ancor più divertiti, cercando di trattenere le risate, gli scattiamo pure qualche foto e sghignazzando riprendiamo la marcia verso Valle. Adesso la salita diventa davvero impegnativa. Il primo tratto su bitume ci toglie letteralmente il fiato. Quando abbiamo davanti la carrareccia che porta ai Colli dell’Acquaro…mbe… si inizia a sudare solo al pensiero di doverla percorrere. Facendoci coraggio a vicenda ed effettuando delle micro soste riusciamo a guadagnare il sentiero S.E.1 che porta al Monte Moricone. Una volta a quota 1200m, si assiste ad un nuovo teatrino con Peppe che, dalla sommità del colle, prende a pallottate di neve il resto del gruppo rimasto leggermente indietro. Ma la poca neve è l’ultimo pensiero visto che non intralcia quasi mai il nostro cammino. La visuale si apre sulla Valle di Visso, più in là, all’orizzonte il Monte Bove…e…Passo Cattivo col suo salto di roccia teatro (anni or sono) dell’ecatombe di pecore…di proprietà di qualche perente del Barbonis (fatto realmente accaduto a detta del Rewersig). Percorriamo una lunga sterrata che porta a Colle Viola. Qui incontriamo essere umani probabilmente saliti da Colescille i quali ci salutano sgranando gli occhi. Aggiriamo un grosso rudere e puntiamo stavolta il Colle Marinella. La vista cambia radicalmente spaziando adesso sul versante umbro. L’aria si fa più fina ed un piacevole venticello incomincia a soffiarci addosso….è il tipico soffio di vento che accarezza chiunque si approssima alla vetta. Ci siamo, Barbonis neanche a dirlo, già spara scatti a ripetizione per immortalare il momento. Siamo finalmente in vetta! Monte Moricone … in questa stagione può definirsi una conquista visto che non più di tre settimane fa eravamo sommersi dalla neve. Scattata la “foto amicizia” e vestiti i panni da discesisti, ci lanciamo giu dal monte in freeride tagliando di netto le Rovine. Viriamo a dx e andiamo a cavalcare il crinale del Monte Torre di Colescille. Questo luogo, nelle ultime ore che precedevano la nostra incursione, è stato oggetto di un grosso incendio ancora non totalmente spento. Siamo purtroppo costretti a fermarci per riflettere sul da farsi…entrare nella pineta che scende a Colescille sarebbe troppo rischioso…meglio evitare la boscaglia passando fra prati e cespugli ancora fumanti!!! Devo dire che quest’esperienza mi mancava. Mi sento una bistecca di cinghiale in cottura sul braciere mentre discendo il fianco del monte. Non c’è che dire…esperienza unica. Sbucati sulla carrareccia che sale da Colescille, sembriamo dei carbonai appena usciti da una miniera, tanto è lo sporco accumulato durante l’insolita discesa sui carboni ardenti. Neanche a farlo apposta siamo all’imbocco di uno stupendo single track che porta all’eremo di San Fiorenzo. Giacchè la mettiamo sul “religioso” continuiamo a scendere dalla traccia fino ad entrare all’interno dell’abbazia di Sant’Eutizio. Si raccomanda il massimo silenzio nel rispetto della sacralità del sito. Qualche minuto di raccoglimento ammirando l’architettura dell’abbazia, è proprio quel che ci vuole dopo un’escursione del genere. Guadagnata l’uscita, scendiamo velocemente verso Borgo di Preci. L’ultimo tratto è in volata su asfalto. Il nostro viaggio termina qui. I complimenti per la performance vanno ovviamente a Sibillini-MTB. Adesso però una fame immane sta prendendo il sopravvento…il Papero è dall’inizio del giro che scalcia come un mulo sognando un piatto di pasta alla carbonara….Peppe così, stanco di sentirlo mugugnare, ci guida tutti tra le gole del Nera fino ad attraccare a Visso, nella storica locanda “da Richetta”. La rituale scena da “Amaro Montenegro” si ripete anche questa volta, solo che, sotto i nostri visi stanchi ma sorridenti, anziché l’amaro Montenegro, passano qualche chilo di spaghetti alla carbonara, salsicce alla brace (giusto per rimanere in tema “incendio”) e vino rosso a volontà. Poi, al culmine di questa piacevole giornata, davanti ad un caffè seguito da Mistrà, le nostre lingue si sciolgono ancor di più e così via fino a congedarci….dandoci appuntamento alla prossima impresa.
CINGHIALE – PAPERO 04/03/2012 Borgo di Preci
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rpapero
05.03.2012 21:17