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FORCELLA ANGAGNOLA |
Panoramico, spassoso, elettrizzante, tecnico, appagante! Potrei continuare all’infinito con gli aggettivi ma non riuscirei a rendere l’idea su questo inedito capolavoro della coppia Barbonis/Reversig. Non è ancora l’alba quando col pandinobike inizio a macinare km su km per raggiungere il punto di ritrovo: Pintura di Bolognola. Sul posto, infreddoliti dal vento gelido che soffia inesorabile trovo il Dottore, Giacomo Castagnani, Sergio Barboni, Peppe Reversi e Matteo Lupidi. Barbonis si mostra subito preoccupato dalle condizioni atmosferiche che troveremo alla Forcella Angàgnola. Si perché è lì che siamo diretti oggi. Iniziamo l’ascesa verso la Forcella del Fargno pedalando lungo la brecciata che dapprima attraversa Campi Ripe e poi incrocia la Strada delle Catene. Peppe davanti ha già preso il largo, che Dio lo benedica, qualche giorno di convalescenza lo ha ricaricato a mò di “omino duracell” . Alla Fonte Bassete ci riforniamo di acqua facendo attenzione ad un lastrone di giaccio che attraversa la strada per intero. Ci affacciamo sulla Valle del Fargno, proprio in corrispondenza di un passaggio esposto, ove è collocata una targa. Il nostro pensiero va al biker Lorenz Costadedoi, rimasto vittima di una spaventoso incidente il 25 aprile del 2004 dove perse la vita precipitando da un dirupo…ora lui pedala tra le nuvole. Peppe, con lo sguardo verso Monte Rotondo, indicando le creste, già trama qualcosa per i tempi che verranno. Arriviamo al rifugio del Fargno (1821m). Il vento gelido che prima ci faceva battere i denti ed arrossiva i nostri occhi ora lascia il posto al sole del mattino, fino a quel momento rimasto latitante. Davanti a noi il massiccio del Bove, sotto la Val di Panico e più in là, lontana, affascinante come non mai, la Forcella della Neve! Ebbene si, ancora mi viene da pensarci…certi posti ti restano nel cuore. Tutto da godere è il sentiero 273 C.A.I. che dal Fargno sale alla Forcella Angàgnola. Forse due o tre punti ci costringono a scendere dalla bici ma per il resto si pedala che è una meraviglia lungo questa sorta di balcone sulla Val di Panico. In poco tempo siamo sopra. Forcella Angàgnola(quota 1924m). La vista da quassù è superba. Sotto i piedi Val d’Ambro, a sx Pizzo Tre Vescovi, a dx pizzo di Berro e Monte Priora. Obbligatoria foto di gruppo e pian piano, tra l’erba alta scivoliamo a Piane Regina. Ci si para davanti un paesaggio lunare.Questo sentiero 227 C.A.I. che si insinua tra le rocce mette a dura prova il nostro equilibrio ma come capo cordata c’è uno che l’equilibrio lo mangia a colazione: Matteo Dungey Lupidi! Quando lo segui a ruota è molto più semplice superare l’ostacolo, sai già un attimo prima cosa fare…basta riuscire a stargli dietro… e cosa semplice non lo è! Giungiamo al Casale Rinaldi dopo un “serpentineo” sigle trak. Ora la strada torna agevole e si arrampica sulla Pescolletta ma presto giunge l’ordine di girare a dx e puntare il Casale Ricci. Velocissima discesa e siamo sotto, proseguiamo per la Fonte del Faggio. Ci troviamo sul sentiero n. 226 (apprenderemo più tardi che è stato recentemente oggetto di pulizia da parte dell’ente Parco). Dieci - cento - mille Barbonis! Ha scelto davvero una stupenda traccia che si snoda tra boschi, prati, rocce, frane….e dove ognuno di noi esprime la propria pazzia. Matteo davanti è un animale da discesa, dietro Peppe lo segue filmando le sue evoluzioni, io faccio fatica a stargli dietro ma la forza sembra essermi tornata e mi permetto pure l’azzardo per quanto mi entusiasma stò tracciato. Non sono da meno Giacomo, il Dottore e Sergio che comumque te li ritrovi sempre alle costole pronti a tamponarti. Mi sento proprio bene oggi…anche quel fastidioso mal di schiena che mi portavo dal Tracciolino di Annibale pare darmi tregua. Dopo un lungo single trak approdiamo in un posto fantastico considerato “mistero geologico” e chiamato Balzo Rosso. Siamo sotto il monte Amandola e se proviamo ad alzare gli occhi ci gira quasi la testa essendo sovrastati da una parete di roccia che piove a picco. Balzo Rosso! Forse formatosi in seguito a catastrofici movimenti tellurici? Rimando ad altre sedi gli approfondimenti del caso. Sento un rumore….è il mio stomaco che inizia a brontolare…Appollaiato sopra una roccia vedo il Dottore che si pappa una tristissima merendina. Ma bisogna stare dietro a quegli indiavolati lì davanti perciò bici a spalla affronto, in compagnia di Barbonis, il ripido tratto del sentiero n.228 che porta al Rifugio Amandola. Sergio narra di escursioni fatte e di progetti per il futuro. Così dicendo la salita mi pare meno dura. Improvvisamente vengo investito da un invitante odore di carne alla brace. L’odore proviene dalla cucina del Rifugio Amandola. I nostri sguardi si incrociano e sento proferire da qualcuno la solita frase “vabbè giusto un piatto di pasta…e andiamo via”. Mestamente prendiamo posto a sedere vicino Ad un camino al centro della sala. Cosa mangiamo??....vabbè giusto un quatris di formaggi (stagionato, semi stagionato, fresco con erba cipollina e con peperoncino), salumi vari in bella vista, zuppa di fagioli, frittatina con porcini, coratella alla romana, tagliatelle ai funghi, strozzapreti alla norcina e carne alla brace per soddisfare il fine palato del Dottore. Ovviamente vino a caduta libera. Forse ci iniziamo un po’ a vergognare e rinunciamo al dolce. Per nascondere l’alito vinoso decidiamo per il caffè e dopo il caffè, l’alito a chi puzza di anisetta, a chi puzza di sambuca a chi di bombardino…. pensiamo sia meglio svignarsela non prima di aver recuperato Barbonis che nel frattempo ha attaccato discorso con un orso bruno che tracanna vino in continuazione. Si riparte e Sergio dopo un paio di pedalate subisce la metamorfosi divenendo irraggiungibile anche in salita. Inizia il teatrino. Il Dottore impreca e maledice l’abbondante cibo ingurgitato. Continua a pedalare ma i reflussi gastroesofagei gli mozzano il fiato. Giacomo prende la testa del gruppo seguito da Matteo mentre io me la rido con Peppe, Sergio e il Dottore che si beccano a vicenda. Deviamo a dx per un esile sentiero che comodamente ci riporta a Pintura. Siamo tornati! Davanti a noi il sole muore dietro le montagne e la telecamera di Reversig si spegne ancora una volta dopo aver immortalato l’ennesimo tramonto di un’ennesima giornata memorabile. Se questa è la mia vita…voglio vivere per sempre!!!
CINGHIALE 08/12/2011 Pintura di Bolognola
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barilotto
27.12.2011 22:23