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Castelcorniglio e la Val Pessola |
Ci sono luoghi che lasciano traccia dentro le persone, che incuriosiscono più di altri.
Ci sono situazioni che portano l’uomo ad andare a cercarsi in un posto piuttosto che in un altro.
Nella nostra provincia ci sono tanti percorsi per mtb, affascinanti, difficili, facili, panoramici, misteriosamente avvolti dal bosco….ma quando sulla guida “Trekking e Mountain Bike nella valle del Ceno” ho letto “L’Anello di Castelcorniglio” non ho resistito….e sono andato a farlo.
La Val Pessola la conoscevo già…
Sulla guida la descrizione del percorso è minuziosa, ho trasportato i dati sul navigatore e sono partito.
La guida consiglia di partire da CastelCorniglio, ma volevo godermi la Val Pessola in una pedalata contemplativa. La giornata era splendida…..che fretta c’era.
Ho lasciato la macchina appena imboccata la strada della Valle in una comoda piazzola appena prima del ponte sul Pessola.
I primi km sono di dolce saliscendi su strada asfaltata e mi sono goduto il primo sole primaverile, il primo verde, l’allegro cinguettare degli uccellini svegliati, finalmente, da questo sole sgargiante.
Il torrente è ricco di acqua di scioglimento della neve, limpida , fresca….amica.
Pedalando piano, ho tempo di guardarmi attorno e notare le formazioni rocciose che sovrastano la strada e il fiume. La montagna sembra tagliata con un coltello e dal taglio emergono figure stupefacenti.
All’improvviso sull’altra riva del torrente, appare il castello di Castelcorniglio. E’ là, ben mimetizzato, a guardia della Valle.
Riattraversato il Pessola sopra un ponticello sgangherato la strada cambia subito pendenza e giocoforza bisogna lasciar perdere i dolci pensieri primaverili e spingere sui pedali. Appena prima del Castello la strada diventa bianca, emi piace un po’ di più.
D’improvviso mi ritrovo a tu per tu col castello. E’ veramente bello.
In giro non c’è nessuno, nemmeno nelle case accanto. Proseguo seguendo le indicazioni sul mio navigatore, ma soprattutto i segnali CAI. Una freccia dice Case Raboini, si va di qua.
Riprendo il mio percorso, che, ora, corre su una larga carraia di pendenza discretamente forte. A causa delle piogge e delle nevicate il terreno è bagnato e ci sono molti sassi smossi. Qualche tratto devo farlo spingendo la bici. Il percorso è ben segnalato, fortunatamente, perché capita spesso di incrociare altre carraie.
Quando finalmente la pendenza cala un po’ mi ritrovo un albero caduto che sbarra la strada.
Intravedo una sella fra due cocuzzoli, secondo me, lì, scollino.
In effetti dopo un ultimo tratto passato a spingere il mezzo a pedali a causa del fango, sbuco in un ampio spazio dove convergono quattro carraie.
Qui in questo passo sorge una maestà molto ben tenuta e poco più in la c’è un ampio cartellone esplicativo sui sentieri della zona.
Bene…sono dove dovrei essere. I dati che avevo inserito sul navigatore sono precisi.
La carraia si mantiene ampia, dapprima in leggero falsopiano, poi decisamente in discesa.
La vista sulla vallata del Ceno sottostante è stupenda.
Mi fermo un attimo a guardare.
Con un ultima veloce discesa “noi” arriviamo all’abitato di Filippi.
Nei pressi di un piccolo campo da calcio una fontanella ci disseta con acqua freschissima “da fer croder i dent” (da far cadere i denti) .
I segni CAI dicono che vado bene.
Tra Filippi e Specchio c’è pochissima strada asfalta, ma tutta rigorosamente in salita.
Appena prima di entrare in Specchio si gira a destra e si ricomincia a perdere quota.
La via è inizialmente asfaltata, diventa, poi, una comoda strada bianca e quindi ampio sentiero.
In poche centinaia di metri il paesaggio cambia tre volte. Stupefacente!!
Dapprima il sentiero corre fra verdi prati, poi dietro una curva si entra nel bosco e, subito dopo ci si ritrova su un’ampia cengia a piombo sulla valle, con a fianco una stratificazione di arenaria e macigno veramente notevole.
Il fatto è che i sassi, i massi, sono tenuti insieme da sabbia, compressa quanto si vuole, ma sempre sabbia è; quindi sotto l’azione della neve, del ghiaccio, della pioggia e anche del sole, il legante si disintegra e i sassi cadono a valle.
E il sentiero è costellato di sassi smossi.
Quindi la splendida discesa è resa più interessante da questo slalom forzato fra il franato.
Più si scende e più la discesa si fa tecnica.
Mi sto proprio divertendo.
Ormai vedo le torri di Castelcorniglio. Il sentiero spiana e vado veloce….accc…ma qui non c’è più il ponte!!!! Frena!!
Bisogna attraversare il valloncello di un piccolo corso d’acqua, una volta c’era il ponte, ci sono ancora i manufatti dei basamenti, veramente antichi, robusti, doveva essere un ponte importante con un castello vicino. Qualche frana deve essersi portata via tutto!!
Indietro non ci torno, cercherò di guadare in qualche modo.
Guardando meglio vedo anche che ci sono, ben evidenti, i segnali CAI.
Si guada in tre dita d’acqua.
Molto bene, ma adesso bisogna spinger su la bici .
Pochi metri ma duri, si scivola, e poi è talmente ripido che bisogna salire a quattro mani.
Un ultimo sforzo e siamo su (la bici ed io) .
Ho capito dove siamo, Castelcorniglio è appena dietro quel prato.
Mi fermo a prendere fiato e mangiare una barretta e bere un goccio d’acqua.
Saluto il castello, mollo i freni e lascio andare la mia mtb.
Al ponte sgangherato c’è altra gente con dei cani
Ora, in facile, leggera discesa, ripenso al percorso fatto e alla sua bellezza.
Mi piacerebbe visitare il castello, ma l’ho sempre visto chiuso. Peccato.
Ripasso il Pessola ed ecco la macchina……
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Come arrivare al punto di partenza
Non è facilissimo e ci vuole attenzione. Da Fornovo si prende la strada per Varano Melegari-Varsi-Bardi. Poco dopo Varano sulla sinistra ci sono le indicazioni per la frazione Fopla. Si gira e poco dopo c'è la possibilità di parcheggiare l'auto in uno dei frequenti slarghi della strada.
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Commenti
stefano alinovi
30.10.2011 15:00
Sconsiglio l'autunno a causa della caccia al cinghiale...
Per ulteriori info
Stefano Alinovi guida mtb
stefano.alinovi@libero.it
su You tube al canale alinbike1 è possibile visionare il video del percorso