|
VAL TRAVENANZES - ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA |
Pensare che qui in ufficio nemmeno si immaginano che solo lunedì scorso, io e il mio amico Marco+ eravamo su alla Forcella Col dei Bos (2331 m), che bastava fare un salto per toccare il cielo !! pronti a scendere per la Val Travenanzes.
A volte penso che sono proprio fortunato.
Anche se ho un mutuo pesante da pagare, anche se mia moglie a causa della crisi ha perso il lavoro, anche se sarà difficile che la mia posizione lavorativa migliori in modo tale da avere un aumento al mio misero stipendio da impiegatelo metalmeccanico e che poi magari mi consenta di tirare economicamente qualche respiro e riuscire a fare qualche regalo alla mia paziente moglie o di programmare l’acquisto di una bella full che ormai sogno da troppo tempo…..
… si, siamo proprio fortunati io e il mio amico Marco+ : almeno pochi giorni all’anno noi riusciamo ancora a tornare bambini ed emozionarci di fronte a certi spettacoli della natura.
Siamo fortunati che riusciamo a passare con le nostre ruote ciccione su posti che molti non sanno nemmeno esistano o magari apprezzano solo in qualche foto o attraverso qualche raro documentario alla tv.
Forse saremmo tutti molto più buoni se ciascuno di noi avesse la voglia o la possibilità di trascorrere una giornata a respirare aria pura, a fare sana fatica ed ammirare certe bellezze.
Tanto per la cronaca : partiamo dalla pianura per raggiungere Cortina, prima di Fiammes ci fermiamo al “casoin” appena fuori del centro e acquistiamo un paio di paninazzi per 5,60 euro che poi ci daranno noie quando sarà ora di sistemarli negli zaini, ma non per sistemarli nello stomaco.
La giornata è bella, cielo leggermente velato e aria frizzante.
Parcheggiamo l’auto nei pressi degli uffici del Parco delle Dolomiti Ampezzane, poco prima di Fiames.
Scambiamo due chiacchiere con altri due bikers giunti li subito dopo di noi e che avevano deciso pure loro di passare una giornata in sella, quindi partiamo prendendo subito lo sterrato che parte dal parcheggio e si inoltra nella boscaglia verso il Camping Olimpia.
I tratti iniziali di saliscendi su sentiero di montagna ci portano nei pressi della località Cadelverzo dove affrontiamo un paio di km di asfalto per raggiungere la località Mortisa.
Ricomincia lo sterrato (segnavia 428) che ci porterà a Pezzie de Parù, passando per il carinissimo laghetto D’Ajal.
Tranne alcuni brevi tratti con delle rampe più decise questa prima parte del percorso è proprio ideale per mettere in moto le gambe.
Dopo una breve sosta al D’Ajal si riparte seguendo il segnavia 431; le pendenze diventano più decise ma non impossibili e si arriva a breve ad un piccolo casolare in un posto incantato, dove è possibile abbeverarsi ad una sorgente.
Il sentiero continua fino a Pezzie de Parù alternando tratti più o meno ripidi a brevi discese, il tutto condito con delle pozzangherone di fango che ci chiariscono subito le idee e ci fanno capire che lungo il nostro percorso, di umidità e melma ne troveremo e anche parecchia.
Infatti tra il disgelo relativamente recente e il meteo pazzerello delle scorse settimane l’acqua non manca ed i torrenti sono tutti belli e pimpanti.
Arrivati alla provinciale saliamo verso il Passo Giau per alcune decine di metri su asfalto per poi svoltare a destra sul sentiero che parte in corrispondenza di un tornante (segnavia 424) e costeggia il rio Falzarego.
Le pendenze diventano gradualmente sempre più importanti quindi il sentiero si restringe e ci costringe a scendere dalla sella per guadare il rio.
Faremo ancora dei brevi tratti a piedi perché il percorso diventa insidioso e molto ripido fino ad incrociare la strada asfaltata che sale al rif. Cinque Torri.
Siamo proprio la, sotto le Cinque Torri quando Marco+ dice che si fida ancora del mio fiuto e della mia esperienza di biker ormai rodato.
Io dico : “guai fare asfalto …è il bitume che consuma i copertoni !!!” quindi su per il 439 …solo che siamo subito di nuovo a piedi.
Pendenza tossica e fondo molto mosso ci costringono a spingere il mezzo almeno per 300 m , e Marco+ che è la, poco più in basso di me, spinge pure lui e immagino che borbotti qualche saracca lanciandomi pure qualche meritata maledizione.
Ritorniamo in sella poco prima di incrociare nuovamente la strada asfaltata che porta al rif. Cinque Torri.
Qui, in preda a non so cosa, comincio a mulinare i pedali e stacco sensibilmente Marco+.
Ci ritroviamo poi al tornante più in su: io ho già divorato mezzo paninazzo … prima di partire mi ero prefissato di arrivare proprio la per fare tappa con pausa pranzo.
Il panino era diventato come un’allucinazione che mi aveva spinto ad affrontare la salita con un ritmo forsennato.
Fagocitati i panini ripartiamo su una divertente discesa con alcuni passaggi tecnici che ci porta al Rif Bain de Dones.
Da qui scendiamo per poche centinaia di metri verso Cortina sulla strada del Passo Falzarego.
Svolta a sinistra per imboccare il sentiero 402 .
E’ uno sterrato con una pendenza abbastanza costante e con un fondo a tratti più sassoso, passa accanto al Cason de Rozes per poi incrociare il sentiero 412.
Continuando sempre in salita verso la forcella Col dei Bos passiamo in una breve galleria (non serve accendere i fanali).
Siamo appena oltre i 2000 m di altitudine e l’aria cambia quasi di colpo diventando più fresca, il paesaggio si apre offrendo dietro di noi, un panorama notevole sull’Averau e le Cinque Torri mentre la forcella è li sopra … ancora pochi colpi di pedale.
Circa 200 m prima di scollinare, dobbiamo nuovamente scendere e spingere la bici perché il sentiero si impenna inaspettatamente con alcuni scalini di roccia.
La Tofana di Rozes e li ferma in parcheggio sulla destra, davanti a noi i cartelli segnavia piantati sulla Forcella dei Bos, sulla sinistra una marmottona che ci accoglie con atteggiamento pigro; è strano ma anche se non c’è anima viva, sembra quasi che quel grosso roditore sia abituato a vedere la gente passare di li.
O forse, trattandosi di animale dalle abitudini estreme in grado di vivere e riprodursi in un ambiente inospitale come l'alta montagna, si trova a suo agio con noi bikers.
Ben mimetizzati con il paesaggio quasi lunare che si apre davanti a noi, si possono notare, ancora li dopo quasi un secolo, i resti delle trincee e degli appostamenti militari della grande guerra e poi il rio Travenanzes che sgorga proprio li davanti.
La visione d'insieme spettacolare: un paesaggio aspro e suggestivo che sembra come un gran canyon, rinserrata tra le pareti verticali delle Tofane e il Monte di Laguazoi e il Fanis a sinistra.
E qui inizia l’avventura della discesa dalla Travenanzes.
Perdonateci, lo sappiamo che è interdetta alle Bikes.
Molto prima di arrivare li, sono esposti anche dei cartelli di divieto ben visibili.
Dicono che salendo per una variante del 402 che porta, alla forcella Travenanzes più in alto, li non sia presente nessun cartello di divieto.
Però ci sono delle regole civili che regolano il transito in un parco naturale e che dovremmo rispettare.
Siamo i soliti italiani pizza, mafia, spaghetti !!!
In realtà il giro che avevamo pianificato doveva proseguire a piedi sul sentiero 412 per arrivare al rifugio Di Bona e raggiungere poi il Passo Posporcora, ma non abbiamo resistito alla tentazione di scendere invece dalla Travenanzes.
Potremmo giustificarci dicendo che c’è gente, anche più importante di noi (vedi i politici) che infrange tranquillamente le leggi macchiandosi di reati ben più gravi del nostro, ma sarebbe odiosa ipocrisia .
Non siamo certo un bell’esempio di bikers, forse andremo all’inferno senza nemmeno avere la possibilità di redimerci, ma almeno per un giorno abbiamo visto un po’ di paradiso.
Il single track segnavia 404 scende seguendo il corso del rio Travenanzes con una impareggiabile varietà di situazione e panorami.
Rocce, terra, sassi, ghiaia su cui bisogna “galleggiare” tratti decisamente impegnativi dove in diverse occasioni è necessario scendere dalla bici.
Ci teniamo a precisare che abbiamo avuto un rispetto quasi religioso del luogo incontaminato che stavamo attraversando.
Abbiamo prestato attenzione a non calpestare i fiori e a non danneggiare i sentieri o i tratti erbosi con sgommate o derapate varie, cercando quasi di non lasciare traccia del nostro passaggio.
Non abbiamo nemmeno scattato foto, che difficilmente riprodurrebbero l’emozione che ci lascia il ricordo di essere stati li.
Non ci vergogniamo di dire di essere scesi dalla bici molte, troppe volte, anche su tratti che normalmente in altre situazioni affrontiamo senza grossi problemi.
Qui è bene procedere con cautela sia per non rovinare i sentieri e la natura, sia perché una brutta caduta potrebbe compromettere seriamente la giornata.
Per non aver letto i cartelli, distratti da una cascata che scende dalla Tofana, sbagliamo anche traccia e imbocchiamo il sentiero che salirebbe fino al Rif Giussani, ne approfittiamo per addentare una barretta gusto Mela ma della consistenza di un copertone Kenda.
Fortunatamente in caso di difficoltà di deglutizione, l’acqua del rio Travenanzes è li ad un passo.
In sostanza il bello arriva quando raggiungiamo il cason Travenanzes (1965 m)., posizionato anch’esso in uno scenario incantato.
Iniziamo proprio qui a guadare a piedi (non abbiamo in dotazione il canotto) il torrente per la prima volta e da qui in poi di guadi ne faremo parecchi ed il torrente è bello carico d’acqua quindi attenzione.
Al Cason , breve sosta per godere del fantastico panorama idilliaco e per approfittare di una fonte per dissetarci, poi proseguiamo e… ancora rocce e guadi il tutto su un percorso che a tratti è quasi da inventare visto che numerose frane erosive hanno praticamente cancellato la traccia.
Dopo aver superato un ponticello in legno, entriamo nel tratto in cui la valle diventa molto profonda e il sentiero a tratti è abbastanza esposto e qui è bene essere lucidi ed avere molta cautela.
Comprendiamo che forse uno dei motivi del divieto bici è anche la presenza di questi tratti esposti : un errore qui potrebbe avere conseguenze fatali.
Dopo la zona esposta passiamo sopra una lingua di neve sotto un tratto di parete quasi verticale della Tofana di Dentro dalla quale scende una pioggia d’acqua molto estesa che vista poi da più lontano, sembra quasi una tenda di seta che ricopre la parete scura della montagna… spettacolo eccezionale e forse tipico del periodo primaverile!!.
Poi si entra nel bosco con fondo compatto infine un ultimo guado, una strada bianca molto ripida, il ponte dei Cadoris e si arriva ad incrociare lo sterrato che scende dalla Val di Fanes.
Una volta giunti qui era d’obbligo visitare anche la cascata di Fanes.
Siamo poi ripartiti sulla larga strada bianca segnavia 10 e successivamente a destra seguendo il segnavia 417 che costeggiando in falsopiano il Boite verso Cortina siamo tornati al campeggio Olimpia e quindi al punto di partenza di questo giro indimenticabile.
Oltre alle considerazioni già fatte riguardo i divieti ci sentiamo di dire che questo itinerario può essere apprezzato solo se si un po’ dei “puristi” della MTB.
Le cose belle si guadagnano con sacrificio e qui bisogna essere disposti a fare un po’ di fatica, avere spirito di adattamento, scendere dalla bici, spingere, superare tratti pietrosi e ostacoli vari , bagnarsi più volte i piedi e le gambe, sporcarsi e sporcare la bici di fango, riempirsi le scarpe di ghiaino, patire un po’ il caldo e un po’ il freddo e non aspettarsi poi sentieri o single tracks sempre uniformi e filanti.
Abbiamo intrapreso questo giro con uno spirito di ammirazione e rispetto verso la natura.
La lunghezza, il dislivello, le condizioni dei sentieri e la nostra preparazione ci avrebbero consentito infatti di impiegare un tempo considerevolmente inferiore, ma valeva la pena soffermarsi ad ascoltare i silenzi, il rumore dei torrenti, ad ammirare i colori e l’imponenza dei panorami, cose che rimarranno stampate nella nostra memoria.
Nonostante le gambe siano abituate prevalentemente al gesto atletico della pedalata oggi risentono leggermente dei tratti di ripido sentiero affrontati a spinta.
Qualche dato tecnico :
sterrato 36 km di cui poco meno di 1km da fare a piedi suddiviso in vari tratti
asfalto 4 km
dislivello 1570m
guadi coi piedi in acqua almeno 7
consumi : 1 panino, 1 barretta e circa 1 litro di bevanda definita integratore salino
frequenza cardiaca media (anziano cicloturista): 99 bpm
Scarica la nostra app gratuita per navigare gli itinerari e mandarli al Garmin: ANDROID, iOS
Cartina
Se l'itinerario è incompleto o presenta dei problemi segnalacelo attraverso il nostro modulo di contatto: Modulo di contatto.
Commenti
picasso70
22.06.2011 15:28