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Ojos del Salado |
Da quando un cileno me ne ha parlato a Santiago è diventata la mia ossessione, salire la vetta del vulcano più alto del mondo!
Con la bici chiaramente
Sono già stato sopra i 4000 parecchie volte quindi pedalo senza problemi fino al Paso di San Francisco a 4600m, mi concedo un giorno di relax alla Laguna Verde e poi su verso i 5000!
Un gruppo di alpinisti Argentini con jeep mi aiuta a portare le borse della bici e riesco a pedalare fino ai 5300m del rifugio Atacama senza problemi dove mi accolgono con urla da stadio, mi offrono un piatto di gnocchi e del buon vino ed il posto migliore con tanto di materasso dentro al rifugio.
Il giorno seguente mente loro pensano di riposare io carico le borse e pedalo, "dove vai?" mi chiedono ed io rispondo in su. Pedalo ancora a pieno carico verso una rampa mortale ma le forti pendenze, la neve e l'altura mi impongono un lungo spintage.
Riesco a raggiungere nel primo pomeriggio il mitico container, il refugio Tejos a 5800m.
Dal libro delle visite mi rendo conto che due cileni sono arrivati proprio qualche settimana fa con un 4x4, si c'è una strada sterrata che arriva qui! E prima che nevicasse hanno raggiunto la vetta con bici da enduro, io invece sto pedalando con tenda, sacco a pelo, acqua, cibo per 15 giorni e benzina per cucinare!
Smonto i portapacchi e tutto quello che ho di inutile sulla bici e provo a salire un poco, mi sento benissimo e fa caldissimo ma la neve è molle.
Un gruppo di ricercatori Ungheresi che stanno qui da due settimane mi riporta alla triste mentalità Europea: mi ignorano, non vogliono parlare, nè cenare insieme né offrirmi informazioni sulla neve ed il vento, voglio gli Argentini!
Passo la notte senza riposare bene ma so di aver due o tre giorni buoni con poco vento e decido di salire, alle 4 mi sveglio e fa un freddo cane! Ho mal di testa e torno a dormire ma fa troppo freddo e rimango li ad aspettare la motivazione.
Alle 7 di mattina il più vecchio degli Ungheresi mi dice vai, passa i seimila e scendi. Io vorrei rispondegli stocazzo vado in vetta ma sto già imprecando al fornelletto per scongelare la neve per farmi un'avena ed un mate di coca.
Parto con bici in spalla!
Neve dura croccantella, vista che ad ogni passo trova un orizzonte sempre più aperto, vento che taglia la faccia, dita delle mani che ringraziano l'arrivo del primo raggio di sole... il fiato si accorcia, mastico foglie di coca, riposo, è dura! Non avevo mai fatto così fatica in vita mia ma sono sopra i 6000.
A 6200 vado in crisi, mastico altra coca e riposo.
Quei video del Bonatti che dice a quelle quote fai un passo avanti e due indietro... ora sono la tremenda realtà e lo capisco.
Arrivo a 6300 stremato, mangio tutto quello che mi rimane ma non serve e provo con altre foglie di coca.
La motivazione è ancora forte ma perdo un pò la traccia della spedizione Russa che era salita il giorno precedente e mi ricordo le parole "mucha niiieve"
Sono quasi le 13.00 ed il sole ha reso il cammino difficilissimo sciogliendo la neve che ora mi arriva quasi al ginocchio.
Proseguo per pochi metri, mi accordo che non ce la farò mai, sono ancora lucido e mi fermo, lascio la bandierina "forza JAG" che mi dava protezione da lassù e punto al Tejos per portare a casa la pelle.
Se il garmin non mente avrò raggiunto quota 6654m!
Ho una bici rigida e la neve fa schifo, metà della discesa sarà un inferno ma poco importa, mi basta fare pochi metri in sella e mi sento un dio.
Passo un'altra notte da schifo con poco sonno ed un pò di nausea e freddo (-26°), ho provviste per quattro giorni "forse" e decido si scendere.
Per la via del rientro decido di fermarmi un giorno extra al Paso di San Francisco e scalare l'omonimo Nevado.
Anche qui il freddo delle prime ore del mattino è mortale; spingo e spallo con la bici fino a rendermi conto che non riuscirò mai a scendere in sella, però stavolta raggiungo la vetta e come dicono qui "cumbre o muerte!"
Soddisfatto per la magnifica esperienza torno a valle nell'incantevole Fiambalà
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lazzadielle
17.03.2020 11:22