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IL MONTE CENSO DA ANFO |
Partiamo dal parcheggio appena dopo il ponte di Idro e prendiamo la direzione nord, pedalando proprio “sul lago”, o meglio a pochi centimetri dall’acqua dove le riprese on board e le fotografie vi ruberanno qualche minuto in quanto è davvero un tratto molto spettacolare. Giunti ad Anfo, dopo essere sbucati sulla strada principale, gireremo a sinistra per la classica salita al Baremone. E’ su asfalto secondario ma le pendenze sono accettabili e soprattutto la zona è naturalistica al massimo. Proseguiamo fino al Coca Chetoi a 895 mt, dove a destra inizia il n.433 per il monte Censo. Il panorama ora si apre e sarà impegnativo ma tutto pedalabile fino al tratto finale per la cima che raggiungerete con pochi minuti di spinta. La sommità del Censo è a 1013 mt: un’elegante cima dall’inconfondibile aspetto piramidale. E’ una panoramica altura che domina l’intero lago d’Idro sui cui fianchi sorge anche una delle più maestose e meglio conservate fortificazioni napoleoniche d’Italia, la Rocca d’Anfo, un vero e proprio sbarramento a protezione di possibili invasioni da parte dell’Impero asburgico. E’ una fortificazione che occupa un’ampia area sulla sponda destra del Lago d’Idro, situata all’incirca a metà del lago, in una posizione da cui si controlla facilmente un lungo tratto della strada di fondovalle che collega la montuosa regione del Trentino con la Pianura Padana. Fin da tempi remoti, si parla di quando l’Impero Romano si smembrò, quindi nel V° secolo, questa zona della provincia di Brescia fu un territorio di confine tra due poteri contrapposti tra loro e questo stato di cose, pur modificandosi un poco nel corso dei secoli, rimase tale fino al termine della Prima Guerra Mondiale, quando il confine fu spostato più a nord. La fortificazione valsabbina, nel corso dei quasi quattro secoli fu di proprietà del governo veneziano, spesso protagonista di importanti battaglie, come attacchi armati ed assedi, e fu ammodernata alcune volte per mantenerla efficiente e commisurata alle nuove armi che venivano adottate dagli eserciti. Verso la fine del XVIII° secolo furono i soldati agli ordini di Napoleone ad attaccarla, ma in quel momento non era più nelle mani dei veneziani, era stata occupata dai soldati austriaci, allora nemici
della Francia. I soldati francesi la conquistarono consegnandola al governo della nuova Repubblica Cisalpina che, pur mutando forma istituzionale dominò anche questa parte del Nord Italia fino alla caduta di Napoleone nei primi anni del XIX° secolo. Fu in questi anni che la fortificazione, pur essendo, suo malgrado, coinvolta in grandi manovre belliche, subì la radicale trasformazione che la portò ad essere considerata uno dei gioielli dell’architettura bellica napoleonica. L’avvento della dominazione austriaca sul Nord Italia, quindi anche su questa zona delle Prealpi Bresciane, interruppe i lavori di ampliamento della fortezza valsabbina che vennero ripresi solo molti anni più tardi quando le sorti della giovane Italia erano rette dal governo sabaudo. Quando anche il Regno d’Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale, era il 1915, la Rocca d’Anfo era un’efficiente ed
ammodernata macchina da guerra coadiuvata da due nuovi forti edificati nelle vicinanze. La vittoria italiana ed il costituirsi di una nuova linea di confine più spostata verso nord le tolse importanza e quando l’Italia, venticinque anni più tardi, entrò nella Seconda Guerra Mondiale la fortificazione valsabbina ricoprì un ruolo del tutto insignificante nel conflitto. Nel secondo dopoguerra divenne un deposito esplosivi, una Polveriera, ma nel corso degli anni fu gradualmente smobilitata e nel 1975 fu definitivamente abbandonata dai militari che, però, ne mantennero il possesso.
Notevole il panorama che si può ammirare dalla cima del Censo: sotto di noi l’intero lago d’Idro con bella vista in particolare sugli abitati di Anfo e di Vesta. Verso Sud la mole del monte Paghera, a Est il monte Stino e, poco più in là, il monte Manos. Verso Nord la valle del Caffaro e l’alta Val Sabbia, mentre dietro di noi, a Ovest, la mole dolomitica di cima Meghè e, più vicina, l’erbosa cima Valcaelli. Ora si riparte e si ritorna per circa 120 mt lineari dal punto dove siamo giunti per prendere la bellissima discesa sul n.433 che tra tornantini e traversini da sballo ci riporterà ad Anfo. Direi morbiba ma anche croccante.
GIRO CONSIGLIATO PER MOUNTAIN BIKE ALL MOUNTAIN O ENDURO e E-BIKE
BUONA PEDALATA
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IDRO (BS) - PARCHEGGI DOPO IL PONTE
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