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MAROCCO: UN'ESPERIENZA CHE VA OLTRE IL VIAGGIO... |
RACCONTO DI ANDREA PASQUALINI..COMPAGNO DI VIAGGIO..
Il Marocco in bici è stato, nel nostro piccolo, un viaggio un po' "contro".
Come dice Paolo Rumiz, abbiamo fatto i "migranti al contrario" e, una volta tanto, gli ospiti, i bisognosi, quelli in cerca di una mano siamo stati noi.
Un viaggio che ha mandato in pezzi tutti i nostri "pre" :pre-giudizi, pre-concetti, pre-sunzioni, pre-venzioni.
Lo abbiamo fatto guardandoci ben bene attorno, su due ruote volutamente lente perché, noleggiate a Marrakech, non hanno dato certo prova di solidità.
Quindi, il voler forzare le andature le avrebbe messe a serio rischio rottura.
Il pericolo concreto di doverci fermare dopo due tappe, sulla strada per M'semrir, a causa della rottura del cuscinetto alla bici del Trucy, è stato risolto dalle mani abili di Youssef, che, in pieno deserto in mezzo al nulla, ha ricacciato fuori un antico pezzo di ricambio da una ruota preistorica!!!
Salvi e grati a questa persona che, dopo averci visto appiedati, ci è corsa in aiuto!
Una scena emblematica di tutto il viaggio : noi scoraggiati in odor di carogna, lui che ci porta a casa sua, la moglie che ci serve un buonissimo tè alla menta, il pezzo di ricambio che salta fuori e la strada può continuare.
Abbracci, strette di mano, qualche euro e la mia giacca a vento per i suoi bambini infreddoliti.
Importantissimo, il giorno prima, anche l'incontro con Ismael che ci ha ospitato nel suo campeggio e fatto mangiare uno strepitoso tajine di verdure!
Fortissimo questo ventenne, carico di energia positiva e spiritualità, che ci ha a lungo parlato del suo rapporto con la Terra, del prendere da Essa solo quanto necessario, del condividerlo poi con i montanari, fratelli nelle fatiche del lavoro.
Sorridente e incuriosito da noi e dal nostro giro sghembo!
Il Professore, altro personaggio incredibile, ci sconsiglia a ragione di proseguire la tappa : ci sarebbero aspettati altri 42 kilometri di sterrato, impossibili da affrontare alle due del pomeriggio. Ce ne siamo accorti il giorno dopo, quando la sola salita ci ha visto spingere la bici per diciotto chilometri sui sassi fino ad un passo, a 2.400 metri, freddo e ventosissimo. Piantar la tenda in quella zona sarebbe stata dura.
L'occasione ci è propizia : il Prof. ci invita a casa sua ed è un incontro bellissimo!!
Unica persona che ha chiamato la giovanissima moglie a condividere il tajine con noi, scopriamo che ha studiato sociologia e ha due figlie piccole.
Ci dice : "Veder sorridere la mia famiglia è la felicità più grande! Grazie per essere miei ospiti".
Difficile dargli un'età ma sarà sicuramente sopra i sessanta.
Ci apre la sua casa, ci offre un corroborante tè alla menta e invita a cena per le otto di sera.
Abbiamo tempo per girare il paesino : una strada, un albergo, due negozietti e il bar dove entriamo a vedere la partita. Siamo a duemila metri, inizia a far fresco e le montagne attorno hanno il cappuccio di neve.
Siamo presi d'assalto dai bambini, che ci chiedono qualsiasi cosa.
Già...i bambini...
Bisognerebbe scrivere un libro solo per loro!
Ti trapassano il cuore ogni volta che, all'ingresso dei paesi, ti accolgono col loro "Bonjour Monsieur" e ti danno la mano per battere un cinque.
Mi sono sfilato tutti i braccialetti e le spillette per darli loro..."Un Dirham, Monsieur"...una monetina.
Ti strappano qualsiasi cosa penzoli dal portapacchi della bici, ma non ti puoi fermare : sono tanti, troppi, hanno freddo, spesso fame e ti assalgono!
Accidenti!! Maledetto mondo!!! Hanno l'età dei miei nipoti!!
Ricacci indietro le lacrime e, come ha detto il Trucy, vorresti caricare il furgone di caramelle e fare un giro per tutti i villaggi...anche se sai che non basta!
Il nostro Prof. si dimostra una importantissima miniera di informazioni sul Marocco e la situazione politica.
Apprendiamo che l'attuale re, che ha sostituito il padre, è sicuramente migliore del genitore : ha "allargato le maglie" della tolleranza, fatto concessioni alla gente, aperto strade e vie di comunicazione, stemperato tensioni sociali che il padre aveva invece alimentato. In precedenza, non era neppure concesso parlare del sovrano in pubblico, figuriamoci lamentarsi : aveva spie dappertutto e le rappresaglie contro i contestatori erano tremende. Sarà...sempre un re resta.
I berberi, i montanari che abitano l'Atlante, sono stati islamizzati con la forza e non si sentono per nulla mussulmani. Sono animisti, attaccati agli Dèi della natura, alla montagna, rispettosissimi dell'ambiente che amano, conoscono e difendono.
La tutela dell'ambiente, il cibo senza veleni, la produzione "bio", si fa largo sulle alture, così come una certa cura per la pulizia lungo le strade (che, tranne qualche caso, abbiamo sempre trovato senza immondizie). Il tutto, promulgato da diverse associazioni presenti sul territorio.
Ripartiamo il mattino dopo, carichi di voglia di pedalare, con tanta strada davanti.
Lo spettacolo è impressionante, giorno per giorno : vallate infinite, torrioni di roccia che sembrano Monument Valley, spazi enormi e completamente deserti che si alternano a corsi d'acqua dove brulica la vita, le piante, le coltivazioni!! Ogni tornante, ogni curva, porta con sè il fortissimo profumo delle mele selvatiche, i colori ocra dei calanchi di roccia, la polvere di sabbia che ci investe e penetra i vestiti, portata a zonzo da un vento fortissimo! Inebriante!
Nella conta dei numerosi incontri di questo breve viaggio, uno dei più interessanti è stato quello con Sidi e la sua famiglia.
Venivamo da una tappa di novanta chilometri, durante la quale avevamo incontrato due paesini piuttosto poveri e miseri. Niente altro. Né un affittacamere, né un alberghetto...il nulla.
Arriviamo a Naour, microscopico villaggio di contadini e allevatori, salutando a malincuore la montagna berbera che ci ha ospitato per una settimana abbondante.
Qui siamo fuori da qualsiasi rotta turistica : la strada principale porta a El Ksiba, cittadina che vedremo l'indomani, e il paesino in questione ha due bar e basta.
All'incasinatissimo souk, troviamo strepitosi panini con fegato e frattaglie che ci faranno da cena. Stasera si campeggerà da qualche parte. Farà anche freddone, visti i 1.400, ma siamo attrezzati.
Ci avviamo spingendo le bici in direzione del minareto : di solito, nei pressi delle chiese cristiane di campagna, si trova un prato e un rubinetto ma ahimè, qui non c'è nulla di ciò.
Rassegnati, voltiamo le ruote verso uno spazio vicino al campo sportivo.
Ci ferma un simpatico signore, che ci propone un tè caldo e noci!
Accettiamo con entusiasmo, visto che la sera sta arrivando e con essa le basse temperature.
Accidenti, stavolta è dura : qui non parlano nemmeno il francese, neanche una parola!
E' divertente comunque spiegarci a gesti e Sidi ha una mimica impeccabile!
Ci presenta la moglie, che poi sparisce a prepararci il tè, e ci fa vedere le foto sue e della sua famiglia.
Che forte questa gente!! Orgogliosa, ospitale, curiosissima e attenta, ci osserva, guarda compiaciuta i nostri apprezzamenti al cibo, al tè, al Paese, alla montagna...è uno scambio bellissimo!
Arriva il figlio più grande, che traduce col cellulare dall'inglese, e ci fa la concreta proposta di fermarci per la notte e la cena!
Che, poi, più che una proposta è una vera e propria simpatica imposizione!
Accettiamo impossibilitati al rifiuto, e ci accomodiamo in uno stanzone sotto lo sguardo attento del padrone di casa.
Nel frattempo, si chiacchiera un po' col figlio piccolo che studia francese a scuola, ed è bellissimo confrontarci su quanto ci sia di buono in Marocco e Italia...uno pari e palla al centro!
Anche se con la pancia già piena, ci arriva un tajine di proporzioni pantagrueliche che condividiamo con loro, all'invito "Mange,mange"!!
Tante chiacchiere, più gesticolate che parlate, una bontà commuovente nel poco che hanno ma che, per noi, stasera è davvero tutto!
Un tappeto che ci fa da materasso, i nostri sacchi a pelo, una coperta meravigliosa e la pancia piena : se Allah esiste, stanotte ci vuole davvero bene!!
Domattina si ripartirà per Beni Mellal, Inch'Allah...
La degna conclusione nella bella Essaouira, dove ci asciugheremo le ossa per qualche giorno, completa un viaggio che, seppur breve, ci ha dato una bella pedata nel sedere.
Si è confermato, se ce ne fosse stato bisogno, di non dare mai per scontate né la libertà né la gioia.
Entrambe costano fatica e c'è chi, per raggiungerle, ha lasciato tanto se non tutto.
Solo "toccando con mano" le persone, solo mettendosi ai piedi le stesse loro scarpe, si capiscono veramente le loro vite e i loro sentieri.
Le leggi, quelle che davvero sono importanti, non le hanno scritte gli uomini anzi : le hanno già trovate fatte in natura e, quelle volte in cui riescono ad avvicinarvisi, diventano Fratelli.
Andare a fondo nelle cose, sporcarci le mani, ingrassarci le dita con l'unto della bici, consumare scarpe e scarponi, percorrere strade sterrate e polverose sono cose che servono sempre!!
Così come prendere SEMPRE la parte della povera gente, degli ultimi della classe, degli sfigati!
Sono i più interessati, i più curiosi...i più veri!
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Commenti
gippolotto
05.12.2018 22:46
Un saluto