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Parenzana |
21.08.2015
Si parte dal parcheggio sul mare prima dell'entrata nell'abitato di Muggia. Si prende la strada per Trieste e dopo 300m si trova l'attraversamento della ciclabile.
La pista ciclabile risale il fiume lungo l'argine destro del rio Opso per entrare tra le case della frazione di Rabuiese, dopo un breve tratto di salita il percorso ritrova il sedime della vecchia ferrovia. Passato il confine con la Slovenia (seguire ciclabile D8 fino in Croazia), continuando in leggera salita si giunge a Scoffie. Si prosegue per poco nell'abitato per poi percorrere un tratto nel bosco che scende dolcemente verso Decani dove troviamo la stazioncina ottimamente conservata.
Campagne e vigneti accompagnano il pedalare e ci restituiscono profumi e colori dell'Istria più genuina. Dopo la frazione di Bertocchi, appena superato il fiume Risano, inizia un tratto più urbanizzato, che ci porterà a percorrere la strada asfaltata e trafficata che attraversa la Val Stagnon (Riserva nazionale) e quindi a lambire la città di Capodistria.
Si costeggia l'autostrada e si arriva alla zona commerciale di Koper, attraversato un sottopasso, si incontra la vecchia stazione, anch'essa ottimamente conservata e trasformata oggi in un coloratissimo negozio di fiori, che spiccano ancor di più nel contrasto con le pareti in arenaria scura.
Ancora un piccolo sforzo e, dopo alcuni attraversamenti stradali e sottopassaggi ciclo-pedonali, si arriva, nei pressi di Giusterna, nuovamente al mare che ci accompagnerà, tenendo la destra, fino alla deliziosa cittadina di Isola d'Istria.
Arrivati a ridosso dell'ingresso al centro cittadino, svolteremo a sinistra, attraversando lo stradone, per ritrovare le campagne istriane e lasciare, almeno per qualche chilometro, l'asfalto a favore di un terreno sterrato, sicuramente più impegnativo, ma anche più gratificante. Dopo una leggera salita incontriamo il primo tunnel del percorso, quello di Saleto, lungo 213 metri e illuminato, che ci traghetterà nella valle di Strugnano, verde e rigogliosa, dolcemente sali-scendi. Superato il bivio che porta in paese, ci si infila nella seconda galleria, la galleria Valeta che attraversando il monte Luzzan, in lieve salita, dopo poco più di 500 metri ci porta dritti sopra Portorose.
Scesi nuovamente a livello del mare, passata la marina, si entra nel campeggio Lucia e lo si attraversa tutto fino a percorrere un nuovo tratto lungo il mare che conduce alle saline di Sicciole.
Oltrepassato l'ingresso delle saline, il tracciato corre lungo gli specchi d'acqua salmastra fino alle case del paese. Qui ci si rituffa nelle campagne per percorrere l'ultimo tratto prima del confine sloveno-croato. Da qui in poi la strada è percorribile in comfort solamente in mountain bike.
Valicato il confine, si gira immediatamente a destra sulla strada bianca in discesa (cartellone Parenzana) che costeggia il canale della Dragogna. A questo punto si sale progressivamente fino all'ampia curva che condurrà alla piccola stazione di Salvore, attualmente abbandonata, ma ancora ottimamente conservata. La vista spazia sui campi di sale e il golfo di Pirano tra la macchia mediterranea, il cielo e il mare Adriatico più sotto.
La Parenzana inizia qui a trasformarsi e i tratti si fanno ondulati e il fondo piuttosto mosso.
Costeggiando la strada che porta a Salvore e Umago si arriva all'intersezione con l'autostrada la cosiddetta "Y", ultimata di recente. Percorriamo un tratto su carreggiabile e per ritrovare il percorso originale della ferrovia, che conduce alla frazione di Caldania. Qui il tracciato corre nel bosco e nelle campagne su fondo a tratti pietroso, Buie è vicina, la "vedetta d'Istria, ci guarda dal suo colle, parzialmente nascosta, per noi, dalle fronde degli ulivi.
Lasciando sulla destra la cittadina e superata la vecchia stazione, percorso un breve tratto su asfalto, ritroviamo lo sterrato che nella quiete condurrà a Grisignana.
Mantenendo la strada pianeggiante, prima di arrivare al paesino si passa il piccolo tunnel buio di San Vito (attenzione al gradino all'uscita). Ora Grisignana è davanti a noi e vale bene una visita e una birra Favorit (istriana) sulle terrazze che guardano verso la valle sottostante.
Uscire dal paese dalla strada dell'andata e svoltare a dx sulla pista seminascosta. Si procede diritti sotto la galleria di Calcini (293 metri) per sbucare su un tratto pietroso e mosso che inizia a scendere verso la valle del Quieto. Qui la vista si apre, regalando spettacolari panorami nella tranquillità dei boschi.
Superata la piccola frazione di Biloslavo e la galleria successiva di Castagna (buia – 88 metri), con il minuscolo paesino sotto la collina, si corre in discesa compiendo dolci curve fino all'intersezione con la strada bianca che sale verso Piemonte. Il paesino dista 900 metri dalla traccia, tutti in salita, ma per le gambe migliori sicuramente è una deviazione da fare. Arduo è percorrere le stradine fino in cima, ma ne vale la pena.
Poco dopo i resti di quella che era stata la stazione di Piemonte la strada, sempre su fondo irregolare, continua a scendere tra viadotti e tunnel (anche bui – fare attenzione!) per giungere allo spiazzo in mezzo al bosco dove un tempo sorgeva la stazione di Portole. Il paesino, in bilico tra abbandono e recupero, è un po' più in alto a 2,8 km dalla traccia.
Da Portole a Levade il percorso continua a scendere seguendo l'orografia naturale, con ampie curve tra il bosco e radure, in un continuo mutare di paesaggio.
Il piccolo paese di Levade aveva la sua stazione, che ora si trova, perfettamente conservata, alla fine del percorso su sterrato che sbuca tra le case.
Superato il paese di Livade, capitale istriana del tartufo, va superato un breve rettilineo su asfalto che conduce al ponte sul fuime Quieto, un tempo navigabile e arteria di tutta la valle, e quindi ai piedi del colle di Montona. Qui ritroveremo lo sterrato che salendo dolcemente, compiendo un ampio raggio attorno alla collina con in cima il paesino, ci porterà fino alla vecchia stazione di Montona in pietra arenaria. Subito dopo si attraversa l'ultima galleria (molto buia), che sbuca nella valle successiva tra panorami di colline, ulivi e vigneti. Montona a questo punto è alle nostre spalle, arroccata sul suo colle, a dominio della valle sottostante, ma vale sicuramente una sosta, e sicuramente vi ripagherà dell'impegnativa salita per raggiungerla. (La pioggia comunque non ci scoraggia)
Proseguendo lungo la Parenzana, lasciato il paese dietro di noi, dopo un breve tratto su asfalto si rientra per un lungo tratto nella boscaglia. Diversi punti panoramici lungo il tratto ci regalano splendidi paesaggi sul verde della valle del Quieto e dell'altopiano di Buie sul lato opposto. Il primo sul viadotto Krvar, poi nei pressi della radura dove si trovava la stazione di Raccotole, ora smantellata, e sul viadotto di Sabadin.
Ancora pochi chilometri e raggiungeremo Visinada, ricca di ulivi e campi coltivati.
Lasciando la cittadina sulla destra, si procede nelle campagne di terra rossa su di un tavoliere leggermente inclinato verso il mare. Superata la frazione di Baldassi si rientra tra i boschi di robinie e le campagne. Ad un attraversamento segnalato con strada pericolosa è necessario svoltare a sx sull'asfalto per riprendere poco dopo la pista sterrata a sx, altrimenti attraversando verso lo sterrato ci si impantana come noi nella terra rossa umida, paragonabile a colla a rapida essicazione.
Sbucati a fatica nel paesino di Kastelir non c'è altra soluzione che prendere l'asfalto in discesa che porta ad alta velocità fino a Parenzo in poco tempo.
Nei pressi della città, a pochi metri dalla riva, si raggiunge finalmente l'ultima stazione della Parenzana, il capolinea, a poche centinaia di metri dal centro storico di Parenzo.
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