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otto val alba |
tre itinerari racchiusi in un giro ad ampio respiro che richiede buona forma e tecnica, nonchè voglia di stare in montagna parecchie ore.
salire la val alba fino al rif. Vualt, noi abbiamo fatto una variante carina prendendo a destra dal parcheggio per il biv. bianchi. Ottimo sentiero molto divertente che costringe alla fine ad una breve spinta fino alla strada in prossimità del Vualt. Salire all'ospedale militare e poi alternando pedalate durissime a spinte si sale verso il famoso chiasut da sior. Una volta raggiunto il sentiero in piano che attraversa si abbandona l'itinerario per il chiasut e si va pedalando a destra. Si arriva alla Forchiadice e poi con molta spinta e portage si arriva alla cima Coppi del giro in forcella della Pecora. In mezzo c'è anche una discesa che fa perdere più di 100 metri di dislivello, ciclabile ma impegnativa ed esposta. Dalla forcella della Pecora il terrendo diventa più docile e ciclando si arriva al Bianchi. Si continua in discesa impegnativa su sentiero sassoso e poi si entra nel bosco dove diventa più facile ma sempre ripido. Non siamo scesi fino al parcheggio ma abbiamo tagliato a destra su vecchia stradella che sbuca sulla asfaltata in prossimità del Vualt. Andare al rifugio e prendere il sentiero in salita ripida a spinta verso la forca . Si spinge poco e poi si sale in sella su splendido sentiero in piano fino alla forca. La discesa che segue è abbastanza impegnativa ma più facile e divertente della precedente. A metà si attraversa un torrente e poi si incontra la " lope" che scende dal chiasut. Si prosegue in discesa fino a Dordolla, discesa lunga ed entusiasmante . Da Dordolla con un po di spinta si sale a Drentus e poi nuovamente alla strada che sale verso il Vualt. Si fanno 1000metri scarsi di dislivello in salita e ad una curca a sinistra si prende la sterrata a destra ( che arriva dalla centrale della Ermolli). Si scende rapidi e al bivio si tiene la sinistra ( segnali zouf ). Sentiero strepitoso alternato a strappi ripidi. Dopo un pò diventa ripidissimo e per dieci minuti si carica la bici sulla schiena. Poi in cima si pedala nuovamente fino alla croce con stele in memoria dell'alpino. La discesa è segnalata, molto ripida e piuttosto difficile. Noi abbiamo fatto delle varianti, comunque alla fine si arriva sempre alla asfaltata che da Moggio va a Ovedasso. Rientro evidente.
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