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Giro dei Cadini di Misurina e Paterno |
Partenza: Val Marzon (Auronzo di Cadore)
Km.: 42,7
Dislivello: 2223+
Verso orario
Tempo di percorrenza: ore 6,06 (+soste)
Pedalabilità: 100% fino al Rif. Locatelli – 80% fin sotto forcella Pian di cengia poi bici in spalla fino in forcella – sent.1107 primo tratto agevole poi molto ripido ed esposto (indispensabile padroneggiare il nose press per rimanere in sella e non è il mio caso) quindi bici in spalla per + di metà discesa (presenti molti pini di traverso sul sentiero che ostacolano il percorso), parte finale pedalabile a tratti per sentiero interrotto da piccole frane/smottamenti.
Difficoltà tecnica: difficile
Tipo di percorrenza: percorso in solitaria
Condizione fisica: Molto Duro
Bici utilizzata: Fat Bike
Giro compiuto il 5 luglio 2015.
La prima parte del percorso fino a forcella Lavaredo, percorre lo stesso tratto descritto nel “giro dei Cadini di Misurina”che qui per completezza d’informazione riporto:
Lasciata la Macchina nei pressi di casera Bombassei, un breve tratto in asfalto ci accompagna verso il sentiero CAI n.121 che sale sulla sinistra a forcella Maraia mt.2101 e al rif. Città di Carpi mt.2130. Da subito si rivela impegnativo, per la pendenza e il fondo molto sconnesso (anche a causa delle intense piogge dei giorni scorsi che hanno scavato il sentiero) e non da mai tregua se non nei pressi della forcella, ma le generose ruote della Fat agevolano la salita e arrivo al rifugio stanco ma senza mai appoggiare il piede a terra, soddisfazione. Ammirato il paesaggio mozzafiato che si gode dal rifugio (Marmarole e Corno del Doge), rifocillato a dovere, si scende in direzione Misurina accompagnati dal panorama del Sorapiss e più avanti del Cristallino, per il sentiero CAI n.120 che non presenta particolari difficoltà. Al bivio per il rif. Col de Varda si scende a sinistra verso Misurina, NON SI SCENDE fino al Lago (come nel GIRO DEI CADINI)ma si prende un largo sentiero sulla destra che ci evita il contatto con la massa dei turisti attorno al lago e ci accompagna all’inizio del tratto d’asfalto che sale all’Auronzo. Banale e noioso anche se faticoso per le importanti pendenze che s’incontrano nel suo percorso obbligato, ci si distrae alzando la testa per ammirare il panorama che si gode mano a mano che si sale di quota, Sorapiss, Cadini di Misurina, Croda Rossa; scambio due chiacchere con degli occasionali compagni di salita che si stanno “facendo” il Veneto Trail, e anche questo aiuta, ammirazione.
Arrivati all’Auronzo, 2 foto e via di corsa per la stradina in falsopiano, CAI n.101, che porta alla Cappella degli Alpini e poi al Lavaredo; qui ammiro lo spigolo giallo e i rocciatori impegnati sulla via di roccia forse più famosa delle Tre Cime di Lavaredo. Sono le dieci passate ormai e la fretta è dettata dal fatto di arrivare in forcella Lavaredo il prima possibile per anticipare la folla dei turisti/escursionisti che abitualmente vi sale in processione. Di questo breve tratto oramai conosco anche i sassi e riesco a condurre la Fat in forcella senza mettere piede a terra, anche grazie alla gentilezza degli escursionisti che vedendomi salire ansimando e sbuffando mi danno strada, mai successo prima, incredibile.
In forcella Lavaredo mt.2454, la parete nord delle tre cime incute soggezione, il panorama all’orizzonte incanta e rapisce lo sguardo a lungo. Da qui inizia il tratto proibito alle bike, si scende sulla stradina sterrata in direzione rif.Locatelli, mai impegnativa, dove per fortuna gli escursionisti sono ancora pochi, e si risale fino al Rifugio, mt.2405 per poi proseguire lungo un tipico sentiero escursionistico d’alta quota, CAI n.104, che passando sotto il Paterno ci porta a scalare bici in spalla il faticoso tratto finale fino a forcella Pian di Cengia, GPM del giro a mt.2522. Anche qui un panorama incantato: Cima undici, Popera, Croda dei Toni, mitico.
La discesa avviene su sentiero abbastanza largo ed agevole, prestare attenzione e fermarsi al salire dei numerosi escursionisti a piedi; in breve si raggiungono i laghi di Cengia mt.2324, dove un facile sentiero in falsopiano prosegue in direzione rif. Lavaredo; dopo un breve tratto un cartello sulla sinistra, CAI 1107, indica il percorso da intraprendere. Il sentiero si trasforma in Single Track e inizia a scendere solitario, dapprima con facili pendenze, su traccia a volte da intuire, fino a quando si nota all’orizzonte un’imbuto formato da due pareti di roccia verso il quale il sentiero sembra precipitare e scomparire. Da qui in poi, se volete rimanere in sella dovete essere dei forti biker, discesisti con manico che padroneggiano la tecnica del nose press e in alcuni passaggi del Trial, oppure fare come me, scendere e portare la bici in spalla, perché stretti tornantini molto esposti con rocce smosse lo rendono infido e al di fuori delle mie capacità di biker. Nota positiva, lungo questo tratto si trova acqua di ruscello fresca e dissetante in un paio di punti. Più in fondo la pendenza e l’esposizione diminuiscono e si possono percorrere dei tratti in sella se non fosse per dei pini sradicati che intralciano più volte il sentiero obbligandoci a scendere dalla bici. Arrivati al Cason Cengia Bassa, ci si può riposare per poi proseguire per un tratto agevolmente, salvo poco dopo scendere nuovamente per attraversare il greto del torrente (porre molta attenzione ai segnavia Cai non immediatamente visibili). Da qui in poi è tutto un sali e scendi dalla bici fino a raggiungere la strada asfaltata che in breve ci riporta alla Casera Bombassei.
Gran bel giro AM, per biker esperti che amano i maestosi paesaggi dolomitici, le forte emozioni, la solitudine, i dislivelli impegnativi, tratti tecnici ed esposti, che non disdegnano di portare la bici anche per lunghi tratti soprattutto lungo la discesa del sentiero 1107 che ritengo da sola valere tutto il giro.
N.B.: indispensabili scarponcini da trekking eventualmente con tacchette.
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Come arrivare al punto di partenza
autostrada per Belluno e poi per Auronzo direzione Misurina, sulla destra Val Marzon.
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mauri639
05.10.2023 22:23