Grado- Oasi Cavanata - Foce Isonzo-Oasi Isola Cona - Belvedere di Grado

Interessante percorso naturalistico a contatto con la natura su piste ciclabili e strade secondarie a scarso traffico veicolare. Pochi tratti sterrati.
Una delle mete del percorso è stata la visita della famosa Riserva Naturale Valle Cavanata.
La Riserva naturale regionale della Valle Cavanata è stata istituita con la legge regionale n. 42 del 30 settembre 1996. La Riserva comprende oltre alla Valle Cavanata anche il Canale Averto e la fascia di bosco che lo circonda. La riserva è situata nella parte orientale della laguna di Grado che è stata arginata, dotata di chiuse regolabili comunicanti con il mare e trasformata in una valle da pesca che ha funzionato fino al 1995. La Valle Cavanata è stata riconosciuta di valore internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, in particolare quale habitat per uccelli acquatici con ottime potenzialità per la sosta e la nidificazione di molte specie di uccelli. Sono state segnalate finora oltre 260 specie di uccelli. Simbolo della Riserva è l'oca selvatica (Anser anser), che è stata reintrodotta nel 1984 e dal 1987 si riproduce regolarmente. Oggi in Riserva la popolazione dell'oca selvatica conta un centinaio di individui. La Valle Cavanata è stata oggetto di osservazioni e di ricerche già negli anni Sessanta. La Riserva naturale regionale della Valle Cavanata, assieme al Banco della Mula di Muggia, è stata proposta nel 1998 come sito di importanza comunitaria (SIC). La Valle Cavanata è oggi con i suoi 250 ettari una delle valli da pesca più estese della laguna di Grado.
La Riserva Naturale Valle Cavanata è attraversata dall'itinerario ciclabile del lungomare FVG 2 (vedi prime 2 foto): il percorso, della lunghezza di circa 7 chilometri (solo andata) e della durata complessiva di poco più di un’ora (andata e ritorno), completamente pianeggiante, consente di ammirare alcuni degli ambienti più suggestivi del Friuli Venezia Giulia. Il punto di partenza è l’Oasi di Valle Cavanata. Raggiunta l’Oasi dalla strada provinciale Monfalcone-Grado, si possono parcheggiare le automobili e noleggiare gratuitamente presso il Centro Visite una bicletta con la quale percorrere la strada asfaltata che costeggia il canale Averto (via Averto) e che conduce all’argine oltre il quale c’è il mare. Da questo punto si gira a sinistra e si segue la strada bianca che costeggia il rilevato (via Canéo), ma è consigliabile approfittare delle scalinate in cemento (ve ne sono sette in tutto) per salire sull’argine e dare uno sguardo al panorama sul golfo di Trieste: nelle giornate limpide si vede bene la costa istriana. A un certo punto del percorso si incontra una zona con pioppi abbastanza alti che è il Lido delle Conchiglie, area sabbiosa in cui, volendo, è possibile sostare piacevolmente. Proseguendo sempre per la strada lungo l’argine si giunge alla località chiamata Canéo, proprio per la presenza di un fitto canneto, e quindi a un villaggio di pescatori situato in località Punta Sdobba, alla foce del fiume Isonzo (vedi 3^ foto). Da qui si procede al ritorno sempre per la stessa strada ciclabile, che prosegue fino a Grado.
Successivamente superato il ponte sul fiume Isonzo sono entrato nella Riserva Naturale della Foce dell'Isonzo con destinazione l’Isola della Cona:
L'area protetta ha il suo nucleo principale terrestre in località Cona, nel Comune di Staranzano, la cosiddetta "Isola della Cona", che è dotata di strutture al servizio dei visitatori, è circondata dal mare, dallo stesso fiume Isonzo e dal canale Quarantia (che ha rappresentato la foce principale del fiume nel periodo tra il 1895 ed il 1935) è oggi collegata alla terraferma attraverso una diga che consente un agevole accesso.
Nel recente passato l'isola è stata sottoposta, come molte aree circostanti, a parziali opere di prosciugamento e "bonifica" ed è stata adibita dapprima a pascolo, quindi alla coltivazione.
Solo la parte marina, periodicamente sommersa dalle maree e molto paludosa è stata risparmiata dalle trasformazioni e questa circostanza ha consentito di avviare una serie di iniziative di tutela e restauro ambientale.
A seguito di un progetto di massima che risale al 1983, è stata ricreata su un'area bonificata e in parte a suo tempo predisposta per le coltivazioni di una trentina di ettari, oggi denominata "Il Ripristino", una zona palustre, che in parte si prosciuga nei periodi siccitosi. Analoghi interventi sono in corso di attuazione in una porzione di territorio adiacente di circa 20 ettari, dove è anche in corso di allestimento un ampio centro di informazione.
La realizzazione di nuovi habitat tra loro diversificati ha notevolmente incrementato la già elevata diversità biologica del sito, con la presenza di moltissime specie botaniche e faunistiche.
Tra queste ultime spiccano particolarmente gli uccelli, dei quali sono state osservate nella Riserva circa 300 specie, di cui oltre 80 hanno anche nidificato.
Tra le tante si ricordano ad esempio la Gru cenerina, la Spatola, il Mignattaio, il Cavaliere d'Italia, il Tarabuso, l'Airone rosso ed il Falco di palude: tutte specie molto rare in precedenza, che hanno tratto giovamento dagli interventi di gestione e di restauro ambientale..
La Riserva permette di osservare una vasta gamma di specie vegetali, tipiche degli ambienti sia di acqua dolce che salmastra o salata.
Si possono osservare la vegetazione delle golene fluviali, con i pioppi, l'ontano nero e il salice bianco; è inoltre presente, nell'area della Riserva, uno degli ultimi lembi delle foreste planiziali che occupavano originariamente la bassa pianura padano - veneta.
Si osservano qui specie come la farnia, il carpino bianco o il frassino ossifillo. Risulta molto interessante e particolare la bassa vegetazione tipica delle barene e delle velme, adattata a condizioni di elevata salinità, caratterizzata da specie come la salicornia o l'astro delle saline.
Sono stati qui introdotti alcuni cavalli Camargue, una razza che, per le sue caratteristiche fisiche (zoccolo largo e dimensioni contenute) è specialmente adatta alla vita nelle zone umide; i cavalli sono divisi in due gruppi: uno è composto da animali addestrati, utilizzati dal personale della Riserva e per le visite guidate, l'altro gruppo è invece allo stato brado, utile per il controllo della vegetazione in alcune aree della Riserva.
Notevole è in particolare l'Osservatorio della Marinetta (vedi foto 4-5-6), realizzato seguendo le linee costruttive del "casone" lagunare, che si sviluppa su tre piani, e domina l'area del "Ripristino", consentendo anche a comitive numerose di ammirare l'ambiente degli stagni tanto sott'acqua che nell'ambito del più vasto panorama del golfo di Trieste, spaziando con la vista fino all'Istria, al Carso, alle Alpi. Da questo punto di osservazione è facile ammirare l'avifauna selvatica e le varie specie che si avvicendano col mutare delle stagioni.
Grazie all'incremento della naturalità del sito ed al controllo del disturbo umano, parecchie migliaia di Anatidi (in novembre spesso oltre 20 - 25.000 individui di varie specie) stazionano nei mesi invernali, mentre nelle altre stagioni spiccano particolarmente varie specie di limicoli.
A questi si aggiungono le chiassose oche grigie o "selvatiche", reintrodotte con successo quali specie nidificanti nella regione. La particolare posizione geografica del sito ha permesso di osservate alcune specie assai rare o addirittura del tutto nuove per l'Italia, come ad esempio l' Aquila imperiale (Aquila heliaca); l'Aquila di mare (Haliaetus albicilla), il Falco della Regina (Falco eleonorae), il Piro-piro pettorale (Calidris melanotos), la Cutrettola testagialla orientale (Motacilla citreola), la Cannaiola di Jerdon (Acrocephalus agricola), il Luì di Radde (Phylloscopus schwarzi), il Luì di Pallas (Phylloscopus proregulus),il Luì di Hume (Phylloscopus humei). Molte di queste specie sono state riconosciute grazie all'esistenza di una stazione di inanellamento e cattura per lo studio delle migrazioni.
Nel tratto di pista ciclabile da Belvedere a Grado è possibile ammirare l’isola di Barbana da più lati. (vedi foto 7). La nascita del santuario della Madonna di Barbana risale al 582, quando una violenta mareggiata minacciò la città di Grado: il patriarca del tempo, Elia (571-588), come ringraziamento per aver salvato la città dalla mareggiata, fece erigere una prima chiesa nel luogo dove un'immagine della Madonna era stata trasportata dalle acque. Da allora il santuario, più volte distrutto e ricostruito, è stato continuamente officiato. L'attuale santuario, è stato costruito in stile neoromanico e custodisce numerose vestigia degli edifici succedutisi nei secoli, comprese due colonne che risalgono probabilmente alla chiesa originaria. L'isola di Barbana, che è meta ogni anno di un pellegrinaggio da Grado, è abitata in modo stabile da una comunità di frati minori francescani.
Per ulteriori foto e dettagli visitare:
http://www.gpsies.com/map.do?fileId=edygfjhtbwbdtzpt




Come arrivare al punto di partenza

Si parte dal centro di Grado: c'è la possibilità di parcheggiare a poca distanza dal centro.

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Commenti

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fulcio

25.01.2017 19:18

ciao, me lo consigli in senso antiorario ?
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nuotovr

26.01.2017 20:40

Ciao, considerato che il percorso non ha dislivello puoi tranquillamente farlo anche in senso antiorario ... anche se ti consiglierei farlo col risveglio della natura per gustare meglio il percorso naturalistico e selvaggio della zona.

Infos

Inserito da
nuotovr
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Tipologia
Itinerario da A ad A
Inserito il
19.01.2014
Località
Grado
Regione
Altro
Web
Homepage
Tempo Percorrenza
5 ore
Distanza
71.0 km
Dislivello
135
Difficoltà tecnica
facile
Condizione fisica
media
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