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BrembOrobieTrailBike |
PRIMO GIORNO
Partenza da San Giovanni Bianco e ammiraglia sino al bivio per Fraggio, salita sino ai Piani di Artavaggio.
Dai piani raggiunta la Casera Campelli sui pedali ci avviamo a spinta allo start del Sentiero degli Stradini.
Attraversata con molta attenzione di questo esposto sentiero sino al rifugio Lecco , chiuso per ristrutturazione.
Pizzoccheri ai Piani di Bobbio e breve elioterapia. Partenza verso il Passo del Gandazzo da dove inizia il calvario a spinta verso il passo del Toro.
Un temporale con tuoni nella zona delle Torcole e qualche goccia di pioggia ci fanno aumentare il ritmo nell'intento di arrivare asciutti al rifugio Grassi, cosa che ci riesce perfettamente.
La prima sera l’abbiamo trascorsa al rifugio Grassi raggiunto con una certa apprensione dettata dai tuoni che giungevano da troppo vicino dopo una mattinata di sole splendente. Anna ed Amos sono i cordiali rifugisti che vivono la loro professione in compagnia dei due piccoli di 21 e 8 mesi.
Questo la dice lunga sulla dedizione con cui si porta avanti la professione di rifugista, la stessa dedizione che troviamo nella preparazione dei pasti e nell’attenzione alle materie prime impiegate.
SECONDO GIORNO
Dopo il primo giorno di totale salita oggi si riparte in discesa, discesa nella prima parte più addomesticabile per poi diventare la sagra dei rollig stone quando si entra nel bosco. In alcuni tratti poi la mulattiera fa da greto al torrente con abbonante scorrimento di acqua, una lunga diagonale ci porta a Costa frazione di Valtorta.
Da Costa risalita su ripida cementata e poi attraverso la Val d'Inferno e la Val Salmurano sino al Colle della Maddalena sopra Cusio dove la navetta ci carica e trasporta ai Piani dell'Avaro.
Sosta enogastronomica obbligatoria in un Ristorobie ampliato, ampliata anche la già immensa ospitalità di Miriam e Paola dove la promessa di stare leggeri viene subito tradita a suon di pappardelle e nusecc.
Si riparte a fatica alla volta dell'incrocio del sentiero 101 che ci deve portare verso la Valmoresca, una volta intercettato il 101 ci permettiamo anche una bella exploration che ci porta alla diga senza troppi sbattimenti che verrebbero richiesti passando per i Piani delle Acque Nere.
Discesa in Valmoresca su sentiero in condizioni eccezionali e con nuovo ponte sull'attraversamento del torrente, da qui Caprile Alto, Santa Brigida, Olmo al Brembo nell'ordine. La risalita a Piazzatorre è un bellosforzo di cui non si sentiva la mancanza.
Il secondo pernottamento avviene a Piazzatorre presso l’Hotel Milano un po’ per motivi logistici un po’ perché manca una vera alternativa di sentiero che permetta all’itinerario di restare in quota sulle montagne, ricordiamoci che parliamo di mtb e non di trekker , per cui la scelta si impone.
Dire che al Milano ci sentiamo un po’ a casa è una cosa scontata, Barbara e slayer ci mettono del loro con cucina e servizio impeccabile.
Giantonio al mattino si rende disponibile per un graditissimo servizio navetta sino alla Rossanella.
TERZO GIORNO
Navetta sino alla Rossanella, da qui poche pedalate e tutta spinta sino al Forcolino di Torcola per via diretta, discesa sempre bella anche se un pò smossa nella parte bassa sino a Valleve.
Navetta sino a Foppolo e seggiovie sino al Montebello. Non poteva mancare la sosta in Terrazza Salomon dove Mariuccia cortese come sempre ci scodella una mega porzione di pizzoccheri. Discesa verso Carisole e risalita verso il Mirtillo ad intercettare il sentiero che sale sopra il costone che porta poi alla Val Sambuzza. Bella discesa della Val Sambuzza in compagnia di un discreto rovescio che però non riesce a rovinarci la bellezza della discesa nel bosco sino al Dosso, da dove Ugo ci teletrasporta sino al Longo.
Terzo pernottamento al rifugio Longo quello che personalmente amo di più e quello che mi restituisce intatta quell’aria che vorrei sempre trovare in un rifugio di montagna. Enzo e Rossella sono unici, le camerate del rifugio nel loro ordine e pulizia sono impeccabili, i rumori e lo scarso isolamento trasmettono il senso di aggregazione che un rifugio dovrebbe sempre dare.
La tempesta di neve della domenica mattina vista dalle piccole finestre del rifugio non potrebbe avere un punto di vista migliore.
La cucina, dal risotto alla torta di pesche ed amaretti rendono difficile ogni partenza dal dal rifugio.
QUARTO GIORNO
Domenica 24 il meteo ha avuto un colpo di coda non indifferente portando la quota neve per un paio di ore anche più bassa del rifugio Longo. Pensare di salire ai 2400 m. circa del passo della selletta era poco ragionevole in considerazione che comunque un pò di accumulo si era formato.
Da qui la decisione di rientrare a valle e interrompere questo quarto giorno che per altro avevamo in parte già percorso anche ad inizio giugno
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