Valgoda-Costa

“Ragazzi, ho visto un sentiero che è una chicca….”
Questo l’innesco; e dopo una serie di messaggi, abitando in zone diverse, ci accordiamo per venerdì pomeriggio alle 14.30.
Anzi, risicando il più possibile nelle operazioni di preparazione, anticipiamo alle 14.15.
All’appuntamento io con la mia storica Kona Stinky Primo del 2002, mio fratello con la Trek Remedy 8, sua moglie con la Specialized Saphire e Matteo , Maestro di MTB, con la Marin, siamo tutti puntuali e determinati.
Tempo spettacolare, considerando il periodo, e neanche troppo freddo.
Ultimo controllo veloce all’attrezzatura da portare al seguito che, vista l’ora , diventa ancor più importante al fine di affrontare gli imprevisti con maggior sicurezza e carichiamo le bici sul furgone.
Destinazione: Valgoda. Valchee? Valgoda. Boh! Speriam bene
A dire il vero, l’ anno scorso durante un giro sulla piana di Marcesina (VI) avevamo visto un cartello con l’indicazione Valgoda e fantasticato su quale poteva essere lo sviluppo del percorso, ma poi non abbiamo più avuto l ‘occasione di approfondire.
Adesso è arrivato il momento di toglierci questa curiosità.
Come ci si arriva.
Passato il centro di Enego (VI), si continua ignorando la strada che a destra porta ad Asiago.
Noi abbiamo parcheggiato vicino ad un piccolo supermercato e da lì proseguito in bici in direzione appunto Valgoda (per essere sicuri abbiamo chiesto conferma ad un “indigeno” delle nostre indicazioni stradali).
Dopo un susseguirsi di sali scendi su asfalto, quando le case lasciano il posto al bosco, si scorge sulla sinistra una stretta stradina asfaltata.
Una volta imboccata la salita diventa costante, ma non eccessivamente impegnativa (anche per la mia gamba!).
Mentre risalivamo, guardando il sottobosco, si scorgevano alcune tracce parallele alla strada che probabilmente avrebbero potuto sostituirla, ma erano già le 3 del pomeriggio e la luce andava diradando.
Passata una stretta galleria completamente buia, ma corta, la vista comincia a spaziare sulla piana sottostante e contemporaneamente crescono i dubbi sulla tipologia del percorso, visto che il pendio appare assai aspro e pendente.


Dopo qualche centinaio di metri si arriva all’abitato quasi disabitato di Valgoda; non più di 5/6 case.
In tutto misuriamo 5,2 Km. di avvicinamento ed il cartello posto all’inizio del sentiero indica inequivocabilmente la direzione da prendere per arrivare al sottostante paese di Costa, oltre alla quota altimetrica.
A conti fatti, ci aspettavano circa 700 mt. di dislivello, che a noi, abituati a giri pedalati e non usufruendo di risalite meccanizzate, sembravano “interessanti”.
Pronti? Via!

La partenza è una scalinata in cemento tra due case che dopo poco diventa irregolare e sparisce, lasciando il posto ad uno stretto sentiero.
Subito appare evidente il carattere: pendente (almeno per me), stretto, prevalentemente di pietre smosse, stretti tornanti, e molto esposto (caldamente sconsigliata la direttissima)
Mollare i freni voleva dire aver la sensazione di cavalcare un destriero imbizzarrito, quindi prudenza e concentrazione, i requisiti fondamentali.
Mentre scendevo ringraziavo il sig. Maxxis per il Minion dhf super tacky all’anteriore, ed un po’ meno il sig. Marzocchi che mi aveva costretto la sera prima di partire a rimontare la vecchia forcella Z1 con steli da 30 al posto della Bomber 55 a causa dell’ennesimo inconveniente alla cartuccia ATA.
Due o tre facili trasbordi di non più di qualche metro sono da mettere in preventivo a causa dei massi che ingombrano il percorso, a meno che non siate “brumottiani”, ma nel complesso il tracciato rimane ciclabile.

Le fermate fatte per far riposare gambe e braccia diventano un gradevole momento di contemplazione dell’incredibile vista che offre il paesaggio e guardando all’insù si resta stupiti nel vedere solo pareti a strapiombo.

Alla fine gli ultimi metri diventano di terra battuta concedendo al biker ed alla meccanica un po’ di respiro finchè si sbuca nell’abitato di Costa in riva al fiume Brenta.
Provati , ma contenti e con il buio incipiente, ci dirigiamo lentamente verso l’arrivo aspettando il prossimo: “Ragazzi , ho visto un sentiero che è una chicca…”.

Mauro.

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08.12.2013
Località
Enego
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Veneto
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