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VALLONE DI PALOMBARO |
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Ci troviamo nella riserva naturale Feudo Ugni. Il nome deriva dal latino “omnium” cioè di tutti perchè la zona era lasciata agli usi delle popolazioni locali e costituisce una delle prime riserve istituite sulla Majella. Si parte dall’imbocco del Vallone del Palombaro chiamato anche Vallone d’Ugni ove iniziamo la lunghissima salita per il Rifugio Martellese. La carrareccia, a tratti ripida ma totalmente pedalabile, serpeggia tra i boschi dapprima in direzione del Colle Strozzi, poi lo aggira continuando con ampie diagonali fin sulla sommità del Munte d’Ugni ove ci lasciamo alle spalle lo spettacolo delle Gobbe di Selva Romana e dell’imponente parete delle Murelle. Dal Rifugio Martellese l’itinerario cambia improvvisamente e mostra il suo volto più impervio e pericoloso ma nel contempo seduce e rende attoniti quando ci si trova dinanzi al Vallone del Palombaro. Dominata da rocce incombenti, la via di discesa è subito ripida, si snoda tra prati e poderosi fianchi calcarei che iniziano a cingerla dai due lati. Si scende tra pareti verticali intervallate da piccoli ripiani e cenge naturali dove è possibile avvistare camosci ed udire il verso metallico dei gracchi. Insomma si ha la fortuna di percorrere un sentiero molto duro ma che si insinua in autentico luogo incantato fatto di roccia, grotte e piccole foreste. La parte alta della discesa è fatta di passaggi molto tossici mentre man mano che ci si addentra nel vallone le difficoltà sono date dai sassi smossi che caratterizzano la parte centrale del tracciato. Infine nella parte finale, dominata da bassa vegetazione, il sentiero si diviene più flow per riportarci al punto di partenza. Un itinerario di certo non adatto a tutti per via della durezza dell’ascesa ma soprattutto per la discesa che sottopone il fisico ad uno stress non indifferente.
CINGHIALE 12/10/2013 Palombaro (CH)
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rpapero
17.10.2013 17:16